giorno 5: Ang Thong

 

Il Mu Koh Ang Thong, situato nel sud della Thailandia, è un parco marino composto da 42 isole spettacolari, incastonate nel Golfo del Siam. Istituito nel 1980 per proteggere questo angolo di paradiso, si estende su 102 km², ma solo 18 km² sono terraferma: il resto è un susseguirsi di acque turchesi, barriere coralline e grotte nascoste.

Qui il paesaggio cambia radicalmente rispetto alle isole più famose come Koh Samui o Koh Phangan. Ang Thong è un'altra storia: scogliere calcaree imponenti si ergono dal mare fino a 500 metri, foreste tropicali ricoprono le isole più grandi e spiagge deserte si nascondono tra le rocce. Il nome stesso, "Bacino d’Oro", promette meraviglie. Ed è proprio così.



Ang Thong è una riserva naturale protetta, quindi niente hotel, niente beach club, niente folle di turisti. L’unico alloggio disponibile è un piccolo campeggio spartano, dove dormiremo sotto le stelle, circondati solo dal suono del vento e dai richiami degli uccelli tropicali. L’alcol è vietato—pare che due persone siano scomparse nel nulla dopo un bagno di mezzanotte, quindi ci tocca un detox forzato.

Ma con panorami così, tutto sommato ci può stare. Si può fare snorkeling tra i coralli, pagaiare in kayak tra le grotte, arrampicarsi su sentieri ripidissimi per ammirare l’arcipelago dall’alto. Se il paesaggio ti sembra familiare, è perché proprio qui Alex Garland ha ambientato The Beach, il romanzo che ha ispirato il film con Leonardo DiCaprio.


Appena lasciamo Koh Samui, gli isolotti iniziano a comparire all’orizzonte: verdi giganti di pietra che emergono dall’acqua, ognuno con una forma diversa. Sono quasi sicura di averne visto uno identico a un gorilla in meditazione.

La prima tappa è Samsao Island, con le sue spiagge bianchissime e una barriera corallina perfetta per lo snorkeling. Poi si passa a Koh Mae Ko, dove ci aspetta uno dei luoghi più incredibili dell’arcipelago: il Lago di Smeraldo (Talay Nai).

Per raggiungerlo, bisogna salire un’infinita scalinata in alluminio che sembra non finire mai. Nella scalata, qualcuno perde gli occhiali, qualcuno una ciabatta. Quando finalmente arriviamo in cima, siamo fradici di sudore, decisamente poco fotogenici per un’eventuale foto da profilo Tinder. Ma davanti a noi c’è una laguna salata nascosta tra le scogliere, uno scenario che sembra uscito da Il Mondo Perduto.


Koh Wua Talap, la nostra ultima tappa, è l’isola principale del Parco Marino di Ang Thong, nonché quella con i panorami più spettacolari. Il nome, che in thailandese significa "Isola della Mucca Dormiente", non è esattamente evocativo di scenari epici, eppure... non è così!

La grande attrazione dell’isola è senza dubbio il viewpoint, uno dei più impressionanti di tutta la Thailandia. Ma guadagnarselo non è facile: per raggiungere la cima bisogna affrontare un sentiero ripidissimo, tra rocce appuntite e corde a cui aggrapparsi per non rotolare giù. Si suda, si fatica, si maledicono le proprie scelte di vita. Ma poi si arriva in cima e… boom!

Davanti agli occhi si apre una vista incredibile: le 42 isole del parco disposte come gioielli su un mare turchese, un panorama che sembra dipinto.


La spiaggia principale di Koh Wua Talap è perfetta: sabbia bianca, acqua cristallina e un’atmosfera rilassata, senza ressa. L’isola ospita anche la Grotta di Bua Boke, un sistema di caverne con stalattiti e stalagmiti spettacolari. Prima di metterci in cammino, chiedo alla nostra guida se il percorso sarà impegnativo. Lui sorride e risponde che lo farà in ciabatte. Peccato che non sia esattamente una garanzia di facilità, visto che poco dopo scivolerà rovinosamente, finendo per sporcarsi dalla testa ai piedi.

La salita è una sfida: sudiamo via ogni traccia di dignità e praticamente tutti i liquidi che abbiamo in corpo. Dentro le grotte, poi, il caldo è ancora più soffocante, ma l’atmosfera è incredibile, con le stalattiti che pendono come denti aguzzi. Per un attimo ci sentiamo esploratori, di quelli veri. Quando finalmente torniamo alla spiaggia, non serve nemmeno mettersi d’accordo: ci lanciamo tutti in mare vestiti, ridendo, mentre la luce dorata del tardo pomeriggio accarezza l’acqua.


Qui si trovano gli unici alloggi ufficiali del parco: qualche bungalow spartano e una zona campeggio, per chi vuole passare la notte in un contesto totalmente selvaggio. Le tende sono pulite e si mangia bene, anche se l'uomo che gestisce il ristorante è inaspettatamente arcigno. L’atmosfera è surreale: di notte il parco si svuota, il cielo si riempie di stelle e il rumore del mare è l’unico sottofondo.

Sulla battigia, le onde si accendono di puntini blu elettrico: è la bioluminescenza del plancton. L'incanto però dura solo un attimo: in un batter d'occhio il cielo si rannuvola e si alza il vento. Poi i primi fulmini e una pioggia scrosciante. Ci tocca correre a ripararci nelle nostre tende.



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