tag:blogger.com,1999:blog-56047147873657089362024-03-05T10:23:21.386+01:00BIANCO E NERORIMMELvetrina in allestimentobiancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.comBlogger539125tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-56705335364390586632021-06-06T16:38:00.002+02:002021-06-06T16:38:36.560+02:00Giorno 17 - Notturno tropicale<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnPBAd6GOYge-i2xdEjfFh9zhIsyMMhs9zhBD8UJsn4mhkDNVigx4Tg0zaZIZ_SHbF0EP27ghzcdauG6Echp3pcVMD_wTmz1Xu9ZDg6AwwwI49j6FuIgVClidqvntRsUK41RI9ecj9r7g/s2048/IMG_20190819_182042.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnPBAd6GOYge-i2xdEjfFh9zhIsyMMhs9zhBD8UJsn4mhkDNVigx4Tg0zaZIZ_SHbF0EP27ghzcdauG6Echp3pcVMD_wTmz1Xu9ZDg6AwwwI49j6FuIgVClidqvntRsUK41RI9ecj9r7g/w640-h480/IMG_20190819_182042.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>E che cosa fai quando un'inquietudine ingestibile ti divora da dentro e tu sai che non è proprio il caso perché ti trovi in un paradiso tropicale?</p><p>Essenzialmente, passi le serate bevendo una birra dietro l'altra. Abbiamo conosciuto una coppia di ragazzi di Faenza e li abbiamo adottati. Lui fabbrica shampoo ed è pelato, con lei ci siamo fatte vicendevolmente da palo nei frequenti momenti in cui siamo andate a fare pipì nella toilettedietro al chiosco, con la porta che si chiudeva sempre peggio fino a che non si è chiusa più e abbiamo a turno pisciato con la porta aperta, mentre una delle due stava davanti. Certe cose uniscono, ci siamo giurate eterna amicizia, non ci siamo viste mai più. Non mi ricordo nemmeno come si chiamasse, ma le sarò sempre grata.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiABgZXOUxRmTMeDx3Dkmvi7P8UXsSozAqR3yyhtvDlGHUO2uTz7OWNOM52LX-4HgzI8rXmFJQGPg-D8Ld6pcHdGVwRuW4FAS17NW-fkqnc8C2iU4neo1VWpXTetRQNHnduK8JaHu-RQHI/s2048/IMG_20190819_151307.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiABgZXOUxRmTMeDx3Dkmvi7P8UXsSozAqR3yyhtvDlGHUO2uTz7OWNOM52LX-4HgzI8rXmFJQGPg-D8Ld6pcHdGVwRuW4FAS17NW-fkqnc8C2iU4neo1VWpXTetRQNHnduK8JaHu-RQHI/w640-h480/IMG_20190819_151307.jpg" width="640" /></a></div><br /><p>Di giorno si nuota, si fanno cose come cercare di scendere a toccare il carapace di una testuggine di mare (non ci sono riuscita, era troppo profondo) o si ozia a palpebre socchiuse guardando il sole che filtra tra le foglie.</p><p>Una sera ci facciamo portare con la barca sull'altro lato dell'isola, per guardare il tramonto. Di là ci sono tre resort lussuosi, molte famiglie e coppiettine che sono lì da giorni e giorni e non hanno mai cambiato gli Euro che avevano nel portafoglio. Sinceramente, preferisco stare di qua. E pazienza per <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/04/giorno-15-topi.html" rel="nofollow" target="_blank">i topi</a>.</p><p>Ceniamo in un ristorante dove non manchiamo di farci riconoscere, ma tornando all'imbarcadero le cose prendono una brutta piega. Ormai è più che buio, la marea si è molto ritirata e il mare si è ingrossato. A nessuno va di riportarci indietro in barca. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8WJ6RR8iV1ZM1osyyLupxAg5wRW4Zo_lU7wTZIdjKenOMDz3w_pjTe5mub3x6dOGtjsNQGaH_8QpV7RlqOcFzsz60MNgMPANOCKVfB7tTSTIkCRKyh6sxUxvMuUmrQah2uGFhglDKnec/s2048/IMG_20190819_115511.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8WJ6RR8iV1ZM1osyyLupxAg5wRW4Zo_lU7wTZIdjKenOMDz3w_pjTe5mub3x6dOGtjsNQGaH_8QpV7RlqOcFzsz60MNgMPANOCKVfB7tTSTIkCRKyh6sxUxvMuUmrQah2uGFhglDKnec/w640-h480/IMG_20190819_115511.jpg" width="640" /></a></div><br /><p>Non serve offrire soldi, non serve pregare e nemmeno supplicare. Nessuno ci riporterà.</p><p>Però c'è un sentiero, che taglia l'isola e arriva fino all'altro lato, ci si arriva dalla spiaggia e si passa dietro ai resort. C'è una rete con un cancelletto, dove c'è scritto assolutamente di non incamminarcisi dopo le 20. Sono le 23 e siamo tutti in ciabatte, ma non c'è alternativa a questo punto.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXq9b6fV5UGEf1Qlk7wgJhHdXWZojM6HRCSWBX9nCFaaWdw1T2elbqQ3G9mqXaRIETlfZW2LX-nTvnYAe3ENzMdy1DEnH7SRqQb6e77G01-ASPhat1a4T4_VMbRkX3b0uiRXqURmTf0RY/s2048/IMG_20190820_193255.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXq9b6fV5UGEf1Qlk7wgJhHdXWZojM6HRCSWBX9nCFaaWdw1T2elbqQ3G9mqXaRIETlfZW2LX-nTvnYAe3ENzMdy1DEnH7SRqQb6e77G01-ASPhat1a4T4_VMbRkX3b0uiRXqURmTf0RY/w640-h480/IMG_20190820_193255.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Il sentiero sale sui fianchi dell'isola, nel buio più totale. Noi andiamo avanti in fila indiana con le torce dei cellulari, tra i rami, le rocce e le pozzanghere. Ogni tanto qualcuno viene sfiorato da qualcosa e partono delle urla isteriche. È meno semplice di quanto si poteva ipotizzare, o forse lo è perché è notte e siamo in ciabatte. I rami mi stanno devastando le gambe, fa un caldo micidiale e mi gratterei le braccia fino a staccarmi la pelle. Per fortuna però in alcuni punti bisogna tenersi a una fune, e ho le mani occupate. Dopo quanto non saprei dirlo, la vegetazione si dirada e il suolo diventa pianeggiante, e ci troviamo in un prato d'erba che ci arriva più o meno alla vita. Mi aspetto quasi che arrivino i velociraptor, invece da lontano vediamo le prime luci.</p><p>Quando al chiosco dello Scuba Diving ci vedono comparire da dietro, rimangono un po' perplessi. Io rido e mi metto a correre verso il mare, per sciacquarmi via tutto e cauterizzare i graffi.<br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-51793721036918392912021-05-26T02:05:00.006+02:002021-05-26T02:08:26.256+02:00Giorno 16 - Perhentian<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA8E9oo2437av32fk4vabEOVjy-4thz_i7f0gaXprYuj7kq3ZTtR2QwBXKgYGxLy7UFK8BpjfYaUkCeogymuW1rVctn_xFLCXahqy_7l0jW9MM7Gnoc6YOgqdqkYFytbVEGphLF1n144k/s2048/IMG_20190819_162638.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgA8E9oo2437av32fk4vabEOVjy-4thz_i7f0gaXprYuj7kq3ZTtR2QwBXKgYGxLy7UFK8BpjfYaUkCeogymuW1rVctn_xFLCXahqy_7l0jW9MM7Gnoc6YOgqdqkYFytbVEGphLF1n144k/w640-h480/IMG_20190819_162638.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Le Perhentian sono un arcipelago di piccole isolette nel mare turchese. Da quando siamo arrivati, non ci siamo più messi le scarpe.</p><p>Siamo fuggiti dal campeggio dei topi, letteralmente di corsa. Sono venuti a chiamarmi mentre stavo facendo il bagno e sono corsa via con gli altri in bikini e zainone verticalone in spalla, tenendomi in vita il sarong fradicio. Il nuovo campeggio è più economico e incredibilmente più carino, segno che ci siamo fatti bellamente fregare con il precedente. Non ho più un coinquilino, ma due, e un bagno dove non mi ritrovo il dentifricio sui piedi se lo sputo nel lavabo.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg89fRV8RYFRJug34vK55mS2J4FAjg2QimaJb_6sI6HwhP6VR4ZW8POFOqcNmePMuEgXp4prqZ7d6pcpJXVNYewK5Jnq4Q7EGRjdANNt1TGG8LgPH1WHZWl3iIUnMw6BFRWCCCXvKyUUWo/s2048/IMG_20190819_172939.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg89fRV8RYFRJug34vK55mS2J4FAjg2QimaJb_6sI6HwhP6VR4ZW8POFOqcNmePMuEgXp4prqZ7d6pcpJXVNYewK5Jnq4Q7EGRjdANNt1TGG8LgPH1WHZWl3iIUnMw6BFRWCCCXvKyUUWo/w640-h480/IMG_20190819_172939.jpg" width="640" /></a></div> <p></p><p>Passiamo le serate a bere una birra dopo l'altra al chiosco in riva al mare, il mattino saltiamo su qualche barchetta con la faccia verdastra. Siamo sempre in acqua, sono abbronzata come sono stata raramente nella vita, e biondissima. Ci sono tartarughe marine grandi come tavolini, e a Shark Point nuotano degli squaletti grandi come una delle mie pinne. Dovrei essere completamente felice, invece ogni tanto mi divora da dentro un'inquietudine ingestibile.</p><p>Sono lì sdraiata con la sabbia tra i capelli a fissarmi i capillari delle palpebre, e sbam.<br /></p><p></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-48062984458900993102021-04-26T17:16:00.000+02:002021-04-26T17:16:11.646+02:00Giorno 15 - Topi<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1mZHYlepWX8K715Wx9JtBLm2QAG92bX3xUqWwaYZILTawj9JUqoSicnZC95JcMU3NG7e21BZTibOWSGVGJf2zOIhfeObgSfmYTeWCQHkMCEIU9E3z9IXAzM73gfr-k-GcitP-vpx87UA/s2048/IMG_20190818_070853.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1mZHYlepWX8K715Wx9JtBLm2QAG92bX3xUqWwaYZILTawj9JUqoSicnZC95JcMU3NG7e21BZTibOWSGVGJf2zOIhfeObgSfmYTeWCQHkMCEIU9E3z9IXAzM73gfr-k-GcitP-vpx87UA/w640-h480/IMG_20190818_070853.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Il letto è corto e scomodissimo, e tanto per cambiare il materasso è sfondato al centro. La biancheria sembrava un po' umida, quindi mi imbusto nel sacco lenzuolo. Rimango a lungo a fissare la luce che filtra dalle assi delle pareti, prima di addormentarmi.</p><p>Sento il frusciare di un sacchetto di plastica nel buio, socchiudo gli occhi, deve essersi svegliato il mio compagno di stanza, penso, senza registrare che invece il letto a fianco al mio è occupato. Mi riaddormento.</p><p>Mi svegliano delle voci, fuori. La luce che filtra tra le fessure del legno adesso è bianca: è mattina, molto presto. Penso che a svegliarmi siano stati i lavoranti della lavanderia subito dietro al bungalow, "Non c'è pace a questo mondo", e tento inutilmente di tornare a dormire. Poi, una piccola parte consapevole della mia coscienza si accorge che le voci parlano italiano, e che sono voci che conosco.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1bVWD6fThvGh6s-5zIv9v9TH2D-cuxGoLeA2rL1EvVeMtl8Kfq0tiNtz2ZOlyddlf8Wc022OJGju3PwfsdQvV3KGGAlYIW3_mRlyhWTIQ-9TI-z0gw8uoBsB7AgiJPG3c7doY62IgWAM/s2048/IMG_20190818_065320.