Giorno 7 - Dove non prendondono i cellulari

Partiamo prestissimo. È ancora buio, ma siamo già in ritardo, e salgo sul pullman che sto ancora masticando il mio toast al burro di noccioline. Segue una corsa nella hall dell'aeroporto di Kuching con gli zainoni in spalla. Sbagliamo per ben due volte la fila, al terzo tentativo ce la facciamo. Sono l'ultima, dopo di me chiudono il check-in.

Abbiamo giusto il tempo di una seconda colazione da Starbucks che ha lo stesso apporto calorico di un cenone di Capodanno e di regolare i nostri conti in sospeso con il free wifi.

Un piccolo bielica ci porterà, finalmente, in un posto dove non prendono i cellulari.


L'aeroporto in cui atterriamo è minuscolo, sembra una villetta. Appena l'unica assistente di volo apre il portellone, un'onda di caldo umido ci schiaffeggia. È lo stesso di Singapore, ma elevato all'ennesima potenza. Dopo aver cercato di placare un po' la fame con un pranzo equilibrato a base di lattine di birra, arachidi salatissime e patatine, montiamo su un pulmino particolarmente sgangherato.


Sulla pagina ufficiale del Parco Nazionale di Mulu (ovviamente Patrimonio Unesco), si dice che ci sono solo tre modi per arrivare: a piedi, in canoa o con le ali.

Ci sono un minuscolo villaggio con una scuola elementare e una clinica, moltissime grotte da esplorare, niente banche, niente farmacie, un'unica strada asfaltata sommariamente, un emporio che vende un po' di tutto, alberi alti come palazzi, fiumi torbidi larghi come autostrade e cascate che si tuffano in pozze d'acqua segrete. Sullo sfondo, il profilo di pinnacoli di roccia grigia acuminati come matite.


Prima di partire per un trekking, bisogna registrarsi sulla bacheca del parco, perché è facilissimo perdersi: la foresta pluviale dà un nuovo senso all'espressione "senza punti di riferimento". Un senso molto letterale.

Dopo il tramonto, l'aria della sera diventa nera di nuvole di pipistrelli (non esattamente l'animale più popolare del 2020). Quando ci si toglie i vestiti, è impensabile riutilizzarli il giorno dopo. Si cena in una palafitta molto alta, dove bisogna stare scalzi. Quando le guide ci mandano via, ci trasferiamo sulle scale delle palafitte più basse, dove ci hanno sistemati per la notte, a bere birre dell'emporio e mangiare Oreo (in Malesia si trovano praticamente ovunque).

Poi, si cerca di scacciare i gechi che si sono stabiliti sui soffitti delle nostre stanze e si prova a dormire.

 

   

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