Giorno 3 - Salento/Filandia/Medellin


La finestra della camera in cui ho dormito ha una ringhiera su cui è arrotolato un filo di lucine. Appena sveglia, da lì ho visto una mandria di cavalli passare per strada.
Finalmente ho lo stato d'animo più appropriato al posto in cui sono.

Visitiamo una finca dove producono il caffè Arabica. La nostra guida è un ragazzino (età apparente: 15 anni) che ci interroga su quello che ha detto ogni volta che ci vede ridere troppo, e ci cazzia quando le nostre risposte non sono adeguate.
Alla fine della visita, ci preparano un caffè con il pentolino, e neanche i tempi lunghissimi di preparazione riescono a smorzare l'hype. Il sapore però sì.
Non mi capacito di come la Colombia possa essere uno dei produttori di caffè migliore al mondo, per poi prepararne di così cattivi.

Quando partiamo per Medellin a bordo di uno dei soliti pullman scrausissimi, l'autista dice che il trasferimento potrebbe durare dalle 6 alle 10 ore.
Questo inspiegabile gap di 4 ore è dovuto in sostanza al fatto che la durata dei trasferimenti sia sempre più di quella dichiarata.

Facciamo una tappa a Filandia, un paesino dove non c'è essenzialmente nulla, a parte dei ragazzini che tornano da scuola con le loro divvise bordeaux e una panetteria dove compro una fetta della torta di cocco più stucchevole del mondo, alta come come una fiorentina e ripiena di dulce de leche.
Poi un'altra tappa in un autogrill (?) dove ci prendiamo dei ghiaccioli radioattivi (??) e un'altra quando ormai è già buio, in una stamberga di legno a lato della strada, dove essenzialmente compriamo delle birre per cercare di stordirci. In qualche modo, la media di birre a testa sta già cominciando pericolosamente a salire.

Impieghiamo circa 8 ore per arrivare a Medellin, alla fine, e c'è chi trova il modo per parlare per tutto il tempo, ininterrottamente, mentre gli altri prenderebbero volentieri i finestrini a testate. Sul più bello, l'autista si perde, e ci dobbiamo orientare con la signorina Google che ci parla in spagnolo.

Per la notte, è in programma il festival della privacy in ottupla e con quattro docce in tutto l'ostello, però l'acqua è calda, tutto è molto pulito e carino e appena si sparge la notizia della possibilità di fare la lavanderia, si corre a riempire i sacchetti bianchi con la roba infangata del trekking.
Il sacco lenzuolo può attendere.
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