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1bVWD6fThvGh6s-5zIv9v9TH2D-cuxGoLeA2rL1EvVeMtl8Kfq0tiNtz2ZOlyddlf8Wc022OJGju3PwfsdQvV3KGGAlYIW3_mRlyhWTIQ-9TI-z0gw8uoBsB7AgiJPG3c7doY62IgWAM/w640-h480/IMG_20190818_065320.jpg" width="640" /></a></div><p><br />Apro la porta su un cielo color malva dietro alle palme. Ci sono due ragazze, quella secondo cui <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/02/giorno-10-il-mercato-notturno-di-kota.html" rel="nofollow" target="_blank">non sarei abbastanza femminile perché non possiedo scarpe col tacco</a> e un'altra, anche loro in pigiama, ma molto più sconvolte. Non faccio in tempo a chiedere cosa succede.</p><p>"In camera nostra ci sono i <i>topi</i>!"</p><p>"Mi sa anche nella mia. Abbiamo un sacchetto con dei biscotti... in questi posti capita"</p><p>"Ma io l'ho <i>visto</i>! Sono andata in bagno ed era lì! Ti prego, vieni tu e lo cerchi?"</p><p>"Non sarà rimasto lì ad aspettare. E se anche vengo e lo trovo, poi cosa faccio?"</p><p>"LO PRENDI!"</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUHHcOPZXxNohy5mR5KLWSa4HJ2RNtn1l5faoiEsg2FRFyWbQhvac_UuUBL0L-eNgTt_MV_XUuPcqV1y5RZABM6Bw9oSu9ILCYGoFkwaHPz2OUSmXykF_BNp3TZ2vbRsdOUpCXnFcwpkY/s2048/IMG_20190818_065457.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUHHcOPZXxNohy5mR5KLWSa4HJ2RNtn1l5faoiEsg2FRFyWbQhvac_UuUBL0L-eNgTt_MV_XUuPcqV1y5RZABM6Bw9oSu9ILCYGoFkwaHPz2OUSmXykF_BNp3TZ2vbRsdOUpCXnFcwpkY/w640-h480/IMG_20190818_065457.jpg" width="640" /></a></div><br />Vorrei tantissimo smarcarmi e tornare a dormire, ma è chiaro che non andrà così. Capisco che la cosa migliore è andare a cercare il roditore, appurare che è scappato chissà dove al primo strillo, e magari tornare a letto. Intanto, sono in pigiama sulla soglia e ho lasciato la porta aperta dietro di me, da dentro arriva una voce sepolcrale<p></p><p>"Scusa, non volevo svegliarti. Le ragazze hanno un topo in camera, e..."</p><p>"Sì, chiudi la porta"</p><p>Lancio un'occhiata che vorrebbe significare "Visto? È così che si deve prendere una situazione del genere", ma non viene colta. Così, procediamo alla fallimentare perlustrazione ("Ti dico che c'era! Fai qualcosa perché io lì non ci entro più"), ma il mio ruolo nella vicenda in qualità di unica altra persona sveglia alle cinque del mattino non è ancora terminato:</p><p>"Andiamo alla reception e diciamo che non qua non ci dormiamo?"</p><p>"No"</p><p>"Ti prego, andiamo là e glielo dici in inglese?"</p><p>"Ma perché devo dirglielo io? Lo sai anche tu l'inglese!"</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg78lDSq2Ss21D2LcOXyGDNMBhe8pyMpM3aztaGtQi34pWfRHG-ivT7j1u7_kJTLuX65GcU4OfJ-SCeNo5T5J29rJwt18UbQbuJPXZGYYh6NopqOaBElm_qXisFg2iotAV3DDcl0g8qW-I/s2048/IMG_20190818_065517.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg78lDSq2Ss21D2LcOXyGDNMBhe8pyMpM3aztaGtQi34pWfRHG-ivT7j1u7_kJTLuX65GcU4OfJ-SCeNo5T5J29rJwt18UbQbuJPXZGYYh6NopqOaBElm_qXisFg2iotAV3DDcl0g8qW-I/w640-h480/IMG_20190818_065517.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Scazzata a livelli inimmaginabili, mi incammino verso la reception del campeggio con le due che mi seguono come degli anatroccoli, una a cui forse la vista del topo ha tolto per sempre l'uso della parola, l'altra che continua a lamentarsi con un tono di voce tra l'alto e l'altissimo. Lì trovo un paio di locals ancora più scazzati di me, che liquidano la questione con "La reception apre alle dieci" (ore 5:45 circa).</p><p>Al secondo "La reception apre alle dieci", me ne vado con un'alzata di spalle e le altre due sempre alle calcagna. Ormai è chiaro che non si dorme più.<br /></p><p>"Ma dove vai?"</p><p>"A prendere la macchina fotografica"</p><p>"Ma perché?"</p><p>"Per fare delle foto"</p><p>Il lilla del cielo sta scolorando, il mare è piatto come una tavola. Sembra il fondale di un vecchio film sui pirati, uno dei primi in technicolor. Il silenzio è rotto solo dalla ragazza che continua a parlare tutta concitata, girandomi intorno. E che, tornando, riesce finalmente nell'intento di svegliare tutto il campeggio. Viene fuori che naturalmente i topi sono anche in altre stanze, e che una ragazza è stata morsa al piede (e questo è oggettivamente un problema). </p><p>Decidiamo di aspettare un orario più consono, capire come portare lei su un'altro isolotto dove potrà essere visitata da un dottore, battere tutti i campeggi dell'isola per trovare un'altra sistemazione, per poi fuggire. I dettagli vanno un po' rivisti, ma il piano c'è.</p><p>La porta del mio tugurio a quel punto si apre, e ne esce il mio coinquilino, tutto stropicciato:</p><p>"Ma si può sapere cos'è questo casino? Vi mancano solo le scope e i calderoni"</p><p>"Non prendertela con me, è dalle cinque che cerco di tirarmene fuori"</p><p>"Vieni, andiamo a cercare un posto dove fare colazione"</p><p>Ci avviamo sulla battigia, tutti e due in pigiama. In fondo alla baia, troviamo un diving club dove fanno dei pancake pazzeschi.<br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-36689521677232403322021-04-11T23:49:00.000+02:002021-04-11T23:49:51.106+02:00Giorno 14 - Molto lontano<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0wbM3hu4IWcEA9i-hbSCr6hpeMQ_CYacpsOgfPXlWpAbd3GNOfm8rSlQLEzi7WBmZqxG5M1PXKxFPAjZNGfNKVqB2DsAQTk7AoClKzrzSVgU-rtu4D6L7Y45F46CO1mvS2ebxX83Jy5A/s2048/IMG_20190817_172008.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0wbM3hu4IWcEA9i-hbSCr6hpeMQ_CYacpsOgfPXlWpAbd3GNOfm8rSlQLEzi7WBmZqxG5M1PXKxFPAjZNGfNKVqB2DsAQTk7AoClKzrzSVgU-rtu4D6L7Y45F46CO1mvS2ebxX83Jy5A/w640-h480/IMG_20190817_172008.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Un altro volo interno che rischiamo seriamente di perdere, un'altra corsa in aeroporto. Atterriamo in un posto dove non è possibile nemmeno cambiare i soldi.</p><p>Un altro van scassato che taglia un paesaggio un po' desolato, dove a caso sorgono ville in cemento in puro stile Casalesi. Facciamo una tappa per sfamarci con delle patatine fosforescenti, dei noodles e dei gelati semisciolti sotto una tettoia di eternit, cercando dei posti liberi sulle panche tra i camionisti.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1xSi5j2LkS-3B18YZJilK3rRtoKykXbVqZzLxTDx7lGum5fljVVX9GihhPyIDoerzHWivWyT4NEm3-uCrjqR-O9axB7FmuJ4z9e0vsc_NK_KnoQCH9ZRijLSot-ztVijcstPuQ3NOjqM/s2048/IMG_20190817_170641.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1xSi5j2LkS-3B18YZJilK3rRtoKykXbVqZzLxTDx7lGum5fljVVX9GihhPyIDoerzHWivWyT4NEm3-uCrjqR-O9axB7FmuJ4z9e0vsc_NK_KnoQCH9ZRijLSot-ztVijcstPuQ3NOjqM/w640-h480/IMG_20190817_170641.jpg" width="640" /></a></div><br />Arriviamo in un paesello di case squadrate in cemento color pastello e strade deserte (forse perché sono le tre del pomeriggio e fa un caldo micidiale). Riusciamo a farci cambiare un po' di soldi in un supermercatino buio con le corsie cieche a un tasso da strozzinaggio: sulle Isole Perhentian non ci sono uffici di cambio e non accettano carte di credito, ed è lì che stiamo andando. Molto lontano (spero) da tutto.<p></p><p>Dopo aver aspettato per un tempo indefinito in uno strano porticciolo piastrellato in verde, una barchetta lanciata a tutta velocità ci porta verso la nostra isola. Con un paio di virate brusche, le onde arrivano a infradiciare gli zaini, che abbiamo legato tutti insieme nella parte centrale della barca, ma non importa perché è troppo divertente. E quando arriviamo ci tocca comunque sbarcare molto lontano dalla spiaggia per via delle secche, su un pontile galleggiante prima e con i piedi nell'acqua poi.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJxLVV7isajagSA2vVr2kBx9MsvpzSeCeX-PSnoTdW2lIPRiMOYAzOUzW8VwbA1EKXnmm-G3rBohYD9hG_-XM_xAli0zUbxRfdhHWIl5w5WnyLDMCZ95AGzGMszMqypyuvq7e_AR1BIgk/s2048/IMG_20190817_171402.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJxLVV7isajagSA2vVr2kBx9MsvpzSeCeX-PSnoTdW2lIPRiMOYAzOUzW8VwbA1EKXnmm-G3rBohYD9hG_-XM_xAli0zUbxRfdhHWIl5w5WnyLDMCZ95AGzGMszMqypyuvq7e_AR1BIgk/w640-h480/IMG_20190817_171402.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Proprio sulla spiaggia, ci sono diversi bungalow più o meno spartani. I nostri sono chiaramente quelli più spartani, ovviamente non vista mare ma vista cucine e lavanderia. Individuiamo subito un chiosco dove comprare le birre e un negozietto per le noccioline e le patatine radioattive. Mi va benissimo così.</p><p>Avrei scoperto più tardi, nel corso della nottata, che non mi sarebbe andata benissimo così, a partire dal momento in cui mi sono lavata i denti e mi sarei trovata acqua e dentifricio dallo scarico del lavabo direttamente sui piedi.<br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-40959548839450018232021-03-28T03:02:00.003+02:002021-03-28T03:02:57.624+02:00Giorno 13 - Lavanderia a gettoni<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifgvZegg9DkS7fsAsPpFkVmPFSshe7VZtNqY81358FxFUsZIkPE3cOYFfKKQcdXQrf6cATPtws5X3qf1dOZ0ifz8xTP-loUG_ROo-D5XO9FmsYolZKD2rSk8toHZ3N01xRGhLCqnKU8Hg/s2048/rawpixel-1182768-unsplash.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifgvZegg9DkS7fsAsPpFkVmPFSshe7VZtNqY81358FxFUsZIkPE3cOYFfKKQcdXQrf6cATPtws5X3qf1dOZ0ifz8xTP-loUG_ROo-D5XO9FmsYolZKD2rSk8toHZ3N01xRGhLCqnKU8Hg/w640-h426/rawpixel-1182768-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Il viaggio per tornare a Kota Kinabalu mi fa rimpiangere quello di andata in cui avevo costantemente dovuto impegnarmi <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/03/giorno-11-mantanani.html" rel="nofollow" target="_blank">per non vomitarmi addosso</a>.