A better reality


È l'ultima notte del 2016.

Ci sarebbero tante cose che potrei scrivere, ma credo che a vederle lampeggiare in nero sullo schermo bianco mi sembrerebbero quasi tutte troppo drammatiche o stucchevoli.
È stato un anno difficile, il 2016.

Ho visto gli anni 80' sparire pezzo per pezzo, portandosi via la mia infanzia. Non pensavo che crescere sarebbe stato così traumatico.
Così, due giorni fa sono andata dal tatuatore con un disegno a tema Star Wars. A Carrie Fisher, dopo che mi ha insegnato che per essere una principessa non devi per forza vestirti da meringa e essere carina e accomodante, un po' glielo dovevo.

È un mondo diverso, rispetto all'anno scorso. Fa più paura. È più maschilista e la politica è peggiorata. Ci sono state persone che mi hanno buttata via, che mi hanno fatta sentire un trofeo, che mi hanno fatto credere che a neanche trent'anni dovrei sentirmi in competizione con quelle di cinque, dieci anni meno di me.
Eppure, credo anche di aver fatto cose bellissime.

Ho visto correre una giraffa e l'alba sul Nilo, ho imparato a stare con gli altri anche se non li conosco, e vivono in altri posti e fanno vite che non c'entrano niente con la mia. Sono quasi annegata e ho guardato negli occhi un gorilla. Ho imparato a stare da sola. A fare come se non fossi stanchissima e non avessi paura di niente, anche quando vorrei scappare urlando.
Sono stata in giro per Londra da sola, ascoltando Fabri Fibra in metropolitana a mezzanotte.
Qualcuno dice che sia diventata più figa.
E pazienza per le persone che se ne sono volute andare. Magari ne arriveranno altre che invece preferiranno restare.

È l'ultima notte del 2016, e mi va di essere cautamente ottimista, e sperare che l'anno prossimo andrà meglio.
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