Gods of Suburbia


Ho sempre avuto un debole per ottobre, e anche adesso non riesco a smettere di fotografare i cieli autunnali, le chiome degli alberi con i pali della luce che stridono, i doppi vetri delle finestre dell'ufficio che danno sul cortile interno, dove puoi vedere i corrieri che si perdono e smadonnano, e continuano a girare intorno mettendosi le mani nei capelli, senza capire da che parte devono salire per portare le cose.

Quando ero piccola, guardavo Hocus Pocus. Alle medie si usciva in gruppo alla sera a suonare i campanelli, scappare e ridere. Più tardi si faceva il gioco della bottiglia, ma non riuscivo mai a limonare quello che mi piaceva.

Due anni fa le creepers mi facevano male ai piedi, ogni passo una stilettata al tendine di Achille.
L'anno scorso ho accompagnato mio nonno al cimitero, con il baule della macchina pieno di crisantemi. Sono entrata nei vialetti con le ruote che affondavano nella ghiaia e gli specchietti che facevano il pelo alle croci e agli angeli di granito. Lui faticava già a camminare, ma quel giorno si sentiva bene e ridevamo.

Sono sempre stata felice, in ottobre.
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