</p><p>Inspiegabilente, come solo in Asia può succedere, rimaniamo incastonati nel traffico, e i tempi si dilatano. Mentre fuori dai finestrini il cielo scolora, noi litighiamo a bassa voce, sibilandoci nell'orecchio frasi come "Pensi solo a te stessa" e "Mi piacevi di più quando il tuo unico pensiero non era piacere a tutte" sottovoce, per non faci sentire. <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/03/giorno-12-paradiso.html" rel="nofollow" target="_blank">Il Paradiso è perduto.</a></p><p>Dividerò <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/02/giorno-10-il-mercato-notturno-di-kota.html" rel="nofollow" target="_blank">la cameretta rosa</a> da sedicenne con qualcun altro. Di solito non sono il tipo di persona che resta arrabbiata per molto, al massimo mezz'ora dopo aver litigato mi passa tutto e sono pronta a fare pace, invece stavolta passo tutta la sera a a parlare con chiunque a parte lui. Quando camminiamo, cerca di affiancarmisi, ma io lo lascio indietro. Siamo in sei a tavola, ma non lo guardo neanche.</p><p>Fatalmente, è di nuovo il momento di lavare i panni (da quando sono in Malesia, mi sembra di non fare altro), e abbiamo individuato una lavanderia a gettoni vicina all'ostello, così ci ritroviamo lì con bracciate di panni sporchi, qualcuno (io) ha <i>preso in prestito</i> una delle ceste di plastica per trasportarli, molti li hanno messi nelle buste della spesa, qualcun altro ha portato direttamente tutto lo zaino.</p><p>La lavanderia è praticamente all'aperto, e fa ovviamente caldissimo. Oltre a noi, è una folla di persone del posto. Una signora addirittura si addormenta sulla spalla di Davide mentre aspetta la fine del ciclo dell'asciugatrice. </p><p>"Ma lo sai che ho perso le cuffiette? Ci sarà qualcuno che me le vende all'aeroporto di questo posto?"</p><p>Faccio appena in tempo a formulare la frase, che vedo un auricolare bianco spuntare dalla tasca di un paio di pantaloni da trekking che stanno girando nell'oblò della lavatrice.</p><p>"Beh adesso avranno un suono più pulito. Ci andiamo a comprare una cassa di birre al 7eleven?"</p><p>Quando io e Fra torniamo con 24 birre, la serata prende la piega giusta. Siamo improvvisamente spensierati e ridiamo e ci scattiamo selfie (impubblicabili) insieme a sconosciuti tra montagne di panni sporchi e con le lattine di Tiger in mano. Ho addosso i Levi's usati che ho comprato al chilo a Parigi, tutti scuciti, e una canotta di Missoni perché non ho altro. Mi sta colando l'eyeliner.<br /></p><p>Adesso sono pronta a fare pace.<br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-84816849781584839882021-03-19T01:09:00.007+01:002021-03-19T01:19:23.616+01:00Giorno 12 - Paradiso<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFO_oKzlExDdKwVQMFqqVCjA_-3sHBGSbmyYSD9f1D17D56U0MDB4LO9PWii9Sybt7kddTntzIg7JLUuDQmJeOjzVNBTtjRj6BqTIWgg07SLLyXidRYZFGK4EidvXIGx34CWc4F63rhhs/s2048/manta+nani+3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFO_oKzlExDdKwVQMFqqVCjA_-3sHBGSbmyYSD9f1D17D56U0MDB4LO9PWii9Sybt7kddTntzIg7JLUuDQmJeOjzVNBTtjRj6BqTIWgg07SLLyXidRYZFGK4EidvXIGx34CWc4F63rhhs/w640-h480/manta+nani+3.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Il Paradiso Terrestre doveva assomigliare un po' a Mantanani.</p><p>L'isola è minuscola e quasi deserta, il mare di un azzurro che non sembra vero. Le barchette partono insieme dal piccolo molo nella laguna e si lanciano a tutta velocità, facendo a gara a chi arriva prima (può sembrare incredibile, visti i presupposti, <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/03/giorno-11-mantanani.html" rel="nofollow" target="_blank">ma riesco a non vomitare</a> durante la traversata).</p><p>Appena sbarchiamo, i nervi di tutti si distendono. Smettiamo di litigare tra di noi, passiamo il resto della giornata a fare il bagno a gruppetti.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEk2vB2NuHygk6JDELpx_Vxc8HAKskaCuk2HLcYqxEip4KMdtxTBS06B9vP7HE_MD4lVpmJdFZeEx_wn8oZwLlRBIMag_EUWewuMOV-RqO4TgILyt0yIT7Kz125kr24HjduY-og9n9r-M/s2048/IMG_20190815_183110.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEk2vB2NuHygk6JDELpx_Vxc8HAKskaCuk2HLcYqxEip4KMdtxTBS06B9vP7HE_MD4lVpmJdFZeEx_wn8oZwLlRBIMag_EUWewuMOV-RqO4TgILyt0yIT7Kz125kr24HjduY-og9n9r-M/w640-h480/IMG_20190815_183110.jpg" width="640" /></a></div><br /> Davanti al lato sud dell'isola, c'è un tratto di barriera corallina dove fare snorkeling.<p></p><p>I malesi non si capacitano del perché noi non stiamo mai in spiaggia tutti vestiti come invece fanno i turisti cinesi, né riescono a farci mettere il giubbotto salvagente. Ci dicono che la barca non parte se non lo mettiamo, e ce lo mettiamo slacciato; ci chiedono di allacciarlo e non appena si parte ce lo siamo già tolto. Il fatto che tutti sappiamo nuotare per loro è una cosa stranissima.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWNL1MAKUztm9szMcLhOzLDpgenm3R9Jat19xfX9v3i21Lv528_fWm7O0fpMRclFtB5QDB6nTHJ1soPlHtS2Hs8zI4XtdZuY6IKtM1mgkCV-OwolHGLXptSaBatnpntldbx4b2PHIyyRQ/s2048/IMG_20190815_184405.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWNL1MAKUztm9szMcLhOzLDpgenm3R9Jat19xfX9v3i21Lv528_fWm7O0fpMRclFtB5QDB6nTHJ1soPlHtS2Hs8zI4XtdZuY6IKtM1mgkCV-OwolHGLXptSaBatnpntldbx4b2PHIyyRQ/w640-h480/IMG_20190815_184405.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>L'incantesimo si rompe quando ci spostiamo sull'altro lato dell'isola per vedere il tramonto, oltre il villaggio di pescatori, dove si apre una spiaggia inondata di spazzatura. È come uno schiaffo in faccia, come se Mantanani debba essere bella e incontaminata solo per i nostri occhi. È come una bugia, e mi avvelena la serata.</p><p>È Ferragosto. Facciamo un bagno di mezzanotte nel mare nero come inchiostro in cui luccica il plancton. È tutto bellissimo, ma la sensazione è quella di quando vieni ghostato da qualcuno che poi ricompare e si giustifica dicendoti cose che probabilmente non sono vere.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlSDA7i-g8QhJ736fh8jXufyjSL2TqRPJynzRhQHx9YpOh9glNpdtqBfozBWS4hMZAoFiyi95lQWwHxbgN7izzGHeILuKHh-mZihc3pVzRl8u2NzmIaznh4GQON5RIDu41lBkYkb3obLs/s2048/IMG_20190816_151813.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlSDA7i-g8QhJ736fh8jXufyjSL2TqRPJynzRhQHx9YpOh9glNpdtqBfozBWS4hMZAoFiyi95lQWwHxbgN7izzGHeILuKHh-mZihc3pVzRl8u2NzmIaznh4GQON5RIDu41lBkYkb3obLs/w640-h480/IMG_20190816_151813.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Il bungalow dove dormiamo da fuori sembra una casetta di vimini, ma basta aprire la porta per rendersi conto che è stato pensato per una coppia in luna di miele, e per giunta da qualcuno che aveva visto troppi film per adulti a tema Ariel la Sirenetta. Dovrebbe farci ridere (fa ridere!), invece ci mette in imbarazzo.</p><p><strike>Per quanto mi sforzi, non riesco a evitare di pensare a come sarebbe essere lì con qualcun altro.</strike></p><p>Anche per questo motivo, proprio mentre ci prepariamo ad andare via, io e il mio compagno di stanza litighiamo fortissimo.<br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-84382149507403719142021-03-07T16:18:00.001+01:002021-03-07T16:18:59.971+01:00Giorno 11 - Mantanani<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNECHAcQsS_3phb5BOeXp_AnppyM6x4xTgyAY9HW_oSuE4IpmOpP2zOTAx5rljo6pZ0F3Cxzoqa78erZWE0zVDrg6MYjC64vG09RTphDMizstKbzctyQWKpv5sRmURFfrbm9Hat3SnyuQ/s2048/manta+nani+1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNECHAcQsS_3phb5BOeXp_AnppyM6x4xTgyAY9HW_oSuE4IpmOpP2zOTAx5rljo6pZ0F3Cxzoqa78erZWE0zVDrg6MYjC64vG09RTphDMizstKbzctyQWKpv5sRmURFfrbm9Hat3SnyuQ/w640-h480/manta+nani+1.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Appena entriamo nella nostra cameretta rosa da adolescente, le pareti iniziano a starmi troppo strette e il battito cardiaco mi rimbomba in gola <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/02/giorno-10-il-mercato-notturno-di-kota.html" target="_blank"><strike>(cazzo, il Lariam)</strike></a>. Mi manca l'aria e mi sdraio sul letto tenendomi una mano sul petto.</p><p>"Dai, muoviti, devi preparare lo zaino piccolo. Domani partiamo alle sei"</p><p>"Lo so, aspetta. Solo un momento. Ho la tachicardia"</p><p>"Non vorrai mica vomitare?"</p><p>"No... Sì! Spostati"</p><p>Appena mi piego su quell'assurdo cesso rosa, succede. Senza nessuno sforzo. Mi si copre la schiena di un velo di sudore freddo.</p><p>"Stai bene?"</p><p></p><p>Quando suona la sveglia, mi sembra di aver dormito esattamente due minuti, e averli dormiti con i capelli bagnati è l'ultimo dei miei problemi.</p><p>"Ciao. Sono le cinque meno un quarto. Ti ho messo la sveglia prima, hai esattamente un'ora per preparare le tue cose. Lo zaino grosso te lo porto giù io in deposito"</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzy4giX4b9-3KrNtT_cpKIX65isF0S3DwaztcLJTVnoLsjmhi1si9eo1SVzUwbtCoppHicWARt4YSoeQWxB1Xa-1AYm79_lKI71asKPv0khvDkJfmpCKw7mF2PW2Bscmn9LMQ7aa2MfzE/s2048/manta+nani+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzy4giX4b9-3KrNtT_cpKIX65isF0S3DwaztcLJTVnoLsjmhi1si9eo1SVzUwbtCoppHicWARt4YSoeQWxB1Xa-1AYm79_lKI71asKPv0khvDkJfmpCKw7mF2PW2Bscmn9LMQ7aa2MfzE/w640-h480/manta+nani+2.jpg" width="640" /></a></div>Sono nelle condizioni ideali per aspettare per mezz'ora un autobus in una città dove alle sei fa già un caldo insostenibile, farmi due ore e mezza cercando di confondermi con il sedile e di proteggermi dalle sferzate dell'aria condizionata a 15°, e soprattutto a farmi una traversata di altre due ore in barca.