Noir


Serata letteraria, si era detto.
Bene.

Arriviamo puntuali a Cologno Monzese, in una via anonima tra i casermoni, in cui non c'è un'anima, solo macchine parcheggiate. L'indirizzo è giusto.
Nel cortile di un condominio c'è il furgone di Itineraria, il cancelletto è aperto e noi entriamo. Su quella che ha tutta l'aria di essere la porta di un garage, c'è un foglio formato A4 da cui possiamo dedurre che sì, siamo nel posto giusto.
Per un attimo, valuto l'idea di scappare. Ma dietro di noi sta arrivando una persona, così entriamo.

Le pareti sono rivestite di libri e di foto, sono riusciti a ricavare un mini palco e una mini platea di sedie scompagnate, alcune persone stanno apparecchiando un buffet su due tavoli più in là.
Sembrano conoscersi tutti.
Mi vergogno da morire.
Origliando, scopriamo che sono ben diciotto (18) anni che si replica la serata che sta per cominciare.
Perché non mi si aprono le piastrelle sotto i piedi?
Tutti portano jeans e maglione, io vestitino e cappotto nero.
Ottimo. Giusto per sentirsi abbastanza fuori posto.
C'è un cagnolino peloso, in giro. Cerchiamo di attirare almeno la sua attenzione ma neanche lui ci considera.
Finalmente, arrivano Cinzia Alibrandi e Andrea Pinketts, finalmente qualcuno lo conosciamo anche noi. Pinketts ha una giacca rossissima e la cravatta natalizia e kitschissima, Cinzia e io siamo quasi vestite uguali.
Meno male.

Si spengono le luci e gli autori parlano, i padroni di casa, leggono qualche brano. Siamo tutti attenti e zitti ma ridiamo spesso. E passano due ore, così.
Quando si riaccendono le luci sono meno sulle spine, cerco di fare ampi sorrisi alle persone, anche se probabilmente ho più l'aria di essere mentalmente instabile, che rilassata.
Hanno preparato pasta al pesto e ravioli

«Mettici il formaggio, che è la morte sua»

la bombola del gas era finita e se li sono fatti cucinare dal ristorante là sopra (ebbene sì).
Bevo un po' di vino, giusto «per fare un po' di sangue», inizio a spiccicare qualche parola.
Sono tutti molto carini con noi, forse perché noi abbassiamo l'età media.
Così, verso mezzanotte, brindiamo all'anno nuovo con tutti questi sconosciuti carinissimi.

Quando iniziamo a valutare l'idea di andare a casa, arriva un chitarrista pazzo con gli occhiali e i capelli bianchi raccolti in una coda di cavallo spelacchiata. Così ci risediamo.
È l'una passata quando un signore sui sessanta dà il segnale per la ritirata:

«L'è bel sentì sunà la ghitara, ma duman a  l'è giuidì!»

Salutiamo, ringraziamo e ce ne andiamo alla spicciolata.
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2 commenti :

  1. Ho letto il tuo profilo e già mi piaceva...ma il blog..beh, una rivelazione!
    Complimenti!
    Laura@RicevereconStile

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