Giorno 2 - Valle del Cocora


Mi sveglia il rumore fortissimo della pioggia. È ancora buio, fa freddo, ha diluviato per tutta la notte. Ho dormito 3 ore. La finca ha un prato verde tutto intorno, una piccola piscina che sembra un po' triste nel grigiore delle ultime gocce di pioggia e un patio dove ci preparano (con calma) frutta e pancake per colazione.

Andiamo in pullman fino a un posto che, senza nessun senso, si chiama Salento. Da lì, ci ammassiamo tutti e 16 su un paio di jeep. Scelgo di fare il trekking lungo, decisione di cui mi pentirò più volte nel corso della giornata (per poi ritrattare alla fine e dire che è stato fighissimo), essenzialmente perché credo che facendo quello più corto finirei per rompermi le palle e perdermi qualcosa che vorrei a tutti i costi fotografare.

Camminiamo per circa 18 km, moltissimi dei quali in salita. Non piove più, ma i sentieri sono dei pantani grigiastri in cui si affonda anche con tutto il piede. Ogni tanto ci sono dei ponti sospesi su cui ripassare il calendario, o qualche guado. Al primo, siamo tutti bene attenti a non bagnarci, ma prima o poi si finisce per mettere un piede nell'acqua gelida con tutta la scarpa, e da lì chi se ne frega. Siamo coperti di fango, ad un certo punto ne ho anche uno sbafo sulla guancia.

Arriviamo alla casa dei colibrì verso le 13, dove ci danno un bicchiere di Coca a testa e riprendiamo fiato facendo due foto agli uccellini. Alla vallata delle palme arriviamo a metà pomeriggio, dopo una salita ripidissima su cui ho avuto una serie di visioni mistiche e mi sono pentita di essere nata. C'è un vento fortissimo, e le palme, alte come palazzi di nove o dieci piani, si muovono così tanto che sulla pellicola rimangono sfuocate. Le nuvole corrono come in un timelapse.

L'ostello è molto più carino di come mi aspettavo, e l'acqua della doccia è così calda che non ne vorrei più uscire. A cena mi mangio una bistecca più grande della mia testa con due birre medie. Salento alla sera è tranquilla, c'è solo qualche uomo in camicia  di flanella che gioca a biliardo nei bar.
Finalmente dormo.
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