<p></p><p>Ho la faccia verde, ma sorrido da un orecchio all'altro. Perché quando mi sono svegliata sullo schermo del cellulare c'era la notifica di un messaggio di quel tipo di cui continuo mio malgrado a essere invaghita, accidenti a lui. Invece di dormire, passo il trasferimento a ricamarci su.</p><p><br />Nel porticciolo lagunare l'escursione termica mi fa girare la testa. È una palafitta di legno in bilico su acqua ferma e verdastra, da cui parte un breve pontile con qualche sedia di plastica cotta dal sole.</p><p>I miei amici mi comprano una bottiglia d'acqua e un pacchetto di biscotti al burro (l'ideale in Malesia) per tirarmi un po' su. Sono contenta, non mi dà nemmeno fastidio la traversata su una lancia snella e dipinta di bianco. Sotto di noi, l'acqua del mare cambia tonalità, dal verde bottiglia al blu intenso al turchese, fino a sbarcare su un'isoletta di sabbia bianco accecante.</p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY0LGNaHV7NWRHCVn6asipwyiPfFRBeR1-SA8V5cD4dYUr1qgPmK4TJG4d8Cfz4JnqFRpSDlpqzbQXwzTS_sLHvKZjQsUW4Hyu4pVTNOwrEoPnU-1JrXYPhbX_42j3a1plQO3RmpTJTD4/s2048/manta+nani+4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY0LGNaHV7NWRHCVn6asipwyiPfFRBeR1-SA8V5cD4dYUr1qgPmK4TJG4d8Cfz4JnqFRpSDlpqzbQXwzTS_sLHvKZjQsUW4Hyu4pVTNOwrEoPnU-1JrXYPhbX_42j3a1plQO3RmpTJTD4/w640-h480/manta+nani+4.jpg" width="640" /></a></div> <p></p><p>In un posto così, non puoi avere le palle girate. Infatti i nervi di tutti si distendono, e per il resto della giornata nessuno discute. L'unica preoccupazione è fare il bagno in questo mare azzurro e salatissimo, che cauterizza i nostri piedi ancora rovinati dal Borneo, dormicchiare sotto alle palme e decidere dove andare a vedere il tramonto.</p><p>Nemmeno a Mantanani <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2021/01/giorno-7-dove-non-prendondono-i.html" target="_blank">prendono i cellulari</a>.<br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-13030020577745452762021-02-19T21:23:00.000+01:002021-02-19T21:23:17.085+01:00Giorno 10 - il Mercato Notturno di Kota Kinabalu<p> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_FkqkHErlUxYWoXX4ynYfmpkiQ2yuTP4qbW56vq8RIE6hG_tFoDT8YUaKqy5FaUgW5nMOg5s8llojs8ksCimxq9358VOVrgi1c8Wr9yASiiT4GL8O6vwpxhY6KR8YHoiW3xAIJGkWKuo/s2048/IMG_20190814_152239.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_FkqkHErlUxYWoXX4ynYfmpkiQ2yuTP4qbW56vq8RIE6hG_tFoDT8YUaKqy5FaUgW5nMOg5s8llojs8ksCimxq9358VOVrgi1c8Wr9yASiiT4GL8O6vwpxhY6KR8YHoiW3xAIJGkWKuo/w640-h480/IMG_20190814_152239.jpg" width="640" /></a> </p><p>Non so se la causa principale fosse il caldo, l'umidità insostenibile, la stanchezza, la dieta a base di birra e Oreo, il modo sessista in cui vengono ancora educate molte ragazze o il fatto che tutte avessero puntato il mio compagno di stanza, fatto sta che mi ritrovo tirata in mezzo a questa situazione, e si sfiora una litigata in stile Isola dei Famosi o Pechino Express.</p><p>Non essendo Antonella Elia, evito di rispondere a esternazioni del tenore "Se non metti mai i tacchi, hai ancora molto da imparare sulla sensualità, mia cara" (avrei strappato la faccia a tutte), e me ne vado dopo aver dichiarato "Va bene, adesso mi sono rotta il cazzo".</p><p>"Ma perché non le hai mandate tutte a fanculo?"</p><p>"Perché se lo faccio poi non è reparabile, lo sai come sono. Comunque ce l'ho anche con te, perché un po' ti piace essere il gallo del pollaio"</p><p>"Cercano sempre di sminuirti perché sono invidiose, sennò ti lasciavano stare. Mandale a fanculo"</p><p>Questa volta non ci sono grassi gechi appostati nel box doccia a salvare la serata: lui non si mette a strillare in modo imbarazzante mentre io muoio dal ridere, e la tensione rimane nell'aria. Il mattino dopo siamo tutti nervosi e litigati, lo stato d'animo ideale per trascorrere svariate ore tra scali aeroportuali.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii0t_lrCsj4PL0I5_A7izga7pAHxHi4Md1_v8_l7OXiSNu9cAqagBUKJ4FagMACZnjvQ8FOL_ex8Ldk0Claio57xSCkhAJAqEYTCB1TMgvplQ63MFrgc0fJHRscYs4bF2JSWsfYIccolk/s2048/KUJICAM_2019-08-14-14-14-31_developed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEii0t_lrCsj4PL0I5_A7izga7pAHxHi4Md1_v8_l7OXiSNu9cAqagBUKJ4FagMACZnjvQ8FOL_ex8Ldk0Claio57xSCkhAJAqEYTCB1TMgvplQ63MFrgc0fJHRscYs4bF2JSWsfYIccolk/w640-h480/KUJICAM_2019-08-14-14-14-31_developed.jpg" width="640" /></a></div> <p></p><p>Ci hanno divisi su due voli, uno arriverà un po' dopo; è stato deciso che a sacrificarsi dovessero essere i maschi, il che significa che passerò molto tempo da sola con le ragazze di Sex & The City. Ho deciso di affrontare la giornata senza rivolgere la parola a nessuno, con il cappuccio della felpa tirato su (per fortuna i malesi non si sanno regolare con l'aria condizionata) e le cuffiette. <br /></p><p></p>L'ostello è in una parte polverossissima di Kota Kinabalu, in un vicolo. Mi consegnano la chiave di una cameretta che non so bene con chi dividerò, per il momento è tutta mia. È rosa e minuscola, con una finestra quadrata che dà su muri verticali, tetti di lamiera e altre finestre quadrate. Mi piace.<p></p><p></p>Mi sciacquo giusto la faccia e scendo. Le altre si sono accorte di aver esagerato (ma non mi dire?) e stanno palesemente cercando di lisciarmi le penne. Io continuo a lasciar cadere ogni tentativo di coinvolgermi in una conversazione, ma andiamo comunque tutte verso il centro città.<p></p><p>"Non mangi proprio niente?"</p><p>"No"</p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixoADQ99k94icF4916ogm62hl2ppW2IfD80Z1_2tmsDJY8FBlOBzdC91udkGMYGMBH_uIRcYIUBIs4VofO4PAOnRYj-IeJUYpZ6-Qf47bQGi12UZ1sdk10rQIQkc1NnTCKXLgHXVGEeYU/s2048/IMG_20190814_151715.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixoADQ99k94icF4916ogm62hl2ppW2IfD80Z1_2tmsDJY8FBlOBzdC91udkGMYGMBH_uIRcYIUBIs4VofO4PAOnRYj-IeJUYpZ6-Qf47bQGi12UZ1sdk10rQIQkc1NnTCKXLgHXVGEeYU/w640-h480/IMG_20190814_151715.jpg" width="640" /></a></p><p></p><p></p><p>È il giorno della settimana in cui prendo le medicine per la profilassi antimalarica: ho la nausea e un mal di testa fortissimo. Il farmaco ha un foglietto illustrativo grande come un lenzuolo matrimoniale, con scritte cose moderatamente preoccupanti, tra cui: insonnia, sogni anormali, depressione, ansia, vertigini, deficit visivo, vomito, lesioni della bocca, disturbi dell'equilibrio, tachicardia. La nausea sembra che faccia parte del pacchetto. </p><p>Credevo che tutti esagerassero (soprattutto il foglietto illustrativo), poi la seconda settimana di profilassi ho iniziato a fare incubi tipo Suspiria e a subire fortissimi sbalzi d'umore (tendenzialmente in negativo). Una volta, prima di partire, ho iniziato a piangere senza motivo e non riuscivo a chiudere i rubinetti. Un'altra volta mi è venuta la tachicardia, non mi era mai successo prima e ho creduto che il cuore mi sarebbe schizzato fuori dal petto come a Willie Coyote. <br /></p><p></p><p></p><p></p><p>Riesco a rimediare delle pillole per l'emicrania in una farmacia abbastanza equivoca, che me le vende in un blister senza scatola e bugiardino. È una giornata difficile e decido di fidarmi, sperando intimamente che si tratti di Optalidon. Le ragazze intanto continuano a cercare di strapparmi al mutismo selettivo, io concedo con qualche monosillabo.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNT6uAqiysWDDU82f5D_57IzLpNWh79xs6eLmsTbA1hAq9kIPq7dnMio_OgPJT9HoibjPcNfc44gWEO9lUE_ZkOdeQf_pQs3DswrqisvUFz-yP-rZPpVjHLNfOorxBeDRZLKsYPH8GpFg/s1600/IMG-20190815-WA0000.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNT6uAqiysWDDU82f5D_57IzLpNWh79xs6eLmsTbA1hAq9kIPq7dnMio_OgPJT9HoibjPcNfc44gWEO9lUE_ZkOdeQf_pQs3DswrqisvUFz-yP-rZPpVjHLNfOorxBeDRZLKsYPH8GpFg/w640-h480/IMG-20190815-WA0000.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p></p>Il mercato notturno (ma anche quello diurno) di Kota Kinabalu, proprio di fronte al mare grigio e opaco come un coccio di bottiglia, è famoso per essere immenso e immensamente affollato. C'è un persistente odore di pesce che proviente dai banchi dove viene sfilettato a colpi di mannaia e dai pescherecchi che galleggiano sullo sfondo. C'è ogni tipo di genere alimentare della cucina locale, compresi quelli che non riesco bene a identificare. Davanti a questo scenario, un virologo tipo Galli o Ricciardi potrebbe morire sul colpo. Adoro i mercati.<p></p><p></p><p>Decidiamo che mangeremo ai tavoli di una bancarella particolarmente ben fornita, e scegliamo già i pesci migliori per la cena. Poi ci sediamo a un chiosco sul molo a bere qualcosa di fresco dove, dopo un paio di birre, decido di cessare le ostilità (più o meno). C'è un tramonto rosa shocking, nel mare sta nuotando pigramente una cosa che sembra un po' un varano e un po' Godzilla (non scherzo, sarà stato grande un metro e mezzo).</p><p>Dal tramonto in poi, Kota Kinabalu va solo in migliorando. Il mercato è vivacissimo e disordinato, c'è dappertutto gente che mangia cose, mi sono ricongiunta alla gang e gli argomenti di coversazione sono quelli giusti, cioè non "a casa sono molto più curata, praticamente irriconoscibile", ma "andiamo al supermercato a comprare un po' di birre?". Mi sono perfino dimenticata di essere invaghita di uno dall'altra parte del globo, sono finalmente felice.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw7YcTe6EtDmTIlCebj5ZsVgsYRZpnCRPf9VfnhOxnlJ89PMGAFj52Mq7HRfQmHnmAWPYCyr1rXkd6DyRrdhjkUEk3Wmw54JFPS78El5DBnG5e8wqIG1SqMNwnLslNaqTfmpK953sbwNA/s2048/IMG_20190814_181244.