Sri Lanka, giorno 2: Mirissa + Kataragama

 


La giornata inizia con un sequestro di persona ad opera di una portafinestra corrosa dalla salsedine. Quando riesco a evadere, il riscaldamento per la lezione di surf di gruppo è già iniziato, e mi inserisco nel gruppo facendo la disinvolta. Alla fine, i nostri tre insegnanti non sono il cuoco, l'aiuto cuoco e il lavapiatti dell'hotel, ma delle persone davvero del mestiere, con capelli scuri schiariti dal sole, sorrisi bianchi da far invidia ai colleghi californiani e, soprattutto, una pazienza infinita. 

Per aiutarci a prendere le prime onde, uno degli istruttori ci spinge mentre siamo distesi sulla tavola, mentre gli altri due, dai lati, ci urlano istruzioni in inglese con grande trasporto: remare con le braccia, spingerci con il petto sulla tavola e, infine, alzarci in piedi (la parte più difficile). In mare ci sono tavole ovunque, persone che si muovono in modo scoordinato, urla, risate e applausi. Il tutto mentre cerchiamo di evitare scontri, di non ingoiare ettolitri d'acqua, e di rimanere in piedi mentre le onde ci schiaffeggiano. Scopro così che è possibile ridere, bere e tossire contemporaneamente, e mi procuro un grosso livido sul braccio, proprio sopra un tatuaggio a forma di casetta, che ora ha anche un cielo.


Mirissa, situata sulla costa sud dello Sri Lanka, è rinomata per le sue belle spiagge. Tra queste, Weligama è ideale sia per i surfisti esperti che per i principianti, mentre Unawatuna è celebre per la sua bellezza e le sue acque calde e poco profonde. A breve distanza dalla spiaggia principale di Mirissa si trova Coconut Tree Hill, un punto panoramico su una collina ricoperta di palme da cocco che si protendono verso l'oceano. La salita verso il punto panoramico è abbastanza breve e facile, così decido di farla con le ciabatte, per rendere la cosa più interessante.

Facciamo una tappa Instagram al "Blow Hole" di Hummanaya. Non è un geyser vero e proprio, ma una fessura nella roccia che, con l'alta marea, provoca una spettacolare esplosione d'acqua quando le onde dell'oceano si infrangono contro la costa. Poi riprendiamo il viaggio verso Kataragama.


Kataragama, una delle città sacre più importanti dello Sri Lanka, si trova nella provincia sud-orientale dell'isola. Dopo una meritata doccia, ci prepariamo per visitare il Tempio Multireligioso, un complesso unico che accoglie fedeli buddisti, indù, musulmani e cristiani. Il tempio principale è dedicato al dio indù Skanda (Murugan), ma ospita anche santuari per altre religioni, rappresentando un raro esempio di convivenza spirituale. Anch'io, nel dubbio, esprimo un desiderio, non so bene a qualche divinità.

In agosto, il tempio diventa il cuore dell'Esala Perahera, un festival annuale che dura circa due settimane e attira migliaia di pellegrini, caratterizzato da processioni notturne, rituali di purificazione, danze tradizionali e offerte, e che culmina in una spettacolare processione con elefanti, tamburi e fuochi d'artificio. C'è una gran folla di persone vestite con colori chiari, che porta offerte di ogni tipo: dolci, bibite e cesti di fiori profumati. Tra i musicisti della processione, spicca una donna vestita di scuro, con numerosi braccialetti e cavigliere tintinnanti, che balla come se fosse in trance. Il Kavadi Attam è una danza devozionale tradizionale: anche se può sembrare strana o insolita, è un potente atto di fede e dedizione. Per molti è parte di un voto e conclude un lungo periodo di sacrificio.

Quando rientriamo nell'alberghetto di legno dove dormiamo, c'è la tavola apparecchiata e un cameriere pronto a metterci qualcosa di piccantissimo nei piatti. Le recensioni erano scarse, ma il posto è semplice ma pulito. Solo quando andiamo a lavarci le mani in uno dei lavelli in un angolo della stanza (gli sri lankesi hanno una vera passione per i lavelli, che sono praticamente ovunque), ci accoglie la blatta con le antenne più lunghe del mondo. Però, se sei in un posto tutto di legno in mezzo alla giungla, questi sono i rischi del mestiere.



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