Giorno 15 - Topi

 

Il letto è corto e scomodissimo, e tanto per cambiare il materasso è sfondato al centro. La biancheria sembrava un po' umida, quindi mi imbusto nel sacco lenzuolo. Rimango a lungo a fissare la luce che filtra dalle assi delle pareti, prima di addormentarmi.

Sento il frusciare di un sacchetto di plastica nel buio, socchiudo gli occhi, deve essersi svegliato il mio compagno di stanza, penso, senza registrare che invece il letto a fianco al mio è occupato. Mi riaddormento.

Mi svegliano delle voci, fuori. La luce che filtra tra le fessure del legno adesso è bianca: è mattina, molto presto. Penso che a svegliarmi siano stati i lavoranti della lavanderia subito dietro al bungalow, "Non c'è pace a questo mondo", e tento inutilmente di tornare a dormire. Poi, una piccola parte consapevole della mia coscienza si accorge che le voci parlano italiano, e che sono voci che conosco.


Apro la porta su un cielo color malva dietro alle palme. Ci sono due ragazze, quella secondo cui non sarei abbastanza femminile perché non possiedo scarpe col tacco e un'altra, anche loro in pigiama, ma molto più sconvolte. Non faccio in tempo a chiedere cosa succede.

"In camera nostra ci sono i topi!"

"Mi sa anche nella mia. Abbiamo un sacchetto con dei biscotti... in questi posti capita"

"Ma io l'ho visto! Sono andata in bagno ed era lì! Ti prego, vieni tu e lo cerchi?"

"Non sarà rimasto lì ad aspettare. E se anche vengo e lo trovo, poi cosa faccio?"

"LO PRENDI!"


Vorrei tantissimo smarcarmi e tornare a dormire, ma è chiaro che non andrà così. Capisco che la cosa migliore è andare a cercare il roditore, appurare che è scappato chissà dove al primo strillo, e magari tornare a letto. Intanto, sono in pigiama sulla soglia e ho lasciato la porta aperta dietro di me, da dentro arriva una voce sepolcrale

"Scusa, non volevo svegliarti. Le ragazze hanno un topo in camera, e..."

"Sì, chiudi la porta"

Lancio un'occhiata che vorrebbe significare "Visto? È così che si deve prendere una situazione del genere", ma non viene colta. Così, procediamo alla fallimentare perlustrazione ("Ti dico che c'era! Fai qualcosa perché io lì non ci entro più"), ma il mio ruolo nella vicenda in qualità di unica altra persona sveglia alle cinque del mattino non è ancora terminato:

"Andiamo alla reception e diciamo che non qua non ci dormiamo?"

"No"

"Ti prego, andiamo là e glielo dici in inglese?"

"Ma perché devo dirglielo io? Lo sai anche tu l'inglese!"

Scazzata a livelli inimmaginabili, mi incammino verso la reception del campeggio con le due che mi seguono come degli anatroccoli, una a cui forse la vista del topo ha tolto per sempre l'uso della parola, l'altra che continua a lamentarsi con un tono di voce tra l'alto e l'altissimo. Lì trovo un paio di locals ancora più scazzati di me, che liquidano la questione con "La reception apre alle dieci" (ore 5:45 circa).

Al secondo "La reception apre alle dieci", me ne vado con un'alzata di spalle e le altre due sempre alle calcagna. Ormai è chiaro che non si dorme più.

"Ma dove vai?"

"A prendere la macchina fotografica"

"Ma perché?"

"Per fare delle foto"

Il lilla del cielo sta scolorando, il mare è piatto come una tavola. Sembra il fondale di un vecchio film sui pirati, uno dei primi in technicolor. Il silenzio è rotto solo dalla ragazza che continua a parlare tutta concitata, girandomi intorno. E che, tornando, riesce finalmente nell'intento di svegliare tutto il campeggio. Viene fuori che naturalmente i topi sono anche in altre stanze, e che una ragazza è stata morsa al piede (e questo è oggettivamente un problema). 

Decidiamo di aspettare un orario più consono, capire come portare lei su un'altro isolotto dove potrà essere visitata da un dottore, battere tutti i campeggi dell'isola per trovare un'altra sistemazione, per poi fuggire. I dettagli vanno un po' rivisti, ma il piano c'è.

La porta del mio tugurio a quel punto si apre, e ne esce il mio coinquilino, tutto stropicciato:

"Ma si può sapere cos'è questo casino? Vi mancano solo le scope e i calderoni"

"Non prendertela con me, è dalle cinque che cerco di tirarmene fuori"

"Vieni, andiamo a cercare un posto dove fare colazione"

Ci avviamo sulla battigia, tutti e due in pigiama. In fondo alla baia, troviamo un diving club dove fanno dei pancake pazzeschi.

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