Giorno 1: Rabat + Meknes


Siamo atterrati a Casablanca che era già sera. Sul volo, strapieno di gente che tornava per la Coppa d’Africa, c'erano più valigie che passeggeri: il check-in sembrava un campo di battaglia, con file interminabili e persone che cercavano disperatamente di imbarcare quattro bagagli a testa discutendo con le hostess. Nell’attesa del resto del gruppo, bloccato su un volo in ritardo da Roma, abbiamo osservato le famiglie marocchine che, nel parcheggio dell’aeroporto, accoglievano i loro cari con vassoi di pasticcini e brocche di tè alla menta, indossando giacconi sopra i pigiami. Attraversata Casablanca di notte, siamo arrivati in un hotel alto e stretto, con letti a baldacchino un po’ pretenziosi e il profumo della colazione che, all’alba, già invadeva i corridoi fino ai piani alti.

Dopo esserci riempiti la pancia e aver sdoganato le olive nere di prima mattina, siamo partiti per Rabat con tutte le nostre cose.


Rabat, la capitale del Marocco, si adagia tranquilla sulla costa atlantica, semideserta nelle prime ore del mattino e illuminata da una luce dorata. Nella Kasbah des Oudayas, una fortezza che si affaccia sull’oceano, ci siamo solo noi, i primi negozianti che aprono le loro attività e i gatti randagi. Dentro le le mura, i vicoli stretti e le case bianche e blu ricordano un angolo d’Andalusia. Perfetto per una seconda colazione: tè alla menta con vista sul fiume Bou Regreg e la vicina Salé.

A poca distanza, c'è la Torre di Hassan, un minareto del XII secolo che, se completato, sarebbe stato uno dei più grandi del mondo. Oggi, accanto alla torre, sorge il Mausoleo di Mohammed V, un capolavoro dell’architettura marocchina, dove riposano il re e i suoi figli.


Poi di corsa verso Meknes, una delle quattro città imperiali del Marocco. Situata su una collina nell’entroterra, Meknes si esplora senza fretta: c'è molto da vedere e da fare, specialmente per chi ama la storia, l'architettura e l'atmosfera autentica del Marocco. Il verde è il colore che rappresenta la città, e non è un caso: simbolo dell'Islam e della fertilità, è ovunque, dalle decorazioni delle porte monumentali ai minareti e ai giardini. Fondata nel XVII secolo dal sultano Moulay Ismail, Meknes era destinata a diventare una capitale grandiosa, e i suoi monumenti lo dimostrano. L’imponente Bab Mansour, una delle porte più belle e meglio conservate del Marocco, è un capolavoro dell’architettura locale, con piastrelle smaltate, mosaici intricati e iscrizioni, purtroppo noi siamo arrivati in un momento "Bonus Facciata 110%", nonostante questo, le mura sono davvero tanta roba.

La nostra guida, con babbucce ai piedi e una djellaba – la tunica tradizionale marocchina con maniche lunghe e cappuccio a punta – ci spiega con un sorrisetto che il modo più sicuro per attraversare la strada a Meknes è dire "Inch'Allah", che significa "Se Dio vuole", chiudere gli occhi e lanciarsi. Non sono così sicura che stesse scherzando.

A proposito di scoperte: a Meknes si produce vino! Grazie al clima favorevole e al terreno fertile, i vigneti della zona, in particolare nella regione di Zerhoun, sono famosi per vini rossi, bianchi e rosé. E dato che ben cinque di noi festeggiavano il compleanno durante la settimana, abbiamo colto l’occasione per farci portare dalla guida a comprare qualche cassa di vino, perfetto per le nostre serate. Anche perché difficilmente avremo altre occasioni di comprare alcolici durante il viaggio.


In Place El-Hedim, la piazza principale della città, troviamo un ristorantino dove pranzare sulla terrazza, al sole, con una bella insalata marocchina. Anche se tutto il personale, compreso il proprietario e i cuochi, sono decisamente distratti da una partita della nazionale di calcio.

Il fascino di Meknes si respira anche nella sua medina, meno turistica e più autentica rispetto a quelle di altre città. Puoi passeggiare tra vicoli tranquilli, curiosare nei souk dove i locali comprano spezie e oggetti d’artigianato, o fermarti in una delle tante caffetterie a sorseggiare un tè alla menta.

Da vedere assolutamente il Dar Jamai Museum, ospitato da un antico palazzo con un patio rigoglioso. Questo museo espone una collezione di artigianato marocchino, inclusi tappeti, gioielli e ceramiche. È un modo interessante per scoprire le tradizioni artistiche locali. Poi visitiamo il Mausoleo di Moulay Ismail, dove riposa il sultano che trasformò Meknes in una capitale imperiale. L'ingresso al mausoleo è gratuito e l'interno è decorato con splendidi mosaici e legni intarsiati.


Il nostro riparo per la notte, nel cuore della medina, è il graziosissimo Riad Bahia. Un riad è una tipica casa tradizionale marocchina, caratterizzata da un cortile o un giardino interno, spesso con una fontana al centro. Le stanze del riad si affacciano su questo spazio centrale, che funge da cuore della casa e offre un'oasi di pace lontana dal caos delle medine. I riad sono solitamente decorati con piastrelle smaltate (zellij), intricati stucchi e legno intagliato, che creano un'atmosfera intima e rilassante.

Oggi, molti riad sono stati trasformati in hotel o guesthouse, dove i visitatori possono sperimentare la vera ospitalità marocchina. Il nostro è gestito da una signora che sembra aver girato quasi tutto il mondo, e ci sono ovunque libri e foto dei suoi viaggi. La mia stanza, che affaccia su un terrazzino, è piccola ma deliziosa, e la signora ci prepara una cena super, con una tajine kefta come piatto forte. È uno dei piatti più amati della cucina marocchina, con polpettine di carne aromatizzate con cumino, coriandolo e paprika e cotte in una salsa di pomodoro ricca e speziata. Alla fine, vengono aggiunte delle uova  occhio di bue direttamente nella tajine. Impossibile non fare la scarpetta.



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