Giorno 6 - Serengeti

 



A dispetto di ogni pronostico, sopravvivo alla notte a Ngorongoro, e intorno alle cinque del mattino sono pronta, fresca come una rosa, per smontare la tenda e caricare la macchina, a cui, tanto per cambiare, stanno sostituendo una ruota.

Ogni mattina, oltre alle gazzelle e ai leoni, anche i driver si svegliano e devono correre intorno a qualche macchina per sostituire ruote forate o fare qualche summit davanti ai cofani aperti. La loro è una vita da duri: per accompagnare le persone nei parchi non basta prendere la certificazione di guida turistica, essere il più rapido di tutti a individuare un leopardo su un albero e parlare almeno l'inglese e lo swahili, ma bisogna essere anche un drago nella riparazione delle auto.


Destinazione: Serengeti National Park. Il Serengeti è uno di quei luoghi che incarna perfettamente l'essenza della natura selvaggia e incontaminata dell'Africa. Situato nel nord della Tanzania, è famoso in tutto il mondo per la sua (tanto per cambiare) incredibile biodiversità e per uno degli spettacoli naturali più affascinanti e grandiosi: la Grande Migrazione, cioè, per intenderci, il momento in cui ci siamo giocati Mufasa.

Immagina oltre 1,5 milioni di gnu, accompagnati da centinaia di migliaia di zebre e gazzelle, che calano sulle pianure del Serengeti come dei vandali in cerca di pascoli freschi e acqua. La Grande Migrazione si ripete ogni anno, copre circa 1.800 miglia e segue le stagioni delle piogge. Uno dei momenti più emozionanti e drammatici di questa migrazione è l'attraversamento del fiume Mara, dove gli animali devono affrontare i coccodrilli in agguato. Poi, ovviamente, c'è anche il regicidio di Scar.


Il Serengeti è anche un santuario per una delle più grandi varietà di fauna selvatica del mondo. Qui si può avvistare i famosi "Big Five": leoni, elefanti, bufali, leopardi e rinoceronti, oltre a una miriade di altre specie affascinanti. Praticamente, è come vedere un film degli Avengers. Le vaste pianure, punteggiate da acacie e interrotte da colline e fiumi, creano scenari mozzafiato che sembrano usciti direttamente da un documentario. I più fortunati, nell'aria, giurano di aver sentito la voce di Piero Angela.

Insomma, il Serengeti è una meta da sogno per ogni appassionato di natura e avventura, ma è soprattutto il posto dove per la prima volta ho visto i leoni. E dove ho pagato una follia per una birra: eravamo al baretto del gate del parco, e il commerciante si era palesemente inventato il prezzo. Ma faceva caldo, e avevamo sete, e continuo a pensare che fossero comunque soldi ben spesi.


Avvistiamo i primi leoni da lontano, sono una manciata, sdraiati nell'erba alta.

In realtà, i leoni passano gran parte della giornata a dormire. Di solito trovano un posto all'ombra degli alberi dove possono riposare senza essere disturbati, specialmente nelle ore più calde, e questa è la loro attività principale. L'altra è la caccia, di solito presto al mattino o al tramonto, esattamente come fanno i runner. Le femmine sono le cacciatrici ufficiali e collaborano per avvicinarsi silenziosamente ai grandi erbivori e assalirli. Dopo una caccia fortunata, c'è un ordine preciso per chi mangia per primo: i maschi vanno avanti, seguiti dalle femmine e poi dai cuccioli. Potrebbe sembrare un po' ingiusto, ma è la strategia evolutiva che funziona meglio. Dopo aver mangiato, i leoni rimangono intontiti come dopo un Cenone di Natale.

Troviamo così il secondo gruppo, stesi sulla Rupe dei Re, con la brezza che arruffa la criniera del King. Poco più in là, c'è una leonessa mezza addormentata, con ancora le zampe e il muso un po' sporchi.



I leoni sono grandi felini nel vero senso della parola: i maschi possono tranquillamente superare i tre metri e arrivare a 250 chili, mentre le femmine sono un po' più piccole e più leggere. Nonostante le scoprano solo per sbadigliare, hanno delle zanne notevoli.

Durante un safari bisogna parlare a bassa voce, ma i leoni sembrano fregarsene altamente dei fuoristrada. Ci camminano a fianco indifferenti, come farebbero con un cespuglio o un sasso.



Mentre andiamo verso il campeggio, in una golden hour pazzesca, completamente a sorpresa, notiamo qualcuno immobile e quasi invisibile tra l'erba alta.

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