Firenze, last day


Mi sveglio in preda a una strana sensazione: ho dormito, e ciò è bellissimo. Asfalto il pane tostato e lo ricopro di marmellata con precisione e leggiadria degne di Botticelli.
Andiamo prima a vedere il Duomo, poi a infilare monetine sotto la lingua del cinghiale di bronzo (momento immortalato in una foto che è stato ritenuto opportuno non mostrare), poi a sfottere i pregiati capi dell'Angolo Imbarazzo di H&M (temo fossero speciali creazioni in vista del Capodanno).

Dopo una rapida apparizione in albergo per pigiare di nuovo i miei effetti nell'esiguo trolley e consegnare le chiavi della stanza, torniamo motivatissimi al posto dove pimpano i panini per farci pimpare il panino più pimpato che abbiano mai pimpato. Quando arriviamo, ci riconoscono.

Camminiamo per i vicoli finché le gambe ci portano, poi ci sediamo in Piazza della Signoria, dove scopriamo l'esistenza di un canuto, occhialuto avvoltoio, stipendiato per cazziare chiunque si metta a fare foto poco consone con le statue. Scopriamo anche che è proibito limonare duro in prossimità di esse.

Sono le sette di sera, ci pesa il culo e non abbiamo un giaciglio dove giacere.
Decidiamo di fare un aperitvo.
In un vicolo, troviamo una vineria: otto euro per un vaso di fiori pieno di Chianti rosso e un buffet che offre tutto quello che sta tra la zucchina grigliata, le bruschette abbondantemente spalmate di patè di tutti i tipi, e la trippa. Possiamo chiamarlo il Paradiso del Toscanaccio.

Seduti con noi, ci sono tre pittoreschi personaggi. Inizialmente mi irritano, poi, grazie al Chianti, inizio a cogliere il lato divertente della faccenda.
Uno di loro ha ordinato uno Spritz. In una vineria toscana.
La ragazza, dopo pochi sorsi di vino, ha un tono di voce tra l'alto e l'altissimo e ha bisogno che le si spieghino tre volte anche i concetti più semplici. Poi inizia a shakerare le spalle e far oscillare la testa, infine a cantare (ahimè, c'era musica dal vivo).
Gli altri due la sfottono allegramente.

Ci presentiamo alla reception con l'alito che sa di Chianti e di bruschetta.
I nostri due troley sono gli unici rimasti ad aspettarci, tristi sulla porta del deposito.
Sul Frecciarossa non abbiamo i posti vicini, ma sembra che dopo una certa il concetto di posto prenotato sia relativo.

Mi mancherà chiedere indicazioni alle persone solo per sentire il loro accento toscano.
Share:

Posta un commento

Designed by OddThemes | Distributed by Blogger Themes