La città è un vero museo a cielo aperto, pieno di templi, statue di Buddha scolpite nella roccia, palazzi reali e antichi bacini idrici. Il tutto incorniciato da una vegetazione tropicale che aggiunge un tocco mistico – e per fortuna anche un po’ di ombra. Ci sono scimmie dappertutto, che saltano da un albero all'altro come se fossero le vere custodi del luogo. Tra i monumenti più spettacolari c’è il Gal Vihara, con le sue quattro enormi statue di Buddha scolpite nella roccia, una delle quali distesa per oltre 14 metri. Ti fermi davanti e senti una serenità quasi tangibile, oltre al sole implacabile che ti batte sulla nuca.
Un altro pezzo forte è il Quadrangolo, una zona sacra piena di templi e santuari, tra cui il Vatadage, una struttura circolare intricati dettagli scolpiti, costruita per custodire una reliquia sacra. Qui, però, l'atmosfera mistica viene un po' disturbata da un confronto acceso con una baby gang di scimmie che ha deciso che siamo entrati nel loro territorio. A parte l'incertezza dell'esito di ogni frenata, girare Polonnaruwa in bici è stato molto divertente.
Jethawanaramaya è uno degli stupa più imponenti e affascinanti dello Sri Lanka, oltre ad avere uno dei nomi più complicati. Si trova ad Anuradhapura, un altro dei siti storici di punta dell’isola. In origine, era alto ben 122 metri ed era uno degli edifici più alti del mondo antico, paragonabile in altezza solo alle piramidi. Anche se oggi è leggermente più basso a causa dei danni subiti nel tempo, rimane comunque uno degli stupa in mattoni più grandi mai costruiti.
Intorno allo stupa c’era una vasta area che ospitava migliaia di monaci. Ma oltre alle dimensioni impressionanti, ciò che lo rende davvero speciale è il suo valore religioso: si dice che al suo interno sia custodita una reliquia del Buddha, il che lo rende una meta di pellegrinaggio sacra per i buddhisti. L’architettura è un capolavoro di precisione, ogni singolo mattone è stato posizionato con cura millimetrica. Peccato per le impalcature in stile Bonus Facciata 110%, che un po' rovinano l'effetto.
Circondata da una vegetazione lussureggiante e risaie che si estendono a perdita d'occhio, Anuradhapura è una delle città più antiche e sacre dello Sri Lanka. Fondata intorno al IV secolo a.C., è stata la capitale del regno cingalese per oltre mille anni e il cuore del buddismo in Sri Lanka. Oggi è un sito UNESCO che conserva alcune delle rovine meglio conservate e più belle del Sud-est asiatico.
Visitare Anuradhapura è come fare un salto indietro nel tempo. La città è punteggiata da antichi stupa (come il gigantesco Jethawanaramaya), templi, monasteri e sculture. Tra i luoghi sacri c’è lo Sri Maha Bodhi, uno degli alberi più antichi e venerati al mondo. Quando arriviamo, è quasi mezzogiorno, e il sole implacabile infuoca i sentieri di selciato dove dobbiamo camminare a piedi nudi.
Lo Sri Maha Bodhi è un albero di fico sacro (Ficus religiosa) nato da un ramo del Bodhi Tree originale di Bodh Gaya, in India, sotto cui il Buddha raggiunse l’illuminazione. Questo ramo fu portato in Sri Lanka nel III secolo a.C. dalla monaca Sanghamitta, figlia dell’imperatore Ashoka, e piantato qui come simbolo della diffusione del buddismo sull'isola.
Oggi è considerato l’albero più antico al mondo, con oltre 2.300 anni di vita, e continua a essere un luogo di profonda devozione. L’albero è circondato da un recinto dorato e adornato dalle offerte dei fedeli, come fiori di loto, incenso e lampade ad olio. Quando arriviamo, credo di essermi già ustionata le piante dei piedi. Il sito è curatissimo e il vento soffia dolcemente tra le foglie dell’albero, un suono che sembra carico di secoli di preghiere. Sotto la sua ombra, finalmente, i miei piedi trovano un po' di pace... anche se il pensiero di dover fare altri duecento metri di selciato rovente mi fa quasi venire da piangere.
Finalmente, nel pomeriggio arriviamo a Trincomalee: finalmente, il mare. Il nostro albergo riesce a essere contemporaneamente diroccato e in costruzione, ma è vista mare e tutto portefinestre enormi e corrose dalla salsedine. Nella hall c'è una grande vetrata che incornicia una grossa petroliera arrugginita che galleggia all'orizzonte. Sul desk c'è un acquario con l'acqua verdina, che contiene un grosso pesce argentato e sinuoso, dall'aria un po' triste. In un attimo, siamo in costume.
La spiaggia è un caos di persone che prendono il sole mescolate a pescatori che tirano una rete a strascico, corvi neri, cani che scorrazzano e mucche sacre. Subito seminiamo il panico tra i camerieri ordinando delle birre insieme a un secchiello e del ghiaccio, dopo che ci avevano detto che erano calde.
Rimaniamo in spiaggia fino a quando fa buio. Va tutto bene.
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