Giorno 10 - il Mercato Notturno di Kota Kinabalu

  

Non so se la causa principale fosse il caldo, l'umidità insostenibile, la stanchezza, la dieta a base di birra e Oreo, il modo sessista in cui vengono ancora educate molte ragazze o il fatto che tutte avessero puntato il mio compagno di stanza, fatto sta che mi ritrovo tirata in mezzo a questa situazione, e si sfiora una litigata in stile Isola dei Famosi o Pechino Express.

Non essendo Antonella Elia, evito di rispondere a esternazioni del tenore "Se non metti mai i tacchi, hai ancora molto da imparare sulla sensualità, mia cara" (avrei strappato la faccia a tutte), e me ne vado dopo aver dichiarato "Va bene, adesso mi sono rotta il cazzo".

"Ma perché non le hai mandate tutte a fanculo?"

"Perché se lo faccio poi non è reparabile, lo sai come sono. Comunque ce l'ho anche con te, perché un po' ti piace essere il gallo del pollaio"

"Cercano sempre di sminuirti perché sono invidiose, sennò ti lasciavano stare. Mandale a fanculo"

Questa volta non ci sono grassi gechi appostati nel box doccia a salvare la serata: lui non si mette a strillare in modo imbarazzante mentre io muoio dal ridere, e la tensione rimane nell'aria. Il mattino dopo siamo tutti nervosi e litigati, lo stato d'animo ideale per trascorrere svariate ore tra scali aeroportuali.

 

Ci hanno divisi su due voli, uno arriverà un po' dopo; è stato deciso che a sacrificarsi dovessero essere i maschi, il che significa che passerò molto tempo da sola con le ragazze di Sex & The City. Ho deciso di affrontare la giornata senza rivolgere la parola a nessuno, con il cappuccio della felpa tirato su (per fortuna i malesi non si sanno regolare con l'aria condizionata) e le cuffiette.

L'ostello è in una parte polverossissima di Kota Kinabalu, in un vicolo. Mi consegnano la chiave di una cameretta che non so bene con chi dividerò, per il momento è tutta mia. È rosa e minuscola, con una finestra quadrata che dà su muri verticali, tetti di lamiera e altre finestre quadrate. Mi piace.

Mi sciacquo giusto la faccia e scendo. Le altre si sono accorte di aver esagerato (ma non mi dire?) e stanno palesemente cercando di lisciarmi le penne. Io continuo a lasciar cadere ogni tentativo di coinvolgermi in una conversazione, ma andiamo comunque tutte verso il centro città.

"Non mangi proprio niente?"

"No"

È il giorno della settimana in cui prendo le medicine per la profilassi antimalarica: ho la nausea e un mal di testa fortissimo. Il farmaco ha un foglietto illustrativo grande come un lenzuolo matrimoniale, con scritte cose moderatamente preoccupanti, tra cui: insonnia, sogni anormali, depressione, ansia, vertigini, deficit visivo, vomito, lesioni della bocca, disturbi dell'equilibrio, tachicardia. La nausea sembra che faccia parte del pacchetto. 

Credevo che tutti esagerassero (soprattutto il foglietto illustrativo), poi la seconda settimana di profilassi ho iniziato a fare incubi tipo Suspiria e a subire fortissimi sbalzi d'umore (tendenzialmente in negativo). Una volta, prima di partire, ho iniziato a piangere senza motivo e non riuscivo a chiudere i rubinetti. Un'altra volta mi è venuta la tachicardia, non mi era mai successo prima e ho creduto che il cuore mi sarebbe schizzato fuori dal petto come a Willie Coyote.

Riesco a rimediare delle pillole per l'emicrania in una farmacia abbastanza equivoca, che me le vende in un blister senza scatola e bugiardino. È una giornata difficile e decido di fidarmi, sperando intimamente che si tratti di Optalidon. Le ragazze intanto continuano a cercare di strapparmi al mutismo selettivo, io concedo con qualche monosillabo.

Il mercato notturno (ma anche quello diurno) di Kota Kinabalu, proprio di fronte al mare grigio e opaco come un coccio di bottiglia, è famoso per essere immenso e immensamente affollato. C'è un persistente odore di pesce che proviente dai banchi dove viene sfilettato a colpi di mannaia e dai pescherecchi che galleggiano sullo sfondo. C'è ogni tipo di genere alimentare della cucina locale, compresi quelli che non riesco bene a identificare. Davanti a questo scenario, un virologo tipo Galli o Ricciardi potrebbe morire sul colpo. Adoro i mercati.

Decidiamo che mangeremo ai tavoli di una bancarella particolarmente ben fornita, e scegliamo già i pesci migliori per la cena. Poi ci sediamo a un chiosco sul molo a bere qualcosa di fresco dove, dopo un paio di birre, decido di cessare le ostilità (più o meno). C'è un tramonto rosa shocking, nel mare sta nuotando pigramente una cosa che sembra un po' un varano e un po' Godzilla (non scherzo, sarà stato grande un metro e mezzo).

Dal tramonto in poi, Kota Kinabalu va solo in migliorando. Il mercato è vivacissimo e disordinato, c'è dappertutto gente che mangia cose, mi sono ricongiunta alla gang e gli argomenti di coversazione sono quelli giusti, cioè non "a casa sono molto più curata, praticamente irriconoscibile", ma "andiamo al supermercato a comprare un po' di birre?". Mi sono perfino dimenticata di essere invaghita di uno dall'altra parte del globo, sono finalmente felice.


Proprio quando sembra che tutto vada bene, a sorpresa si innesca un'altra sceneggiata, questa volta a tema cibo (il che la cataloga per direttissima come "da Isola dei Famosi"). Fra, che sta spinando un pesce pappagallo seduto a fianco a me, mette via i suoi abituali modi da svagato e pacatissimo fattone, si alza in piedi e dice:

"Scusate, avete rotto il cazzo. No, seriamente, mi sono rotto il cazzo. Siamo in ferie, eppure ogni motivo è buono per rompere il cazzo"

Io lo guardo ipnotizzata, intanto il mondo esplode. Alla fine, si mette le mani sui fianchi, guarda Davide, Matteo e me.

"Beh. Andiamo a ubriacarci o no?"

Sono le parole magiche che mi svegliano dall'ipnosi: "Sì. Oh, cazzo, sì!"

E pazienza se il mattino dopo ci dobbiamo svegliare alle cinque.

Ci sono una serie di localini carini con i tavoli all'aperto davanti al mare, nell'euforia generale la situazione degenera in un pub crawling e mi dimentico completamente di aver passato la giornata a covare malvagità. Ce li facciamo tutti, in ognuno beviamo una cosa e brindiamo alla salute di Fra.

Nell'ultimo fanno karaoke, una cosa che ho sempre potuto farmi andare bene solo dopo un certo numero di unità alcoliche, che comunque ormai sono innumerevoli. A un certo punto vado in bagno, mi scatto dei selfie che non ricorderò di avere fatto e colgo l'occasione per mandare un paio di messaggi sfacciati di cui purtroppo mi ricorderò molto bene (sia maledetto il wifi nei locali di Kota Kinabalu).

Dovremo svegliarci alle sei del mattino per un trasferimento, e non abbiamo nemmeno preparato il bagaglio ridotto che ci dovremo portare. Ma facciamo comunque chiusura. Nel frattempo inizia a piovere, e torniamo di corsa all'ostello sotto a uno scroscio caldissimo.




Share:

Posta un commento

Designed by OddThemes | Distributed by Blogger Themes