Gotham


Cercavo fondamentalmente una scusa per stare un po' sul divano e, siccome lo davano in chiaro su Italia1, in una fredda sera di dicembre ho iniziato a guardare Gotham.
È una splendida idea, mi avevano detto. Ti piacerà, mi avevano detto.
Ma forse è stata colpa mia, che già volavo altissimo e mi immaginavo una cosa cupa e violentissima, un po' Prison Break, un po' Breaking Bad, un po' Fringe e un po' Batman Returns.
Non era facilissimo essere all'altezza delle aspettative, insomma.
Per farla breve e indolore, mi innervosisce la luce degli esterni perché non si capisce mai se c'è il sole o la nebbia e sembra l'aria di Pechino, il protagonista, che una volta faceva Ryan in The OC, e che io continuo a chiamare Ryan, i senzatetto secondo la Fox, che sembrano più che altro usciti da uno shooting di Vivienne Westwood (se hai la faccia un po' sporca, allora sei un senzatetto), le occhiaie di Pinguino perché ne ho di più io, e il ragazzino saputello che fa Bruce Wayne.
Vai un po' a sbucciarti le ginocchia, Bruce.
Ma la cosa migliore di tutte è il doppiaggio italiano.
Un capolavoro del fantacongiuntivo, tradotto quasi sicuramente con Google Translate e ricontrollato da una squadra di macachi con la tendenza a chiudere arbitrariamente tutte le vocali.
Spiccano neologismi come boy toy (toy boy?), mentre qualcuno sentenzia convinto che l'imperatore non ha i vestiti (si dice "il re è nudo", porca miseria!). Nella puntata di ieri sera, durante una scena (molto) soft porno lesbo, sono state dette delle cose che sarebbero state perfette in un dialogo di The Lady.
Quindi ovviamente me lo guarderò tutto, almeno riderò molto, e per la violenza dovrò aspettare Suicide Squad.

«E allora, ti è piaciuto?»
«EHM...»
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