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw7YcTe6EtDmTIlCebj5ZsVgsYRZpnCRPf9VfnhOxnlJ89PMGAFj52Mq7HRfQmHnmAWPYCyr1rXkd6DyRrdhjkUEk3Wmw54JFPS78El5DBnG5e8wqIG1SqMNwnLslNaqTfmpK953sbwNA/w640-h480/IMG_20190814_181244.jpg" width="640" /></a></div><br />Proprio quando sembra che tutto vada bene, a sorpresa si innesca un'altra sceneggiata, questa volta a tema cibo (il che la cataloga per direttissima come "da Isola dei Famosi"). Fra, che sta spinando un pesce pappagallo seduto a fianco a me, mette via i suoi abituali modi da svagato e pacatissimo fattone, si alza in piedi e dice:<p></p><p>"Scusate, avete rotto il cazzo. No, seriamente, mi sono rotto il cazzo. Siamo in ferie, eppure ogni motivo è buono per rompere il cazzo"</p><p>Io lo guardo ipnotizzata, intanto il mondo esplode. Alla fine, si mette le mani sui fianchi, guarda Davide, Matteo e me.</p><p>"Beh. Andiamo a ubriacarci o no?"</p><p>Sono le parole magiche che mi svegliano dall'ipnosi: "Sì. Oh, cazzo, sì!"</p><p>E pazienza se il mattino dopo ci dobbiamo svegliare alle cinque.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw81rbijguyddmg9ggsJFDDoVgxzOZD-oJD5_y_2DXUCJAAxxztTQvfxusuTSqsmtFYOmP04lPa_jnI1c2VnRK-GVRsPiatiRs5k7UcRS4zT1bcZFkKK0rh5H-a_xSXqEzNCJOLRuJR7w/s2048/IMG_20190814_225841.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw81rbijguyddmg9ggsJFDDoVgxzOZD-oJD5_y_2DXUCJAAxxztTQvfxusuTSqsmtFYOmP04lPa_jnI1c2VnRK-GVRsPiatiRs5k7UcRS4zT1bcZFkKK0rh5H-a_xSXqEzNCJOLRuJR7w/w480-h640/IMG_20190814_225841.jpg" width="480" /></a></div><p>Ci sono una serie di localini carini con i tavoli all'aperto davanti al mare, nell'euforia generale la situazione degenera in un pub crawling e mi dimentico completamente di aver passato la giornata a covare malvagità. Ce li facciamo tutti, in ognuno beviamo una cosa e brindiamo alla salute di Fra.</p><p>Nell'ultimo fanno karaoke, una cosa che ho sempre potuto farmi andare bene solo dopo un certo numero di unità alcoliche, che comunque ormai sono innumerevoli. A un certo punto vado in bagno, mi scatto dei selfie che non ricorderò di avere fatto e colgo l'occasione per mandare un paio di messaggi sfacciati di cui purtroppo mi ricorderò molto bene (sia maledetto il wifi nei locali di Kota Kinabalu).</p><p>Dovremo svegliarci alle sei del mattino per un trasferimento, e non abbiamo nemmeno preparato il bagaglio ridotto che ci dovremo portare. Ma facciamo comunque chiusura. Nel frattempo inizia a piovere, e torniamo di corsa all'ostello sotto a uno scroscio caldissimo.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRormB87so2dClYXd87ozl1Oqk1y5fOg-3yyNT6vZm-lLEZfBuOR-MR01BEq8KMuLW0ifnyMFSt1Z2Mfh0pCc6Gz8rWyNiXsuh8_iI8EWx1OmurZuJmQGDN8HBlZpW-FaaNEDZqdIU71g/s2048/IMG_20190814_230021.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRormB87so2dClYXd87ozl1Oqk1y5fOg-3yyNT6vZm-lLEZfBuOR-MR01BEq8KMuLW0ifnyMFSt1Z2Mfh0pCc6Gz8rWyNiXsuh8_iI8EWx1OmurZuJmQGDN8HBlZpW-FaaNEDZqdIU71g/w480-h640/IMG_20190814_230021.jpg" width="480" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-86674721574655768092021-02-02T01:32:00.004+01:002021-02-05T00:45:58.312+01:00Giorno 9 - Mulu Skywalk<p> </p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE5Cs1Nc59TxGrCe9s37RUjPKG2_SHNW7vQKaKrPBqyajQn0I_COqaHtZljEHbnpUbDt10SCxdvIs02ZgV69DTX71nrVKimfQKz38lrS21hNe9D9Mbj4MhsKc-ZwZbuL50FuE_Fq7DLYU/s1600/IMG-20190814-WA0007.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE5Cs1Nc59TxGrCe9s37RUjPKG2_SHNW7vQKaKrPBqyajQn0I_COqaHtZljEHbnpUbDt10SCxdvIs02ZgV69DTX71nrVKimfQKz38lrS21hNe9D9Mbj4MhsKc-ZwZbuL50FuE_Fq7DLYU/w640-h480/IMG-20190814-WA0007.jpg" width="640" /></a></div><p>Ho l'aspetto stropicciato di chi ha passato la notte a rimuginare sulle doppie spunte di Telegram e a bucarsi le vesciche sulla pianta del piede. Un grosso problema comune, perché se cammini per tutto il giorno e hai già le calze fradice dopo cinque minuti, vorrei anche vedere. I miei piedi, in effetti, sono un patchwork di tagli, cerotti di vari colori e misure, e fiacche. Una faceva così male che ho dovuto abbassarmi a chiedere al mio compagno di stanza di bucarla <strike>(ho ancora i segni)</strike>.</p><p>"Scusa, dove dovresti andare vestita così?" "Nel Borneo è forse vietato essere fashion?" <br /></p><p>Porto una canotta nera e un paio di inadeguatissimi pantaloncini pitonati (gli unici capi puliti ancora disponibili), sto facendo finta di non aver inviato un messaggio molto sottone circa tredici ore prima.</p><p>Siccome soffro un po' di vertigini, la cosa che stiamo per fare mi rende nervosa <strike>(quasi quanto mandare certi messaggia certe persone ben precise)</strike>. <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK9vO1erBAIlF7lDznaeTRtnu9vNzzfUGAOFNN8PVyXvIhevycuDiygkyk-EEsvrQLcCQ8yDlZBxLqq0sL2qPJ3zcuBZ3yTKksLFL2ZL1gECMQqcdwU469jWfAE6V7cHnJMjXsg9tWsl4/s2048/IMG_20190813_113612.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK9vO1erBAIlF7lDznaeTRtnu9vNzzfUGAOFNN8PVyXvIhevycuDiygkyk-EEsvrQLcCQ8yDlZBxLqq0sL2qPJ3zcuBZ3yTKksLFL2ZL1gECMQqcdwU469jWfAE6V7cHnJMjXsg9tWsl4/w640-h480/IMG_20190813_113612.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p></p><p>Credo che le paure siano di due tipi: <i>gestibili</i> (tipo chiedere di uscire a uno che mi piace o catturare una cimice in casa) e <i>ingestibili</i> (tipo i ragni in qualsiasi loro manifestazione). Con le altezze siamo ancora nel campo del gestibile, quindi una passeggiata di circa 6km su dei ponti sospesi a più di 25 metri di altezza è una cosa che si può fare. Se non la facessi, me ne pentirei sicuramente.</p><p>Tra le fronde degli alberi e le liane, se possibile, fa ancora più caldo. O forse sto solo iperventilando.</p><p>Le passerelle sono in legno e rete, mentre cammini il mondo balla sotto i tuoi piedi. Siamo otto, e dobbiamo stare attenti a come distribuire il peso mentre ci spostiamo o sostiamo sulle pedane intorno ai tronchi. Le masse di foglie (di un verde psichedelico mai visto prima, a cui le foto non rendono giustizia) danno una percezione soft dell'altezza, finché si passa in un punto dove gli alberi sono più distanti o sopra un'ansa del fiume: all'impovviso sei sopra uno strapiombo di rocce rossastre e acqua verde.</p><p>Ma dopo un po' la paura si stempera.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguL5JH8kayt347Rrjs9q_nyHV5xg3doFKzTksCU7lvxKDyeurQ8bOoA5au3BcWxMXMaRw0gTuTzMcqwu6GwnnwcGIxk3T2RDBxJzK_vkftDQsHBg0Oey6iqHYRSrB5UN7rsyLtuazLk-U/s1600/IMG-20190814-WA0011.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguL5JH8kayt347Rrjs9q_nyHV5xg3doFKzTksCU7lvxKDyeurQ8bOoA5au3BcWxMXMaRw0gTuTzMcqwu6GwnnwcGIxk3T2RDBxJzK_vkftDQsHBg0Oey6iqHYRSrB5UN7rsyLtuazLk-U/w480-h640/IMG-20190814-WA0011.jpg" width="480" /></a></div><p></p><p></p><p>Piuttosto provati (pur non avendo fatto quasi niente), chiudiamo la giornata fatalmente al bar, svaccati sulle sedie di legno tosto con una Tiger in mano, davanti a cui le canoe passano lente e dove c'è un segnale wi-fi ancora più lento, così che possa tornare a pensare agli effetti irreparabili della rivelazione del giorno prima <strike>("Senti, sono dall'altra parte del mondo, in un posto bellissimo, e penso a te. Cosa vogliamo fare?")</strike>.</p><p>Ho pagato ben 1 MYR per avere la password e potermene preoccupare.</p><p>Mentre comincio a perdere ogni speranza e a lasciarmi andare a esternazioni autolesioniste, i miei amici reprimono in qualche modo la tentazione di prendermi a schiaffi. Sapevamo tutti che sarebbe finita in tragedia (soprattutto io), e in effetti va proprio così, ma non perché (come tutti ci aspettavamo) non mi avrebbe risposto.<br /></p><p>Perché mi ha risposto.<br /></p><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-32298728243557468192021-01-27T02:01:00.009+01:002021-02-05T01:12:26.903+01:00Giorno 8 - Gunung Mulu National Park<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-cWgKFNVtnKWQGm2FZ_bZ8lNPuyZaQKoIOw1bOJchDw3SV7Mtzf5dh4vOOEMlsCK8xdRmNsG4fLYJawAr7RYfbMnDat4I_5yHCsTaTlxruC6F93dgW0KrYQ1V5ZoEWRupi9tWieUFVZg/s2048/IMG_20190812_100140.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-cWgKFNVtnKWQGm2FZ_bZ8lNPuyZaQKoIOw1bOJchDw3SV7Mtzf5dh4vOOEMlsCK8xdRmNsG4fLYJawAr7RYfbMnDat4I_5yHCsTaTlxruC6F93dgW0KrYQ1V5ZoEWRupi9tWieUFVZg/w480-h640/IMG_20190812_100140.jpg" width="480" /></a></div><p></p><p>Mi sveglio e sono già in crisi di astinenza da connessione.</p><p>Non mi mancano internet o i social network, ma la possibilità che qualcuno, non uno a caso bensì una persona per precisa, decida di mandarmi un messaggio <strike>(tanto non me lo manda),</strike> di mettermi like su Instagram o che mi guardi le storie. Per quanto io possa essere lucidamente consapevole che sia <i>un po' poco</i>, sono comunque sempre lì ad aspettare, <strike>guardami, dai, sono una persona così interessante.</strike> Io, per inciso, odio aspettare. <br /></p><p>In primavera sono uscita qualche volta con uno e mi cisono fissata <strike>(sì, lo so che è estate)</strike>, ecco perché non vedevo l'ora di scappare dall'altra parte del globo: con un telefono senza segnale, non c'è pericolo che possano arrivare notifiche da chiunque tranne che da chi vorrei e non ho modo di innervosirmi perché questo qualcuno continua a spiare in tempo reale ogni stupidaggine che pubblico (mette pure like, facendomi saltare i nervi). È come andare in rehab.