Giorno 4 - Medellin


Avevo capito che sarebbe stata una buona giornata dal primo caffè bevuto nel patio verde e pieno di piante, mentre aspettavo gli altri per la colazione. Non mi è pesato nemmeno essere sveglia così presto, e il caffè non era così male.

Abbiamo preso tutti i mezzi che si potevano prendere a Medellin, dalla metropolitana alla funivia che hanno costruito i francesi, dagli autobus azzurri di linea con i Metallica on air fino alle tre rampe lunghe e ripide di scala mobile che portano alla Comuna 13, dove Pablo Escobar andava a rifornirsi di pregudicati truci e dove abitava Limon. Adesso è un quartiere pieno di graffiti colorati e di gente che balla in strada. Una favela a cui si arriva in scala mobile.

A Medellin ci sono ancora i soldati per strada, e la predilezione dei colombiani per le torte a più piani ricoperte di panna e glassa dai colori radioattivi arriva alla sua massima espressione.
È stato bellissimo. Medellin è bellissima. Ho camminato tantissimo, fatto un sacco di foto, e mi sarei portata a casa con me almeno quattro bambini, e non sono particolarmente fan della categoria.

C'è voglia di ricominciare, e mi sono sentita felice anche quando hanno cominciato a farmi male i piedi.

Quasi tutto il gruppo e anche quattro francesi che erano lì per caso mi hanno vista mentre andavo in mutande a buttarmi sotto una delle due docce con l'acqua calda (di quattro  totali, mica potevano avercela tutte), perché "tanto, chi vuoi che mi veda?". Ma, se qua le camere erano da otto, sembra che a Cartagena saranno da dieci. E passa subito la paura.

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