Serata "Albero"


In termini strettamente spettacolari niente batteva le serate "Albero". Erano eventi abbastanza rari, e le macchine, vecchie o nuove che fossero, arrivavano tutte in anticipo per mettersi in mostra. L'idea originaria era di legare un albero di Natale vero al tettuccio del veicolo, come se la squadra fosse una famigliola felice che se lo portava a casa da un bosco. Ma, così come il bicchiere di carta si era evoluto in un vero e proprio banchetto, ben presto un semplice pino non era più bastato. Di solito le squadre usavano alberi artificiali, legati per il lungo sul tettuccio, il tronco che sporgeva sul cofano, assicurati al paraurti con dei cavi. Fin dalla primissima serata "Albero" hanno cominciato ad addobbare i rami con striscioline di stagnola. C'era chi fissava sulla punta delle stelle luccicanti che ciondolavano sul bagagliaio. Chi incollava o legava con il fil di ferro palline e altre decorazioni. Le parate cominciavano anche sue ore prima della partita. Sul tettuccio, gli alberi lampeggiavano di lucine colorate, alimentate da un cavo collegato attraverso un finestrino all'accendisigari o direttamente alla batteria. Le autoradio sparavano canti natalizi ad altissimo volume. Nell'istante in cui si apriva la finestra di gioco, le lucine si spegnevano di colpo. Le autoradio tacevano. Le squadre si sparpagliavano e aveva inizio la caccia vera.
È stato un 21 dicembre grigio e umido, con la nebbia che sembrava pioggia vaporizzata. Poi però quel tramonto supersexy, con le luci gialle delle finestre e del traffico e il cielo viola. Voilà.
Come essere arrivata fin qui senza riuscire ad andare al cinema e non avere ancora beccato neanche uno spoiler di Star Wars.
 Spegnendo le lucine natalizie, le auto da "Albero" diventano nere, irsute, taglienti... dei mostri. Il tintinnio delle palline e delle decorazioni è l'unica, flebile traccia della loro presenza. Capita che una squadra passi accanto a quello che nel buio sembra solo un cespuglio o una siepe, e di colpo nello specchietto retrovisore lo vede accendersi di mille colori. Uno stridore di gomme, e la massa di lucine e colori lampeggianti gli è addosso, li sperona, per poi sparire di nuovo nella notte.
È difficile? Hai voglia. È bello? Ha il suo perché. Ne vale la pena? Sicuro. Nonostante le quattro del mattino a tenermi sveglia con le note vocali e la gomma tagliata di sabato notte.
E a casa l'albero di Natale è piazzato acceso davanti alla finestra, perché si riesca a vedere da almeno ottocento metri di distanza. Come le torri di controllo di Malpensa.
 All'indomani di una serata "Albero" le strade luccicano. Scintillano. Capelli d'angelo dorati e argentati che si agitano al vento. Palline di vetro ornamentali sbriciolate dal passaggio dei pneumatici.
Sì, insomma, domani vediamo. Intanto, qualcuno ha pensato a me in giro di notte e mi ha comprato il crick.
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