Sri Lanka, giorno 5: Dambulla

 

Il Kandy Municipal Market, il mercato coperto di Kandy, è un’esplosione sensoriale di colori, odori e suoni. Situato nel cuore della città, a pochi passi dal Tempio del Dente, è un labirinto affollato di bancarelle dove si può trovare di tutto: spezie esotiche, frutta tropicale, verdure freschissime e una quantità di cose che nemmeno sapevi di volere.

L’aroma pungente del curry si mescola a quello zuccherino della frutta matura, mentre venditori ti chiamano a gran voce, alternando inglese e singalese, con il sorriso furbo di chi sa che, prima o poi, cederai. Al piano superiore, si entra in un mondo di tessuti coloratissimi, abiti locali e souvenir tipici. E sì, ci sono anche i classici pantaloni di cotone con gli elefantini, immancabile simbolo di ogni viaggio nel Sudest Asiatico.


Ma è al piano terra che il mercato rivela la sua anima più autentica: quella culinaria. I banchi di street food locale vendono di tutto, dalle samosa fritte alle hoppers, quelle crepes sottilissime di riso servite con un uovo in mezzo. E dato che è mattina presto, ci concediamo una seconda colazione, mentre ci mescoliamo tra i locali che fanno la spesa. Le vere star del mercato, però, sono le spezie. Nessuno può resistere alla tentazione di portarsi a casa almeno un sacchetto di cannella fragrante o peperoncini essiccati. e noi non facciamo eccezione.

Dopo una sessione di shopping tanto rapida quanto intensa, salutiamo la città sacra e ci dirigiamo verso Dambulla. Lungo il tragitto, ci godiamo una tappa a Matale, il cuore pulsante della produzione di spezie in Sri Lanka. Qui ci concediamo un po' di tempo per esplorare uno dei famosi Giardini delle Spezie. A guidarci è un santone ayurvedico, scalzo e vestito di bianco, che ci accompagna tra le piante di cannella, pepe, cardamomo e chiodi di garofano. Con calma zen, ci porge foglie da annusare e radici da leccare, spiegandoci nel dettaglio come vengono utilizzate nella cucina tradizionale e nella medicina ayurvedica. Per una volta, non siamo di corsa, e nessuno ci mette fretta mentre ci godiamo l’ombra e i profumi. Alla fine, ci offrono un massaggio al collo che ci rimette al mondo, seguito da un shottino di tonico alle erbe. Solo dopo averlo bevuto, scopriamo che quel "tonico rigenerante" era decisamente alcolico. 


Prima di lasciare Matale, visitiamo lo Sri Muthumariamman Temple, un tempio induista di architettura tamil, dedicato alla dea Mariamman, protettrice della salute.

Arriviamo a Dambulla nel tardo pomeriggio, e lì ci accoglie una gigantesca statua dorata di Buddha che domina l'ingresso del complesso. Con i suoi 30 metri di altezza e la sua sobria palette di colori, sembra un po' la risposta buddista al Castello delle Cerimonie: è il Tempio d’Oro di Dambulla, da qui parte una lunga scalinata che sembra portarci indietro nel tempo, verso le antiche Grotte di Dambulla.


Questo sito, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è composto da cinque grotte principali, interamente scolpite nella roccia, che ospitano oltre 150 statue di Buddha. Le pareti e i soffitti sono ricoperti da affreschi colorati che raccontano scene della vita di Buddha e delle sue incarnazioni. L'atmosfera è speciale, e rende questo luogo incredibilmente suggestivo.

Dopo aver lasciato un’offerta al tempio, un monaco mi lega al polso sinistro un filo sacro, chiamato pirith nool, un simbolo di gratitudine e benedizione spirituale. Il colore bianco è sinonimo di purezza, pace e buona fortuna, e il braccialetto un augurio di salute, felicità e protezione dai mali. Quando il braccialetto si rompe, si dice che il suo potere protettivo si sia esaurito, come se la protezione avesse fatto il suo corso.


In cima alla lunga scalinata, oltre alle antiche grotte, si apre davanti a noi una vistache abbraccia la campagna circostante. Le colline verdeggianti si distendono fino all’orizzonte, e con un po' di fantasia si può quasi immaginare il profilo di Sigiriya, che si erge in lontananza. Tutt'intorno, le scimmie si aggirano curiose come al solito, pronte a rubare la scena, o magari qualche snack dimenticato.

A sorpresa, sulla via del ritorno, ci attraversa la strada con tutta la calma del mondo un elefante selvatico, e decido sul momento che è sicuramente tutto merito delle energie positive emanate dal braccialetto bianco.

L'alberghetto dove dormiamo è delizioso, in mezzo al nulla forse, ma c'è una bella piscina dove ci buttiamo tutti senza pensarci nemmeno un minuto. Ordiniamo perfino delle birre fresche. Decidiamo di rivestrirci solo perché ci aspettano per cena e questa sera dobbiamo cucinare noi.

A dirigere la cooking class srilankese è un ragazza minuta ma decisamente tosta. Ci guida con precisione, non senza prenderci un po' in giro, e grazie ai suoi insegnamenti riusciamo a preparare una cena super. Il protagonista della serata è il Kottu Roti, il re indiscusso della cucina srilankese. Questo piatto è una specie di "padella pazza" che mescola roti (un pane piatto tagliato a pezzetti) con verdure, uova, carne o pesce, e una generosa dose di spezie. Il modo migliore per stendere chi arriva da una lunga giornata.



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