Sri Lanka, giorno 4: Kandy

 



Non so se il mattino abbia davvero l'oro in bocca, ma sulla tratta ferroviaria più bella del mondo, quella tra Ella e la città sacra di Kandy, di certo non manca il fuoco. Al posto del classico carrello degli snack, passa un signore con una gerla stracolma di peperoncini fritti che, nonostante l'alba appena spuntata, sono andati a ruba.

La tratta più bella del mondo consiste in un viaggio di circa sette ore attraverso paesaggi da cartolina, con montagne verdeggianti, piantagioni di tè a perdita d’occhio, cascate nascoste tra la vegetazione e piccoli villaggi dall’atmosfera serena.

La linea fu costruita dai britannici nel XIX secolo per trasportare il tè dalle piantagioni ai porti. I treni, piuttosto lenti, si snodano su stretti binari che spesso sembrano abbracciare le colline, attraversano tunnel e viadotti vertiginosi, offrendo ai passeggeri una vista senza pari. In terza classe i vagoni possono essere affollati, ma è proprio lì che bisogna essere. Potresti trovare venditori ambulanti con snack tradizionali (come quei famosi peperoncini fritti), o persone che si affacciano fuori dai finestrini, sospesi tra il vento e il verde. A bordo, ci sono persone del posto che attaccano discorso con i turisti durante il tragitto per andare al lavoro o gruppi di ragazzi che mettono musica goa chillout.

L’aria di montagna è fresca e, man mano che ci si avvicina a Kandy, la città sacra e antica capitale dei re cingalesi, si comincia a intravedere il lago e i templi che ne fanno una destinazione spirituale e culturale di enorme fascino. La magia di questo viaggio, però, sta tutta nel ritmo lento che ti fa assaporare ogni curva e ogni scorcio, con l'aria fredda sulla faccia.


Kandy è il cuore spirituale dello Sri Lanka: ciò significa, come scopriremo molto presto, che chiunque si sente in dovere di moralizzarti: dal concierge dell'hotel (che secondo Mr Guida avrebbero chiamato la Polizia perché delle turiste erano rientrate troppo tardi), ai passanti per strada. Situata intorno a un tranquillo lago artificiale, la città è famosa soprattutto per ospitare il Tempio del Dente, uno dei luoghi più sacri del buddismo, dove si conserva quella che si crede essere una reliquia del dente di Buddha.

Immersa tra piantagioni di tè e foreste lussureggianti, Kandy è il luogo ideale per trovare un po’ di tregua dal caldo opprimente delle pianure. Appena scesi dal treno, ci siamo diretti (con la fretta che sempre ci accompagna) verso una piantagione di tè. Certo, la parte "educativa" è stata interessante, con il tour che ci ha svelato i segreti della raccolta e della lavorazione, e le spiegazioni su tutte le varietà di tè. Ma la parte migliore è stata la degustazione: in una sala signorile con vista sulla vallata, ci siamo spaccati di tazze di tè senza vergogna, accompagnandole a fette di torta alte quanto mattoni.

La tappa successiva è il Giardino Botanico di Peradeniya, un parco enorme con orchidee rare e piante secolari, su cui abitano delle baby gang di scimmie.


Kandy è anche un polo culturale di tutto rispetto, con una tradizione musicale e di danza secolare. Quindi, nel tardo pomeriggio, ci siamo preparati per uno spettacolo di danza tradizionale kandyan, ospitato in un capannone buio e, manco a dirlo, soffocante della Croce Rossa. Sul programma, tradotto in un italiano quantomeno fantasioso, erano previste ben 10 danze, ognuna delle quali teoricamente raccontava una storia. Tipo: i ballerini, con costumi coloratissimi e movimenti dinamici, scacciano 27 diavoli in un rituale (tradotto: due energumeni picchiano di santa ragione un poveraccio travestito da diavolo con gli occhi a palla). 

Le danze erano tutte accompagnate da due suonatori di tamburi, che, a occhio e croce, si guadagnano da vivere come camionisti. Già alla seconda esibizione abbiamo iniziato a dare segni di cedimento: teste che ciondolano, occhi che si chiudono come saracinesche. Intorno alla quinta, ho cominciato a darmi pizzicotti sulle braccia per rimanere cosciente. E proprio quando ormai il coma appariva inevitabile, arriva il gran finale: gente che si infila torce accese in bocca e cammina sui carboni ardenti.


Tuttavia, prima di poter finalmente andare a cena, dovevamo fare un salto al Tempio del Dente (Sri Dalada Maligawa): uno dei luoghi più sacri e venerati del buddismo, che custodisce un dente di Buddha salvato dalle fiamme della cremazione e portato in Sri Lanka nel IV secolo. La reliquia è così importante che si dice che chiunque ne fosse in possesso avesse il diritto di governare il paese.

Il tempio è un tripudio di pareti decorate, tetti dorati e statue del Buddha. La reliquia è chiusa in una cassa d'oro tempestata di gioielli, custodita in una stanza interna al tempio, aperta solo durante i momenti rituali. Ogni giorno, il tempio ospita il Pūjā, una cerimonia durante la quale la stanza del dente viene aperta per permettere ai pellegrini di offrire preghiere, fiori di loto e incenso. Il suono dei tamburi e delle trombe, tanto per cambiare, accompagna la cerimonia, rapendo i sensi. Ma se devo essere onesta, il vero ricordo che mi porterò a casa è quello del caldo opprimente e della folla. Una signora con un vassoio di offerte mi ha praticamente spinto per tutta la durata della cerimonia, decisa a superarmi nella processione, mentre io, ormai cotta e prossima allo svenimento, ero sicuramente più vicina di lei al Buddha.


Finalmente, troviamo un posticino carino per cenare e farci un drink, e con ciò intendiamo liberarci delle apprensioni di Mr Guida. Per arrivarci, io e le mie amiche chiamiamo un tuk tuk in autonomia, e il nostro carisma deve aver fatto breccia, perché l’autista ci propone non solo un tour di tutto lo Sri Lanka a bordo del suo bolide, ma ci lascia addirittura prendere il volante. Torniamo in albergo così, ma per fortuna nessuno chiama la Polizia.

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