Giorno 0 - Malpensa/Kuala Lumpur - via Dubai


"Senti, prenotiamo e togliamoci il pensiero"

È un po' strano scrivere di viaggi intercontinentali nell'anno in cui siamo rimasti tutti bloccati da una pandemia. Quello in Malesia è stato l'ultimo viaggio prima del Covid. Non è stato come lo immaginavo (nemmeno quello), raccontarlo è più complicato del solito, però eccoci. Non voglio rischiare di dimenticarmi come si fa. E quindi:

"Senti, prenotiamo e togliamoci il pensiero"

È il 2019, giugno inoltrato, e non avere ancora un posto prenotato su un aereo per il mese di agosto mi fa sembrare una persona molto disorganizzata. Sono seduta al tavolino di un bar; lo scazzo per la parte decisionale della faccenda mi prende lì. Siamo rimasti in tre superstiti del Gruppo Disagio, mettersi d'accordo non è stato semplicissimo; dovevamo trovare un posto dove nessuno era ancora stato, e dove possibilmente l'estate non coincidesse con la stagione dei monsoni.

Arrivati a quel punto, io voglio sempre prenotare e togliermi il pensiero. Anche se si tratta dell'investimento più grande in cui vanno a finire i miei risparmi e tutto l'anno ruota intorno all'attesa di quel viaggio.

A metà caffè shakerato, ho già completato il form e sto inserendo il numero della carta di credito.

Il giorno della partenza devo uscire di casa verso le otto. Sono uscita con un Tinder Date di quell'estate vissuta disordinatamente, sono tornata tardi e ho tirato ancora più tardi togliendo e aggiungendo cose allo zaino. Alle quattro sono ancora sveglia. Non dormo mai la notte prima (a dirla tutta, è una cosa che mi manca). In aroporto incontrerò per la prima volta gli sconosciuti che viaggeranno con me (anche questa è una cosa che mi manca). Con Linate è temporaneamente chiusa, tutto il traffico si è riversato su Malpensa, che è affollatissima di persone di ogni tipo, vestite in ogni modo. Mi è sempre piaciuto guardarle e provare a immaginarmi dove andranno, mi sono sempre piaciuti gli inizi.

Stiamo per imbarcare gli zaini e andare a fare colazione al bar, quando agli altri due viene il dubbio di aver dimenticato la macchinetta del caffè accesa a Milano. Inutile non pensarci, specialmente quando troviamo su Google la notizia di un ufficio postale andato a fuoco proprio a causa dello stesso modello di macchinetta. La cavalleria arriva in scooterone con le sembianze degli altri due elementi del Gruppo Disagio, che partiranno qualche giorno dopo per un'altra meta, e vengono a prendere le chiavi per poi farsela fino a Milano e mettere il tutto in sicurezza. Gli anni passano, il Disagio è per sempre.

È tardi, e Malpensa non è mai stata così piena di gente. Le code per i controlli sono chilometriche, ci facciamo letteralmente tutto l'aeroporto di corsa per arrivare al gate. Non c'è tempo nemmeno per un caffè da Starbucks, dove mi aspettava un amico che staccava dal turno delle tre del mattino. Lo chiamo mentre corro con gli occhiali da sole che mi scivolano sul naso, il cellulare in una mano, il passaporto con la carta d'imbarco nell'altra: "No, zio, vai pure a casa a dormire, è un delirio, scappo che perdiamo l'aereo" (ero felice).

Voliamo su un A380. Comodi. Un viaggio con stile, verso luoghi dove non prendono i telefoni. Ci danno da mangiare a seconda di ogni fuso orario che attraversiamo, non si capisce più niente. A Dubai dobbiamo trascorrere svariate ore di scalo, nella speranza che i nostri zaini non vengono spediti da qualche altra parte. L'aeroporto è grandissimo, tutto bianco, i duty free vendono anche macchine di lusso e lingotti d'oro. È un'ora imprecisata della sera o della notte, i vetri che danno sulle piste sono caldi. Le ultime sei ore di volo sono quasi tutte al buio. Guardo svariati film, avvolta in un bozzolo di coperta di pile, mi connetto anche a internet e mi metto a chattare. Tutto, tranne dormire, nonostante sia già sveglia da molte più ore del raccomandabile.

Quando atterriamo a Kuala Lumpur è mattina, penso presto, penso di un altro giorno. La sala dove ritiriamo i nostri bagagli è piena di luce. Fuori un autobus con la moquette e le tendine con le nappe ci aspetta per portarci, con una traversata di qualche ora, a Malacca.

Non ho dormito neanche un minuto.  


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