</p><p>Un rehab dove i vestiti puliti smettono di essere tali al massimo cinque minuti dopo averli indossati.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8cOL7d8D330qqgysOjxXrWV9VR8n3wGHan7Ofvk9onjJLwT4oELOWgxI5oPWxQNZsCAmYR21aYmnhTlCDVVmc1CZ_YOJegLkM6HKowmLuzJTosckqCDJJdJUZCehxcjqYIUtOEHql_ak/s2048/IMG_20190812_115827.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8cOL7d8D330qqgysOjxXrWV9VR8n3wGHan7Ofvk9onjJLwT4oELOWgxI5oPWxQNZsCAmYR21aYmnhTlCDVVmc1CZ_YOJegLkM6HKowmLuzJTosckqCDJJdJUZCehxcjqYIUtOEHql_ak/w640-h480/IMG_20190812_115827.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p></p><p>Fa troppo caldo per riuscire a tollerare gli scarponi da trekking, così ho iniziato a camminare nella boscaglia con le Converse. Rimango in coda al gruppo, mi prendo tutto il tempo che serve per guardarmi intorno e fare le foto. Di solito il mio compagno di stanza rallenta il passo per farmi compagnia: a volte chiacchieriamo tranquillamente delle nostre cose, altre invece mi prende in giro per l'espressione corrucciata e finisce per farmi arrabbiare. Ogni tanto rimango da sola a pensare, e cammino in silenzio </p><p>Poi però si parte in canoa sul fiume verde, tra le persone che lavano i panni o si fanno il bagno e le radici delle mangrovie. L'acqua è bassa, e in alcuni punti bisogna spegnere il motore e remare, o addirittura scendere e spingere la barca a mano. All'inizio, pensi ai tuoi piedi nudi sul fondale e alle sanguisughe sui polpacci, ma in realtà la situazione è troppo divertente e te ne dimentichi. </p><p>Poi si inizia a camminare sotto le cupole verdi degli alberi (dove in realtà fa perfino più caldo che allo scoperto) o nelle grotte orlate di stalattiti e stalagmiti bianche, dove scorrono fiumi sotterranei così limpidi che viene voglia di berli. Alla fine arriviamo a una pozza di acqua dolce, turchese e freddissima: quando ti immergi lo shock
termico ti mozza il respiro, ma subito dopo ti viene da ridere. Sembra Fern Gully. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdS6OVNOsGsOOXeu4ADU6PmOhwwv25_hpgNcMJScUcewjLEdsf3BOEA57wSRg09wE6gi5VqBhUgFxxMMV2lfEtFLxQti3i6qO_nMaHiPNqIrfUhca-rGFCbQusdiiNPBXTEorWpv0CpvY/s2048/KUJICAM_2019-08-12-11-10-25_developed.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdS6OVNOsGsOOXeu4ADU6PmOhwwv25_hpgNcMJScUcewjLEdsf3BOEA57wSRg09wE6gi5VqBhUgFxxMMV2lfEtFLxQti3i6qO_nMaHiPNqIrfUhca-rGFCbQusdiiNPBXTEorWpv0CpvY/w640-h480/KUJICAM_2019-08-12-11-10-25_developed.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p></p><p>Verso le 17 ci areniamo all'unico bar del parco. Fisso la mia lattina di Tiger vestita di condensa, sullo sfondo il fiume e delle canoe colorate che passano lente. Ed è proprio lì, nell'unico punto nel raggio di chilometri dove c'è un quasi impercettibile segnale wifi, che faccio la cazzata del <strike>secolo</strike> giorno.<br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-22732529816685010452021-01-19T19:58:00.002+01:002021-01-19T19:58:23.468+01:00Giorno 7 - Dove non prendondono i cellulari<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4vxFzN0SgTh-HCqvFXqCZZ0s4QJJDRLCQBRHEvtZ2S7HdC62c3847orKzE9Qw9XTSYhR8jh0a5Rxch-aPYYJDEDJ9fEQIGNVEYJJQ0mPo7kZ08VesBMJu8wMAdCoYXsZ32dh5tbmcUOo/s2048/Borneo1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4vxFzN0SgTh-HCqvFXqCZZ0s4QJJDRLCQBRHEvtZ2S7HdC62c3847orKzE9Qw9XTSYhR8jh0a5Rxch-aPYYJDEDJ9fEQIGNVEYJJQ0mPo7kZ08VesBMJu8wMAdCoYXsZ32dh5tbmcUOo/w640-h480/Borneo1.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Partiamo prestissimo. È ancora buio, ma siamo già in ritardo, e salgo sul pullman che sto ancora masticando il mio toast al burro di noccioline. Segue una corsa nella hall dell'aeroporto di Kuching con gli zainoni in spalla. Sbagliamo per ben due volte la fila, al terzo tentativo ce la facciamo. Sono l'ultima, dopo di me chiudono il check-in.</p><p>Abbiamo giusto il tempo di una seconda colazione da Starbucks che ha lo stesso apporto calorico di un cenone di Capodanno e di regolare i nostri conti in sospeso con il free wifi.</p><p>Un piccolo bielica ci porterà, finalmente, in un posto dove non prendono i cellulari.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhT4BT08cpTn-7iBIb4WQEMrp2WhhBvPna7JKmr2eIgWTFxhv6JCjs78CHa36JNYfTjNXgkDPoUU3BthlzsLHy5TQzKEdpKa2tfQfnGhEIAzGDL7AIUhUveBkqmRBjqQ8g8f3O2TfwxMEg/s2048/Borneo+4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhT4BT08cpTn-7iBIb4WQEMrp2WhhBvPna7JKmr2eIgWTFxhv6JCjs78CHa36JNYfTjNXgkDPoUU3BthlzsLHy5TQzKEdpKa2tfQfnGhEIAzGDL7AIUhUveBkqmRBjqQ8g8f3O2TfwxMEg/w640-h480/Borneo+4.jpg" width="640" /></a></div><p><br />L'aeroporto in cui atterriamo è minuscolo, sembra una villetta. Appena l'unica assistente di volo apre il portellone, un'onda di caldo umido ci schiaffeggia. È lo stesso di Singapore, ma elevato all'ennesima potenza. Dopo aver cercato di placare un po' la fame con un pranzo equilibrato a base di lattine di birra, arachidi salatissime e patatine, montiamo su un pulmino particolarmente sgangherato.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2t_cIbgeGiI7nSn5AZfaA4CE_pkcZf1ZgR7mfUYas8AkYme91y7yQ5DE9JLdFWNE2POF1dQvkoybCL_Xp58o1H2dsUbeHBkBB4Hfl2IVDZJbHF3UEzeMmZYmJtryPPdjt9d2W1OeT0ow/s2048/Borneo+3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2t_cIbgeGiI7nSn5AZfaA4CE_pkcZf1ZgR7mfUYas8AkYme91y7yQ5DE9JLdFWNE2POF1dQvkoybCL_Xp58o1H2dsUbeHBkBB4Hfl2IVDZJbHF3UEzeMmZYmJtryPPdjt9d2W1OeT0ow/w640-h480/Borneo+3.jpg" width="640" /></a><br /></div><p>Sulla pagina ufficiale del Parco Nazionale di Mulu (ovviamente Patrimonio Unesco), si dice che ci sono solo tre modi per arrivare: a piedi, in canoa o con le ali.</p><p>Ci sono un minuscolo villaggio con una scuola elementare e una clinica, moltissime grotte da esplorare, niente banche, niente farmacie, un'unica strada asfaltata sommariamente, un emporio che vende un po' di tutto, alberi alti come palazzi, fiumi torbidi larghi come autostrade e cascate che si tuffano in pozze d'acqua segrete. Sullo sfondo, il profilo di pinnacoli di roccia grigia acuminati come matite.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0kUuTlCFGSj5K32NRuSV-1YEu9ZLmfXmlafkREh3IwM9A2CSFestujvpjXLf9FPUO2zUkLQvIogv9nhaKYyryqxYhbjjdk-ywgZmU9sHF0WjHMnibIKuG15HxxttZ94DqtWP6BrLiPZ8/s2048/Borneo+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0kUuTlCFGSj5K32NRuSV-1YEu9ZLmfXmlafkREh3IwM9A2CSFestujvpjXLf9FPUO2zUkLQvIogv9nhaKYyryqxYhbjjdk-ywgZmU9sHF0WjHMnibIKuG15HxxttZ94DqtWP6BrLiPZ8/w640-h480/Borneo+2.jpg" width="640" /></a></div><br />Prima di partire per un trekking, bisogna registrarsi sulla bacheca del parco, perché è facilissimo perdersi: la foresta pluviale dà un nuovo senso all'espressione "senza punti di riferimento". Un senso molto letterale.<p></p><p>Dopo il tramonto, l'aria della sera diventa nera di nuvole di pipistrelli <strike>(non esattamente l'animale più popolare del 2020)</strike>. Quando ci si toglie i vestiti, è impensabile riutilizzarli il giorno dopo. Si cena in una palafitta molto alta, dove bisogna stare scalzi. Quando le guide ci mandano via, ci trasferiamo sulle scale delle palafitte più basse, dove ci hanno sistemati per la notte, a bere birre dell'emporio e mangiare Oreo (in Malesia si trovano praticamente ovunque).</p><p>Poi, si cerca di scacciare i gechi che si sono stabiliti sui soffitti delle nostre stanze e si prova a dormire.<br /></p><p> </p><p> <br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-66842620181879448532021-01-10T20:43:00.001+01:002021-01-10T20:43:43.671+01:00Giorno 6 - Bako National Park<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRn0zkr6lEhF6juGRwJBgmESoER3QsN_dtZkAb0V5zoPqUrSQlE_oia-L2kfULmv4WaPRLR2JyYvEdTBFJiq4Ls99K7HpDgW-NV6Xig3ufET06CMto6JQW2Sv_d_8kqt1_2WGjKQ6Tzrc/s2048/robert-keane-XvvlpWcDNwc-unsplash.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRn0zkr6lEhF6juGRwJBgmESoER3QsN_dtZkAb0V5zoPqUrSQlE_oia-L2kfULmv4WaPRLR2JyYvEdTBFJiq4Ls99K7HpDgW-NV6Xig3ufET06CMto6JQW2Sv_d_8kqt1_2WGjKQ6Tzrc/w640-h426/robert-keane-XvvlpWcDNwc-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Bako non è tra le mete più conosciute in Malesia, cosa che normalmente considero un plus. Il rumore è lontano, è più facile dimenticarsi del contratto di lavoro in scadenza e di quel messaggio che proprio non ti arriva. Se non c'è campo, niente messaggi <strike>(anche non essere single a 30 anni però aiuta)</strike>.<br /></p><p>Bako vuol dire trekking: sette ecosistemi differenti, foresta pluviale, cielo lattiginoso. In pratica vuol dire che si muore dal caldo già alle otto del mattino.</p><p>Partiamo da Kuching e risaliamo il fiume con una barchetta, ci
registriamo all'ingresso del parco e rinforziamo la colazione (nel mio
caso, cinque o sei fette di pane tostato asfaltate di burro di
noccioline) con un paio di birre, poi ci incamminiamo. 33° all'ombra,
