Giorno 11 - Mantanani

Appena entriamo nella nostra cameretta rosa da adolescente, le pareti iniziano a starmi troppo strette e il battito cardiaco mi rimbomba in gola (cazzo, il Lariam). Mi manca l'aria e mi sdraio sul letto tenendomi una mano sul petto.

"Dai, muoviti, devi preparare lo zaino piccolo. Domani partiamo alle sei"

"Lo so, aspetta. Solo un momento. Ho la tachicardia"

"Non vorrai mica vomitare?"

"No... Sì! Spostati"

Appena mi piego su quell'assurdo cesso rosa, succede. Senza nessuno sforzo. Mi si copre la schiena di un velo di sudore freddo.

"Stai bene?"

Quando suona la sveglia, mi sembra di aver dormito esattamente due minuti, e averli dormiti con i capelli bagnati è l'ultimo dei miei problemi.

"Ciao. Sono le cinque meno un quarto. Ti ho messo la sveglia prima, hai esattamente un'ora per preparare le tue cose. Lo zaino grosso te lo porto giù io in deposito"

Sono nelle condizioni ideali per aspettare per mezz'ora un autobus in una città dove alle sei fa già un caldo insostenibile, farmi due ore e mezza cercando di confondermi con il sedile e di proteggermi dalle sferzate dell'aria condizionata a 15°, e soprattutto a farmi una traversata di altre due ore in barca.

Ho la faccia verde, ma sorrido da un orecchio all'altro. Perché quando mi sono svegliata sullo schermo del cellulare c'era la notifica di un messaggio di quel tipo di cui continuo mio malgrado a essere invaghita, accidenti a lui. Invece di dormire, passo il trasferimento a ricamarci su.


Nel porticciolo lagunare l'escursione termica mi fa girare la testa. È una palafitta di legno in bilico su acqua ferma e verdastra, da cui parte un breve pontile con qualche sedia di plastica cotta dal sole.

I miei amici mi comprano una bottiglia d'acqua e un pacchetto di biscotti al burro (l'ideale in Malesia) per tirarmi un po' su. Sono contenta, non mi dà nemmeno fastidio la traversata su una lancia snella e dipinta di bianco. Sotto di noi, l'acqua del mare cambia tonalità, dal verde bottiglia al blu intenso al turchese, fino a sbarcare su un'isoletta di sabbia bianco accecante.


 

In un posto così, non puoi avere le palle girate. Infatti i nervi di tutti si distendono, e per il resto della giornata nessuno discute. L'unica preoccupazione è fare il bagno in questo mare azzurro e salatissimo, che cauterizza i nostri piedi ancora rovinati dal Borneo, dormicchiare sotto alle palme e decidere dove andare a vedere il tramonto.

Nemmeno a Mantanani prendono i cellulari.

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