Tra un vicolo e l’altro, si alternano souk vivaci, hammam tradizionali e riad nascosti dietro alte mura. I souk, in particolare, sono un vero show per i sensi: esplosioni di colori, profumi che ti stordiscono e suoni che sembrano orchestrati apposta per accompagnarti tra spezie, lampade in ottone, tappeti berberi e le immancabili babbucce di cuoio.
Contrattare qui è quasi un obbligo morale: i commercianti marocchini sanno sempre come sfoderare il giusto mix di insistenza e cordialità, senza mai varcare il limite della scortesia. Alla fine, ci facciamo prendere la mano: teiere, tajine, bicchieri in ceramica colorata, rossetti verdi e spezie varie finiscono nel nostro bottino. Forse abbiamo esagerato, ma pazienza.
Al centro della Medina si apre Jemaa el-Fna, la piazza più iconica del Marocco, un vero spettacolo a cielo aperto. Di giorno, tra incantatori di serpenti, venditori di spremute d’arancia e bancarelle di erbe medicinali, sembra di entrare in un circo dai toni polverosi. Ma è di notte che la piazza dà il meglio di sé: un teatro vivente, con musicisti gnawa, cantastorie e artisti di strada, mentre le bancarelle di street food riempiono l’aria di profumi invitanti.
Ci fermiamo a cena in un ristorante con terrazza affacciata sulla piazza, un posto perfetto per osservare il turbinio di luci e suoni. Finalmente ordiniamo un cous cous come si deve: è il piatto simbolo della cucina nordafricana, e viene preparato con granelli di semola di grano duro, cotti al vapore nella tradizionale couscoussiera. La versione che ci arriva è arricchita da verdure di stagione, salsiccia saporita e un mix di spezie come curcuma, zenzero e cannella. Ha un profumo che ti abbraccia come una coperta calda. Il cous cous, oltre che un cibo, è anche uno stato d'animo: tradizionalmente si gusta intorno a un grande piatto comune, spesso con le mani. Un comfort food che sa di casa, anche quando sei lontano migliaia di chilometri.
Andiamo a dormire presto (a casa non succede mai!), stanchi ma soddisfatti, con la pancia piena e le gambe che implorano pietà. La mattina seguente, ci alziamo di buon’ora per esplorare la città, mentre i bottegai iniziano a tirare su le serrande con calma, sistemando la merce sulle bancarelle senza fretta. È venerdì, giorno sacro per i musulmani, quindi molte botteghe nella medina resteranno chiuse. Tuttavia, sembra che il re del Marocco, giovane e pragmatico, stia cercando di modernizzare le tradizioni, e sempre più negozi preferiscono osservare la chiusura domenicale, all’europea.
Iniziamo il giro dalla Moschea della Koutoubia, con il suo minareto di 77 metri che svetta imponente sulla città. Non possiamo entrare — l’accesso è riservato ai musulmani — ma la vista dell’esterno e il suo ruolo di punto di riferimento per orientarsi valgono la visita. La strada che conduce alla moschea è un tripudio di calessi colorati, allineati in una fila lunghissima e curiosamente ordinata, come se il caos della medina non osasse mettere piede qui.
Proseguiamo con il Palazzo Bahia, dove ci perdiamo tra intarsi elaborati, cortili ombreggiati e giardini che sembrano sospesi nel tempo. Poi, inevitabilmente, ci lasciamo risucchiare di nuovo nel vortice della medina: voci, colori, profumi e quel caos irresistibile che rende Marrakech unica.
Nel pomeriggio ci aspetta l’esperienza più autentica di Marrakech: una visita all’Hammam Mouassine, uno di quei luoghi che ti fa sentire immediatamente immersə nella cultura locale. Mentre aspetto il gruppo, una signora con un sorriso irresistibile mi intercetta e mi tatua le mani con l’henné. Il risultato è spettacolare, ma per almeno mezz’ora non posso toccare nulla. Nonostante le precauzioni, in seguito scoprirò comunque delle misteriose macchie scure su vari oggetti personali.
Gli hammam di Marrakech
Gli hammam sono parte integrante della vita marocchina, un rituale che fonde benessere fisico e aggregazione sociale. Ce ne sono di due tipi:
1. Tradizionali e pubblici: Spartani, economici e autentici. Qui ci si mescola con la gente del posto e si segue un rito che è rimasto invariato nei secoli.
2. Turistici o di lusso: Spesso dentro ai riad più pettinati, offrono ambienti eleganti, trattamenti personalizzati e un’atmosfera più intima (ma per me possiamo tranquillamente dire "occidentale").
Noi abbiamo scelto la versione hardcore: hammam pubblico, zero fronzoli e massimo realismo.
All’ingresso ci accolgono con il tè alla menta di rito. Poi, uomini da una parte, donne dall’altra. Nello spogliatoio una ragazza ci spiega le regole del gioco: “Potete restare con il pezzo sotto del costume, le mutande… o niente.” La scelta è nostra, la spiegazione viene illustrata graficamente dal passaggio di due giapponesi completamente nude e del tutto serene.
Una volta entrate, il rituale segue diverse fasi:
1. Riscaldamento: Si entra in una stanza calda e umida, una sauna all’orientale dove il vapore apre i pori facendoti sentire come un arrosto dentro una tajine.
2. Esfoliazione: Con il guanto ruvido (kessa) e il sapone nero, delle signore marocchine ti strofinano tutto il corpo con una dedizione che rasenta la brutalità, mentre ridacchiano tra loro. Le cellule morte vengono spazzate via, e con loro un pezzo della tua dignità.
3. Risciacquo: Una secchiata d’acqua sulla testa ti coglie di sorpresa e ti fa rivalutare tutte le tue scelte di vita.
4. Massaggi: Anche negli hammam pubblici puoi concederti un massaggio finale. Io ho optato per il trattamento completo e, mi sono quasi addormentata mentre ero stesa sul lettino.
Il tutto si svolge sotto lo sguardo vigile e divertito delle signore che gestiscono l’hammam. Noi, nude come dei petti di pollo, ci scambiamo occhiate spaesate. Comunque, intanto tuttə ridono: è un’esperienza intensa, ma anche profondamente liberatoria.
Cosa portare
Se scegli un hammam tradizionale, ecco cosa non dimenticare:
- Costume o biancheria scura (per chi non vuole restare completamente nudə).
- Guanto kessa (spesso venduto all’ingresso).
- Un telo grande e un cambio di vestiti puliti.
- Ciabattine di gomma per evitare scivolate (puoi fidarti di quelle fornite sul posto, giuro).
Negli hammam di lusso non serve portare nulla: penseranno a tutto loro.
Frequentare un hammam tradizionale significa accettare di essere rivoltatə come calzini e condividere gli spazi e l'intimità con persone estranee, ma anche uscire completamente rigeneratə. Se sei un po’ schizzinosə, forse non è l’esperienza per te, ma sarebbe un peccato lasciarsela scappare.
Con la pelle liscia più liscia perfino del giorno in cui sono nata e un senso di sonnolenza e pace interiore mai provati prima, mi viene naturale sedermi tra la folla al primo tavolino di plastica di Jemaa el-Fna e ordinarmi un kebab gigantesco con contorno di patatine fritte.
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