umidità 70%. <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6_nDwWeImEkfNWf9cfv318la0wbzMvzjjLfatWjkpCMYv7EyCuybl4tPT_Z6imBFfpsQljIRMoBDzwYR8JQYGBRaPbrOiDcbDACHbueP7mdnz2SEJ6yO8OE7eQaHY0g_B45wW-B3ZmXM/s2048/IMG_20190810_102001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6_nDwWeImEkfNWf9cfv318la0wbzMvzjjLfatWjkpCMYv7EyCuybl4tPT_Z6imBFfpsQljIRMoBDzwYR8JQYGBRaPbrOiDcbDACHbueP7mdnz2SEJ6yO8OE7eQaHY0g_B45wW-B3ZmXM/w480-h640/IMG_20190810_102001.jpg" width="480" /></a></div><p></p><p></p><p>La prima parte di cammino, su un sentiero battuto, è molto easy. Poco dopo si inizia a salire, sotto la cupola verde degli alberi, tra terra e rocce, felci e piante carnivore, scimmie e serpenti verde brillante. Poi la visuale si apre a picco su una baia di sabbia bianca e l'azzurro un po' incerto del Mar Cinese Meridionale: Telak Pandan Kecil. Si inizia a scendere.</p><p>Sulla spiaggia, tra le rocce e i tronchi d'albero trascinati fino a riva dalle onde lunghe, si aggirano migliaia di granchietti con una chela spropositata. Tra le piante ci osservano piccole gang di macachi pronti a rubare qualsiasi cosa rimanga incustodita. Ci togliamo i vestiti, e corriamo urlando fino al mare. Nel primo pomeriggio, la marea inizia a ritirarsi e una barchetta ci riporta alla base, tagliando tra le mangrovie, verso un'altra birra ghiacciata, una doccia e dei vestiti puliti. <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsHlvG42lHK5Azeb3Qt-9g7iTsUDafTkAG-CCBCw7R1GGu5bPcGUEmzljU8TMnML0CuUovguE-d_AmIBDIpBdGVPdauBzowMe4P9Bi2r9uHfy8aiAnUfTwmQt3QfiSyT8yrCHLH_aP3YA/s2048/IMG_20190810_103127.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhsHlvG42lHK5Azeb3Qt-9g7iTsUDafTkAG-CCBCw7R1GGu5bPcGUEmzljU8TMnML0CuUovguE-d_AmIBDIpBdGVPdauBzowMe4P9Bi2r9uHfy8aiAnUfTwmQt3QfiSyT8yrCHLH_aP3YA/w480-h640/IMG_20190810_103127.jpg" width="480" /></a></div><br /><p><br /></p><p><br /></p><p></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-67485164449491179012021-01-05T22:30:00.004+01:002021-01-05T22:30:37.776+01:00Giorno 5 - Kuching<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqwvTFqFsdYRKRP3EdeTsW0qCjrdC7V9q0C1zs2LaQ9pwfDPelkTxbzsQw05E3G3EdMBDmR3rg-ZLvIbKm2IHYd8EtCGw1WwmMv9I2c2KcR6AYRzL1jcO4vCi1Y12-MrVnQC4pQ6_4zkE/s2048/IMG_20190809_185517.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqwvTFqFsdYRKRP3EdeTsW0qCjrdC7V9q0C1zs2LaQ9pwfDPelkTxbzsQw05E3G3EdMBDmR3rg-ZLvIbKm2IHYd8EtCGw1WwmMv9I2c2KcR6AYRzL1jcO4vCi1Y12-MrVnQC4pQ6_4zkE/w640-h480/IMG_20190809_185517.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p><i>Secondo un pezzo di The Vision che mi ha fatta incazzare da morire, noi viziatelli abituati a viaggiare dovremmo cogliere l'occasione che il Covid ci offre di tornare ad apprezzare l'unicità del viaggio come esperienza più vera e autentica <strike>(mi viene da vomitare)</strike>. Personalmente, non avevo bisogno di una pandemia per apprezzare un viaggio. Era già la cosa per cui spendevo di più e che aspettavo e sognavo per tutto l'anno.</i></p><p><i>Ecco perché questo è in assoluto il viaggio più difficile da raccontare: avrei dovuto divertirmi di più. Ma <strike>(anche se avessi saputo che sarebbe stato l'ultimo)</strike> avrei davvero potuto divertirmi di più?</i></p><p><i>Tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019 avevo cambiato lavoro e rotto con il fidanzato. Mi ero dovuta inventare una vita tutta da capo, e per quanto fossi abbastanza contenta ero arrivata ad agosto molto stanca. In primavera mi ero invaghita di uno con cui le cose non erano andate come volevo, e avevo deciso di distrarmi con una serie di Tinder Date quasi tutti molto discutibili ma ottimi come aneddoti per far ridere i miei amici. "Un'estate pazza, a settembre poi vediamo", l'idea era partire per un posto dove non prendessero i cellulari per dare il solito strappo netto, staccare da tutto per un po', e poi vediamo.</i></p><p><i>Uno dei problemi è stato che in Malesia quasi dappertutto i cellulari prendessero benissimo.</i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPw9QVx9s-Bv_ynYHYfbM4ufy4gthU8ZdvRpPYwAPo8cGHi54EvkzU9j2sfwCOCrGrkYc1CwUL5odG8V_5HnmOxabeuzMGaJ0ooDX9pzULNvvDg-iYNGb3GJeCG02TD1rEI944UhEaVdA/s2048/chris-charles-K0jsxDCj6qE-unsplash.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjPw9QVx9s-Bv_ynYHYfbM4ufy4gthU8ZdvRpPYwAPo8cGHi54EvkzU9j2sfwCOCrGrkYc1CwUL5odG8V_5HnmOxabeuzMGaJ0ooDX9pzULNvvDg-iYNGb3GJeCG02TD1rEI944UhEaVdA/w640-h426/chris-charles-K0jsxDCj6qE-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Quando ho attraversavo i parchi americani in macchina, adoravo che i cavalli o i cervi ci attraversassero la strada. L'emozione vera di vedere degli animali selvatici in libertà però l'ho provata per la prima volta in Uganda, quando una giraffa si è messa a correre e io mi sono commossa. Vedere gli oranghi nella loro riserva, circondati da gente che li fotografava mentre i ranger offrivano loro dei biberon di latte, mi ha messo un senso di disagio difficile da mandare via.</p><p>Per vedere i gorilla di montagna ci eravamo svegliati che ancora era buio, li avevamo trovati dopo ore di trekking in piccoli gruppi e in silenzio, per non disturbare. Stavolta invece era bastato percorrere qualche centinaia di metri di sentiero insieme ad altri turisti e aspettare. Non li ho quasi nemmeno fotografati.</p><p>Kuching significa "città dei gatti" e, qualunque sia il motivo, a giudicare dal tema dei molti graffiti sui muri, la faccenda viene presa molto seriamente. Fa caldissimo, e girare per le strade assolate alle 14 finisce per far saltare i nervi a tutti. Il pomeriggio naufraga ai tavolini di un baretto, con delle birre ghiacciate, nel pieno scazzo generale. Poi succedono due cose assolutamente inaspettate: la prima è un tramonto incredibilmente rosa sul fiume, la seconda è che uno di noi, quando ormai siamo arrivati nel cuore della più affollata e tamarra fiera asiatica che abbia mai visto, non trova più il passaporto.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB-4opP2NuIVi3ZcfKgRm5OPYQ-ppsxuj6-FKkBJ-QQMXTRb4VGL9WtoZCJCWStrlqNJv-q47Zzqrfl7cuhkgQvKVhTLMnpi0bi_cyawklRVTioPrtKf3YaZCNVC6tp7IJU_byA2yKfFE/s2048/luah-jun-yang-RAAl6k_FYQA-unsplash.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1152" data-original-width="2048" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiB-4opP2NuIVi3ZcfKgRm5OPYQ-ppsxuj6-FKkBJ-QQMXTRb4VGL9WtoZCJCWStrlqNJv-q47Zzqrfl7cuhkgQvKVhTLMnpi0bi_cyawklRVTioPrtKf3YaZCNVC6tp7IJU_byA2yKfFE/w640-h360/luah-jun-yang-RAAl6k_FYQA-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><br />Che non sia una bella idea perdere i documenti al quinto giorno di un viaggio in un altro continente, che prevede diversi voli interni e svariati trasferimenti, non c'è nemmo il bisogno di dirlo.<p></p><p>Decidiamo di dividerci come nei film horror, e di tornare indietro a cercarlo, anche se ormai avevamo già fatto quattro o cinque chilometri. E incredibilmente lo troviamo. Era caduto al bar, il cameriere era anche uscito per richiamarci, ma non lo avevamo sentito (non eravamo ubriachi come può sembrare, è il caldo, giuro). Ritrovarci tutti nella folla della fiera è complicatissimo, ma alla fine ci riusciamo.</p><p><i>L'attimo di euforia in cui ci siamo ritrovati e ci siamo abbracciati mentre Fra brandiva il passaporto <strike>(nella foto aveva ancora i capelli)</strike> è stato uno dei più belli di tutto il viaggio.</i></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-90962050524136501922020-12-30T21:54:00.003+01:002020-12-30T22:02:01.954+01:00Giorno 4 - verso il Borneo<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbTi0YQFh7iUAlRwkNw80iBD1fnHhc1WT-pZspUrhM_r1gkWB9BP4v42E2DPBlAYQQYkwbrtOvFnSHssNduosFLIp-GommAYXYtHCDQekXaB-IYvQwK0d5ui99ytoFSiUP1HAYxf8HVRI/s2048/Kuching+1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbTi0YQFh7iUAlRwkNw80iBD1fnHhc1WT-pZspUrhM_r1gkWB9BP4v42E2DPBlAYQQYkwbrtOvFnSHssNduosFLIp-GommAYXYtHCDQekXaB-IYvQwK0d5ui99ytoFSiUP1HAYxf8HVRI/w640-h480/Kuching+1.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Sto litigando dalla sera prima con il mio compagno di stanza, che mi prende a pedate dal suo letto.</p><p>Ci alziamo presto, ma in qualche modo rischiamo quasi di perdere il volo interno che da Singapore ci porterà nel Sarawak, nella parte malese dell'isola del Borneo. Poi ci dividiamo su due pulmini polverosi per quella che sembra una delle tipiche giornate-pacco di trasferimento, tra sedili non avvitati bene e soste per pranzi a base di patatine-del-sacchetto e gelati mezzi sciolti dall'aspetto radioattivo.</p><p>Il pezzo forte della giornata sarà una romantica crociera al tramonto sul fiume Santubong.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4arhcXe6axF9ZlghviW8n-l_tsulCDW04oxcnFc_pE9pj9QqmywbVepedpGHR1wAeDgBbhgIP3ZUgdzcPi3EVpTHs_8hUdXYJ3ZMMN1DgmSRPiHryV-gUXtLQPaXhxDok0mRo4S3RPhY/s2048/Kuching+3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4arhcXe6axF9ZlghviW8n-l_tsulCDW04oxcnFc_pE9pj9QqmywbVepedpGHR1wAeDgBbhgIP3ZUgdzcPi3EVpTHs_8hUdXYJ3ZMMN1DgmSRPiHryV-gUXtLQPaXhxDok0mRo4S3RPhY/w640-h480/Kuching+3.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Una crociera tra le mangrovie. In una palude. A importunare rettili, cetacei e primati.</p><p>Il paesaggio è la perfetta cartolina da Sudest Asiatico in stile Rambo 2 - La Vendetta: un pigro fiume color latte e Nesquik, orlato di mangrovie sotto un cielo lattiginoso, un piccolo villaggio di pescatori con le palafitte di legno dai colori pastello tipiche del Borneo, e moltissime zanzare. Tra le onde, ogni tanto, affiorano i dorsi dei delfini di mangrovie Irrawaddy ("Sono sicuramente ancorati al fondo come quelli delle giostre di Gardaland"). Sui rami degli alberi riusciamo addirittura a vedere una scimmia nasica ("Ma non vedi che è uno vestito da scimmia?").</p><p>Poi il sole tramonta, e tutto diventa rosa.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_zzJK8X8Y4YAaNNR8pZFNZy05EEdWGs0bo0ppeP7O_cHYuFrLscIM9drJapIk9im9VZdWNKLj5VpinrQNxFoA-eLa-F1rFRRZB9WYctRPZUmIwBlZb_RkbroEwVdcryTzBEM8UbwTV3k/s2048/Kuching+2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_zzJK8X8Y4YAaNNR8pZFNZy05EEdWGs0bo0ppeP7O_cHYuFrLscIM9drJapIk9im9VZdWNKLj5VpinrQNxFoA-eLa-F1rFRRZB9WYctRPZUmIwBlZb_RkbroEwVdcryTzBEM8UbwTV3k/w640-h480/Kuching+2.