Sri Lanka, giorno 6: Avukana + Mihintale



Il primo highlight di giornata di trasferimento infinita, trascorsa aggiungendo brani sempre piĆ¹ tamarri alla nostra playlist condivisa e sedendoci in posizioni sempre meno dignitose sul pulmino, con i bagagli che hanno ormai invaso il corridoio e vari capi di abbigliamento e accessori che vengono continuamente persi e rinvenuti tra i sedili, ĆØ la pausa pranzo.

Ci fermiamo in una sorta di area di servizio: un parallelepipedo di cemento con una veranda piastrellata, piena di sedie di plastica. ƈ gestita da una cooperativa sociale che sostiene le donne in difficoltƠ. All'interno, ci sono otto postazioni con dei fuochi, e a ognuna troviamo un paio di signore sorridenti intente a cucinare.

La cucina tipica srilankese ĆØ un'esplosione di sapori e spezie, molto influenzata dalla vicinanza all'India. Il riso ĆØ l'elemento base, spesso servito con curry di pesce, pollo o verdure. Le spezie, come curry, peperoncino, curcuma e cannella, sono protagoniste, insieme al latte di cocco, che dona cremositĆ  ai piatti. Tra i cibi piĆ¹ amati ci sono gli hoppers (frittelle di riso sottili), i sambol (condimenti a base di cocco e peperoncino), e il kottu roti, una sorta di stir-fry fatto con pane tagliato a strisce, verdure e carne. La caratteristica principale della cucina srilankese, comunque, ĆØ una passione smodata per il piccante.

Sui Chicken Roll arancioni fosforescenti decidiamo di non fare troppe domande, e si rivelano sorprendentemente di una piccantezza gestibile. La vera rivelazione, perĆ², sono gli insospettabili Roti verdini, ripieni di verdure e patate: basta un morso per scivolare nel Samsara, mentre ogni millimetro della bocca va a fuoco, e cominciano a colarmi il naso e a lacrimarmi un occhio. Per un attimo, dimentico persino che ci sono 36 gradi, e per molte ore assaggiare qualsiasi altra cosa ĆØ inutile: le mie papille gustative hanno dato forfait, e probabilmente non sarĆ² mai piĆ¹ lĆ  persona che ero prima.




Arriviamo ad Avukana, al cospetto della statua del Buddha in piedi, con i sensi ancora turbati. Scolpita nel granito nel V secolo e alta circa 12 metri, ĆØ un capolavoro dell'arte buddhista antica. Il Buddha ĆØ raffigurato nell'Asisa Mudra, un gesto che simboleggia la benedizione. La statua sorge vicino al serbatoio di Kala Wewa, un'antica diga, in una zona tranquilla e ombreggiata, resa ancora piĆ¹ piacevole da un venticello rinfrescante. Ripartiamo per Mihintale poco dopo.

Circondata dal verde, Mihintale ĆØ un luogo sacro in Sri Lanka, considerato la culla del buddhismo sull'isola. A darci il benvenuto, ĆØ una chiassosa processione accompagnata da flauti e tamburi, e con due o tre cani randagi in corteo.

Ad aspettarci c'ĆØ una immancabile scalinata storica: circa 1.840 ripidi gradini portano alla Ambasthala Dagoba: una piccola stupa bianca costruita nel punto dove si dice che nel III secolo a.C. il monaco Mahinda abbia introdotto il buddhismo al re Devanampiya Tissa. Vuoi non farlo in cima a un monte?


ƈ quasi il tramonto, e una luce dorata avvolge il paesaggio mentre il vento agita le bandiere di preghiera e i fazzolettini votivi, utilizzati dai pellegrini per esprimere desideri e chiedere benedizioni. I cinque colori delle bandiere – blu, bianco, rosso, verde e giallo – simboleggiano gli elementi fondamentali: il blu per l'acqua, il bianco per l'aria, il rosso per il fuoco, il verde per la terra e il giallo per lo spazio.

Il panorama si apre sul nostro prossimo problema: Aradhana Gala, una roccia sacra con una magnifica vista sulla regione circostante. ƈ qui che Mahinda avrebbe meditato, e noi seguiremo le sue orme scalandola con un sari legato sui fianchi e a piedi nudi, cercando di non scivolare sulla pietra levigata da tutti quelli che lo hanno fatto prima di noi.


L'albergo dove dormiremo ha evidenti problemi con l'aria condizionata, ma almeno non ci ĆØ toccata una grotta come quella in cui viveva Mahinda. C'ĆØ un tavolo da calcetto e un rooftop un po' decadente con una piscina dove berci le birrette. E qualcuno ci cucinerĆ  un Kottu.


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