Sri Lanka, giorno 3: Nine Arches Bridge + Little Adam's Peak + Ella

 


Il novo giorno inizia con una croccante sveglia all'alba, e siamo pronti per un Epic Safari nel Parco Nazionale di Udawalawe. Si va a vedere gli elefanti asiatici.

Il Parco Nazionale di Udawalawe, nel sud dello Sri Lanka, è una delle riserve più importanti dell'isola. Fondato nel 1972 per proteggere il bacino idrico di Udawalawe, si estende su circa 300 km². Non dico che li abbiamo attraversati tutti in fuoristrada prima di avvistare finalmente una coppia di elefanti nel loro habitat naturale, ma ci siamo andati vicini. In compenso, oltre agli elefanti, Udawalawe è un paradiso per gli amanti del birdwatching. Il momento clou? Dopo una sfilata di pavoni, la guida ci ha convinti a fotografare un galletto colorato: "Simbolo nazionale dello Sri Lanka!".


Vicino al Parco Nazionale di Udawalawe si trova l'Udawalawe Elephant Transit Home, un orfanotrofio per cuccioli di elefante orfani o feriti che li cura e li prepara per tornare alla vita selvatica. A differenza di altri centri, qui il contatto umano è ridotto al minimo per facilitare la loro reintegrazione. Si possono osservare i cuccioli durante i pasti, quando si avvicinano in fila indiana al ranger per attaccarsi a un grosso biberon di latte. I più grandi a volte cercano di rubarlo, e non sempre lasciano il posto volentieri quando finisce il loro turno.

A circa 30-35 km dal Parco Nazionale di Udawalawe si trova il Buduruwagala Raja Maha Viharaya, un antico sito buddhista celebre per un'imponente scultura rupestre, una delle più grandi dell'isola, e per avere uno dei nomi più lunghi e complicati sulla faccia della Terra. La statua principale, alta circa 15 metri, raffigura il Buddha in meditazione, affiancato da sei figure più piccole che rappresentano divinità e discepoli. Risalente probabilmente al X secolo, il sito è immerso in una natura tranquilla e appartata, lontano dalle classiche mete turistiche. È un luogo perfetto per chi cerca un'esperienza spirituale e storica, a patto di resistere al calore delle pietre sotto i piedi nudi, come richiede il dresscode dei luoghi sacri.


Dopo una sosta lampo alle Ravana Falls (giusto il tempo per un paio di foto, mentre la guida ci metteva un’ansia tremenda raccontandoci tutti i modi in cui turisti maldestri sono scivolati sui sassi e si sono ammazzati), nel tardo pomeriggio arriviamo finalmente nei dintorni di Ella. Prima di scendere dal van, decido saggiamente di infilarmi gli scarponi da montagna e dei calzettoni molto sexy. A questo punto, il mio abbigliamento è un mix piuttosto eccentrico: pantaloncini bianchi pratici e niente affatto sporchevoli, abbinati a una camicia di lino azzurra che sembra più adatta a un aperitivo in spiaggia che a un'escursione in montagna.

Dopo una discesa rapida ma decisamente scomoda nella foresta, mentre sudiamo imbarazzantemente e veniamo assaliti dalle sanguisughe, dietro a una curva ci si apre davanti uno strapiombo mozzafiato sul Nine Arches Bridge, o Ponte delle Nove Arcate, la cartolina dello Sri Lanka per eccellenza. Costruito durante l’epoca coloniale britannica, tra il 1921 e il 1924, il ponte si estende per circa 91 metri di lunghezza e 24 metri di altezza, sorretto da nove massicci archi che attraversano una valle lussureggiante, collegando Ella e Demodara. Quando il treno arriva, si forma un vivace assembramento di turisti che salgono, scendono e scattano foto. Noi prenderemo lo stesso treno domani, ma per ora è tempo di scarpinare fino alla cima del Little Adam’s Peak. Il cielo si sta rannuvolando, il che, se possibile, aumenta ancora di più l'umidità.


Il Little Adam's Peak, con i suoi 1.140 metri di altitudine, è un picco relativamente basso, ma regala spettacolari panorami sulla campagna, le piantagioni di tè e le colline ondulate. La salita è moderata e richiede circa 1-2 ore, con un percorso ben segnato. Una volta in cima, si viene ricompensati con una vista mozzafiato sulla valle di Ella e i dintorni, rendendo il Little Adam's Peak ideale per un'escursione al tramonto — sempre che non inizi a diluviare, come è successo a noi.

All’inizio, la pioggia era quasi rinfrescante, ma una volta completata la discesa senza scivolare (cosa non semplicissima) ero bagnata fino al midollo. L’unica parte del corpo rimasta asciutta erano i piedi, protetti dagli scarponi da trekking. Siamo stanchi, ma la temperatura polare dell'aria condizionata sul van (che per i locals è una vera passione) ci dà una bella sveglia.

Ella è un piccolo villaggio incastonato tra le colline dello Sri Lanka, tra piantagioni di tè, cascate e montagne verdi. Perché andarci? È una meta perfetta per gli amanti del trekking e delle attività all'aperto, ma anche il posto giusto per staccare davvero la spina. Le temperature sono sorprendentemente piacevoli, e ci sono tanti ristorantini deliziosi e alloggi per tutte le tasche. In pratica, Ella è la base ideale per esplorare la zona circostante, con tantissime cose da fare e tante persone lì per farle.


Il nostro albergo, ovviamente lontano dal centro e arroccato su per una serie di curve, è comunque molto carino, con una vista che domina tutta la vallata. Nonostante le mille ansie e raccomandazioni della guida, è deciso: stasera si esce a cena. In viaggio bisogna sempre cogliere l'occasione per fare serata quando c'è aria di serata, perché non sai mai quanti giorni passerai in luoghi dimenticati dal mondo, né quando si presenterà la prossima opportunità.

Al Café One Love ci accolgono anche se siamo in tanti, senza batter ciglio. Il locale è super, sviluppato su tre piani, con tavoli di bamboo, materassi e cuscini colorati sparsi ovunque, il tutto illuminato da fili di lucine che fanno atmosfera. I camerieri sono simpatici e l'ambiente è molto chill. Dopo aver ordinato delle più che rispettabili pizze da condividere, ci siamo addirittura fidati a prendere qualche cocktail con il ghiaccio – sì, proprio così. Al piano rialzato c'è un'area con tavoli da biliardo e un DJ set dove la gente si scatena. Devo ammettere che i DJ srilankesi non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi europei, quindi sarebbe stato davvero un peccato non restare ancora un po'.

Poco male se portavo ancora gli scarponi da trekking, se ci aspetta una sveglia all’alba e se, al nostro rientro, troviamo la hall dell’hotel già chiusa e dobbiamo farci aprire da due ragazzi russi che fumano in terrazza.


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