Reckless


We are the reckless
We are the wild youth

Domani, cioè oggi, parto per l'Uganda. Ho una sveglia tra tre ore e uno zaino pieno fino a scoppiare.
Non riesco a dormire, ma è un non dormire bello.

Sto pensando alla città vuota e agli aperitivi in centro in una calma irreale, alle serate guardando Lo Squalo e Indiana Jones mentre stiravo in cucina, ai bagni nel lago, alle cime delle Dolomiti alle sei del mattino, alla mia prima scalata, quando alle otto c'erano i tedeschi col pile e io in crop top, alla birra media alle dieci di mattina in un rifugio, dopo una ferrata, ai messaggi su What'sApp alle due di notte sul letto sopra del castello, e al mio amico che al mattino dormiva con una mano nel pacco e non vedevo l'ora che si svegliasse per sfotterlo, e poi alla gente che se ne fregava della mia diffidenza e mi abbracciava parlandomi in bellunese e offrendomi cibo ipercalorico e grappa, "Mangia, che devi andare in Uganda".

Quando tornerò sarà già settembre, e tutto questo sarà già passato.
Chissenefrega, domani vado in Uganda.
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