Giorno 11 - Cabo San Juan del Guia


Mi sveglia il vento umido e freddo che arriva dal mare e fa dondolare le amache.
Alla sera qui non c'è corrente e non c'è nulla da fare (neanche i falò con le chitarre, che, come sì è detto, sono severamente vietate), quindi se va bene tutti a nanna entro e non oltre le 20.

Non si dorme bene in amaca.
Confuse nella trama di fili colorati si vedono diverse macchie scure, se ci si fa caso. Io ho cercato di non farci troppo caso. Ma dopo un'attenta valutazione del rischio pulci (considerando anche il cagnetto rognoso che dormiva vicino a noi) durata ben mezzo secondo, è stato il momento del grande esordio del sacco lenzuolo.

Spogliarsi al buio con le torce frontali non è un grosso problema, ma imbustarsi nel sacco lenzuolo senza che tocchi terra (cioè lo sterrato), salire sull'amaca con le gambe imbustate senza ribaltarsi e senza toccarne direttamente il tessuto con la testa (pulci!) e trovare la posizione giusta non è impresa da poco.

La posizione giusta, in realtà, non esiste. Si può trovare il modo di tenersi fermi e non cadere, ma poi la gravità si farà sentire, e si dovrà per forza girarsi in qualche modo. Ogni amaca è numerata e ha un armadietto abbinato, ma non mi sono fidata più di tanto, così ho "dormito" con il portafoglio, il cellulare, il kindle e il passaporto imbustati nel sacco lenzuolo con me.

Ci sono solo 5 bagni, 5 docce divise da muretti che mi arrivano all'altezza del petto (viva la privacy), 2 lavabo e 1 specchio per tutto il campeggio ( il più grande e affollato del parco), e dato che purtroppo alle prime luci dell'alba siamo già tutti svegli, è inevitabile fare lunghissime code per qualsiasi cosa.

Tra la coda per lavarsi i denti e la coda per prenotare la colazione (a scelta tra bavose uova strapazzate e un'omelette con i peperoni che neanche Aldo Baglio), il mio compare di amaca sulla destra e quella sulla sinistra mi fissano insistentemente.

"Cosa?"
"Dobbiamo darti una notizia. Brutta"
"..."
"C'è una blatta enorme nel tuo armadietto"

Credevo esagerassero, ma poi ho aperto l'anta e uno scarafaggio grosso come il palmo di una mano mi ha schiaffeggiato.
Il problema andava risolto. Così ho fatto l'unica cosa da fare in questi casi: togliere tutti i miei effetti personali il più in fretta possibile, richiudere l'armadietto e andarmene.

Partiamo in quattro battitori e risaliamo la costa per cercare un campeggio più dignitoso. I primi due che incontriamo sono anche peggio.  Poi, a una decina di minuti dalla spiaggia La Piscina, un miraggio: prati verdi, casette rosse con il tetto di paglia, zanzariere candide, tutto pulito e ordinato.
Decidiamo di tenere duro per un'altra notte a Cabo San Juan e di spostarci il giorno dopo, per venire incontro alla metà gruppo di ritorno dalla Ciudad Perdida.

Tornando, ci fermiamo al chiosco degli indios di La Piscina per la prima birra fresca della giornata.
Sono solo le dieci del mattino.
Share:

Posta un commento

Designed by OddThemes | Distributed by Blogger Themes