Giorno 13 - Lavanderia a gettoni

 

Il viaggio per tornare a Kota Kinabalu mi fa rimpiangere quello di andata in cui avevo costantemente dovuto impegnarmi per non vomitarmi addosso.

Inspiegabilente, come solo in Asia può succedere, rimaniamo incastonati nel traffico, e i tempi si dilatano. Mentre fuori dai finestrini il cielo scolora, noi litighiamo a bassa voce, sibilandoci nell'orecchio frasi come "Pensi solo a te stessa" e "Mi piacevi di più quando il tuo unico pensiero non era piacere a tutte" sottovoce, per non faci sentire. Il Paradiso è perduto.

Dividerò la cameretta rosa da sedicenne con qualcun altro.  Di solito non sono il tipo di persona che resta arrabbiata per molto, al massimo mezz'ora dopo aver litigato mi passa tutto e sono pronta a fare pace, invece stavolta passo tutta la sera a a parlare con chiunque a parte lui. Quando camminiamo, cerca di affiancarmisi, ma io lo lascio indietro. Siamo in sei a tavola, ma non lo guardo neanche.

Fatalmente, è di nuovo il momento di lavare i panni (da quando sono in Malesia, mi sembra di non fare altro), e abbiamo individuato una lavanderia a gettoni vicina all'ostello, così ci ritroviamo lì con bracciate di panni sporchi, qualcuno (io) ha preso in prestito una delle ceste di plastica per trasportarli, molti li hanno messi nelle buste della spesa, qualcun altro ha portato direttamente tutto lo zaino.

La lavanderia è praticamente all'aperto, e fa ovviamente caldissimo. Oltre a noi, è una folla di persone del posto. Una signora addirittura si addormenta sulla spalla di Davide mentre aspetta la fine del ciclo dell'asciugatrice. 

"Ma lo sai che ho perso le cuffiette? Ci sarà qualcuno che me le vende all'aeroporto di questo posto?"

Faccio appena in tempo a formulare la frase, che vedo un auricolare bianco spuntare dalla tasca di un paio di pantaloni da trekking che stanno girando nell'oblò della lavatrice.

"Beh adesso avranno un suono più pulito. Ci andiamo a comprare una cassa di birre al 7eleven?"

Quando io e Fra torniamo con 24 birre, la serata prende la piega giusta. Siamo improvvisamente spensierati e ridiamo e ci scattiamo selfie (impubblicabili) insieme a sconosciuti tra montagne di panni sporchi e con le lattine di Tiger in mano. Ho addosso i Levi's usati che ho comprato al chilo a Parigi, tutti scuciti, e una canotta di Missoni perché non ho altro. Mi sta colando l'eyeliner.

Adesso sono pronta a fare pace.


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