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Appena scende il buio, si accendono i due grossi fari a prua, e passiamo a scandagliare le mangrovie alla ricerca di qualche coccodrillo, e alla fine riusciamo a sfarettarne uno ("È di quelli gonfiabili").</p><p>Quando le luci si spengono e cominciamo a tornare verso il molo, notiamo tanti piccoli lumini a fior d'acqua: sono gli occhi dei caimani, che ci guardano.</p><p>"Un'altra giornata di duro lavoro è finita, adesso possono spegnere gli ingranaggi dei delfini, ritirare i coccodrilli di gomma e il tipo col costume da scimmia se ne va al bar"<br /></p><p><br /></p><p><br /></p><p></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-13793127726896860602020-12-26T03:33:00.002+01:002020-12-26T03:36:44.345+01:00Giorno 3 - Singapore<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE4XZtXgsvkShTqfUjszlf3Prm_Iap8z877LxQfnkMUryrjo1G6gFLtjbuuYclC0nBwgrTRpVRXwDChodADoSzfiwaQsbwXPq6SIMvjOnkB_Ljfom_VHlCL6C5DzxZbiqqWgUOk3WL0yY/s2048/miguel-sousa-ahSFjjLru4Y-unsplash%25281%2529.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1368" data-original-width="2048" height="428" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE4XZtXgsvkShTqfUjszlf3Prm_Iap8z877LxQfnkMUryrjo1G6gFLtjbuuYclC0nBwgrTRpVRXwDChodADoSzfiwaQsbwXPq6SIMvjOnkB_Ljfom_VHlCL6C5DzxZbiqqWgUOk3WL0yY/w640-h428/miguel-sousa-ahSFjjLru4Y-unsplash%25281%2529.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Fuori dalla penombra e dall'atmosfera artificiale delle camere e dei corridoi dell'albergo, la luce è bianca e l'aria umida sembra un asciugamano bagnato. È mattina presto, ma mentre ci aggiriamo tra i localini dove alle sette si preparano già gli spaghetti alla piastra è già inequivocabile che farà caldissimo. Ogni tanto, arrivano folate di puzza di piedi: sull'altro lato della strada c'è una bancarella carica di durian, il frutto peggiore del creato, praticamente una palla verde bitorzoluta che sa di pesca ma anche un po' di piedi. In Asia è molto apprezzato, io personalmente non riesco ad andare oltre il piccolo dettaglio della puzza di piedi.</p><p>In giro a piedi ci siamo solo noi, e non credo sia un caso. Siamo in un sobborgo residenziale, e il caldo sta già diventando difficile da gestire. Quando arriviamo a Little India sto già sbocciando acqua minerale e Polase.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi30pO-Z6JBR9vbY-eSbYh0pltuy1d273tPZIwCygG9jm_GsQyCUD_0rURmF_Ug7GhdH-jkwEBMQ6wMdXuBjakgzcCvb0fb6HyNYtfWhLskA7JIdDXi59bPO9rvxad4ig2Eeba93blEmlI/s2048/Little+India.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi30pO-Z6JBR9vbY-eSbYh0pltuy1d273tPZIwCygG9jm_GsQyCUD_0rURmF_Ug7GhdH-jkwEBMQ6wMdXuBjakgzcCvb0fb6HyNYtfWhLskA7JIdDXi59bPO9rvxad4ig2Eeba93blEmlI/w640-h480/Little+India.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Little India è il quartiere più colorato della città, con le strade affollate di negozietti che vendono spezie aromatiche, frutta (purtroppo anche il durian), cellulari di ogni tipo e relativi accessori pacchiani, ciabatte (a Little India sembrano proprio andarne pazzi). Fuori dai templi (dove però si entra senza ciabatte), ci sono bancarelle piene di collane di fiori. I caffè hanno graffiti colorati sulle pareti e gente di ogni tipo seduta scomposta sugli sgabelli alti.</p><p>Mi gira la testa, e compro un casco di bananine rosse mentre ci trasciniamo pezzando verso Orchard Road e la sua parata di sfarzosi centri commerciali. In uno a caso di questi, ci rifugiamo a mangiare qualcosa, più che altro per toglierci per un po' dal caldo spietato che sale dall'asfalto, poterci sciacquare le mani e la faccia in un bagno vero. Finiamo per spendere una follia per un bagel con salmone e avocado e per perderci e vagare per un tempo imprecisato senza riuscire a trovare l'uscita. Arrivare in metropolitana fino al Botanic Garden è uno scherzetto, a confronto.</p><p>Ho sempre avuto un debole per gli orti botanici, ma quello di Singapore porta il concetto di orto botanico decisamente oltre (del resto, ormai si è capito che qui è tutto esagerato). Tutto è ordinatissimo ma lussureggiante, ci sono tratti di foresta pluviale, giardini a tema e laghetti molto Instagram. Con i piedi a pezzi, chiamiamo dei taxi e ci facciamo portare a Chinatown, a coronare la giornata con una Xing Tao da 66 a testa in un cortile, completamente incuranti del fatto che ci troviamo nella <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2020/12/giorno-2-verso-singapore.html" rel="nofollow" target="_blank">città delle multe</a> e stiamo facendo una cosa vietata.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj086oDn5YaW7-wO1V5aIXA4csZAO9tWhdcOpLT7xdtNzqZYjTdorlGJ7GF5iSnybRi4Gxms5KpJ0EOhoacEbSDXeZ4ixb6w1VJwtEysYT5r_YxL0zIocc8m-oZbT36FWVjEqFlMxGhwSg/s2048/Chinatown+1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj086oDn5YaW7-wO1V5aIXA4csZAO9tWhdcOpLT7xdtNzqZYjTdorlGJ7GF5iSnybRi4Gxms5KpJ0EOhoacEbSDXeZ4ixb6w1VJwtEysYT5r_YxL0zIocc8m-oZbT36FWVjEqFlMxGhwSg/w640-h480/Chinatown+1.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Ceniamo con degli spaghetti di soia alla piastra, satay e riso aromatico con pollo in un baretto indegno, con i tavolini direttamente in mezzo alla strada (un'esperienza decisamente migliore di Orchard Road), da dove fermiamo dei taxi per i Gardens By the Bay, un superparco di svariati ettari intorno a Marina Bay. Nel buio, brillano i supertree, che sono forse la cosa più fotografata di Singapore e sicuramente l'idea <strike>da cui è stato copiato</strike> che ha ispirato l'Albero della Vita dell'Expo Milano 2015, ma molto più in grande.</p><p>Non c'è quasi nessuno, c'è silenzio. Si sente solo il frusciare del vento tra le foglie. Cammino guardando in su, non fa più così caldo. Mi sdraio per terra ai piedi di uno di questi alberi strani, un po' artificiali un po' no, sul selciato caldo. Siamo rimasti molto in coda al gruppo. "Non alzarti subito, è giusto che te lo godi". È una cosa molto bella da dire, e io rimango zitta. Non rispondo nemmeno che, l'ultima volta che siamo rimasti molto in coda al gruppo, mi hanno <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2020/11/giorno-22-bogota.html" rel="nofollow" target="_blank">rubato il cellulare</a>. È tutto bellissimo, e non ero assolutamente preparata.</p><p>È così bello che mi viene un po' da piangere.<br /></p><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-1143780793811545872020-12-21T00:50:00.001+01:002020-12-21T00:50:17.284+01:00Giorno 2 - verso Singapore<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwparH4ieCLsGbZskMgianjWZfH6ilHIsgAjE0Ao9T31i-30XE8-fVS2W-A1X-apxaIufpYVGtAhFvIUYoJJdGsYgyOsmXcXeFHRAIfS7bpb1VmbVwfNRBAbccffADGWIn3Hkn0Qj5AAI/s2048/Singapore+1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwparH4ieCLsGbZskMgianjWZfH6ilHIsgAjE0Ao9T31i-30XE8-fVS2W-A1X-apxaIufpYVGtAhFvIUYoJJdGsYgyOsmXcXeFHRAIfS7bpb1VmbVwfNRBAbccffADGWIn3Hkn0Qj5AAI/w640-h480/Singapore+1.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Per colazione ci aspettano le uova. Quando si viaggia, per colazione ci sono <i>sempre</i> le uova. E quando non ci sono, significa una cosa sola: <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2020/04/giorno-20-cano-cristales.html" rel="nofollow" target="_blank">avrai fame</a>. Forse ancora non ce l'hai, ma l'avrai. È provato.</p><p>Da Malacca si arriva a Singapore in circa tre ore, senza considerare il tempo per i controlli in dogana. Li faremo in autobus. L'albergo ha già chiamato i taxi che ci porteranno alla stazione. Ne arrivano due, in ritardo di quasi mezz'ora, e gli autisti appena ci vedono si sbalordiscono: solo 4 posti per macchina, e noi siamo in 16 più gli zaini. Dopo una lunga trattativa, si decide che faranno due viaggi. Non siamo ufficialmente più in anticipo, siamo appena puntuali. Segue una corsa pazza attraverso alla stazione e fino alla banchina (non poteva che essere l'ultima in fondo al parcheggio).Tra Malacca e Singapore ci sono circa 240 km e, a parte qualche sorpasso decisamente azzardato, passano in scioltezza fino alla dogana al confine tra la Malesia e la "città delle multe".</p><p>Provate a pensare a una cosa da fare, molto probabilmente scoprirete che a Singapore è vietata. È reato fumare, masticare chewing-gum, e bere alcolici in strada o in luoghi pubblici, sembrerebbe che siano vietate anche le manette con il pelo rosa del Fiorucci Store che i miei amici mi avevano regalato per i 18 anni (anche se di questa informazione non sono sicura al cento per cento). Nemmeno Giuseppe Conte è riuscito ad arrivare a tanto con i dpcm <strike>(per ora)</strike>.</p><p>La dogana è a forma di Autogrill a ponte, il pullman rimane sotto (dove verrà controllato), noi andiamo di sopra (dove verremo controllati). I nostri zaini vengono perquisiti da guardie seriose in cerca di pacchetti di Marlboro o di Vigorsol, i nostri passaporti vengono timbrati e possiamo tornare al pullman (di nuovo alla banchina più lontana), dove l'autista ci comunica che ha bucato una gomma (?) e quindi sta andando via. Un suo collega arriverà a prenderci tra cinque minuti (due ore). Quando finalmente arriva un tipo a raccoglierci, ci trova sfatti dal caldo e sdraiati sugli zaini come tanti Gregor Samsa. Non ci poniamo troppe domande e andiamo con lui.</p><p>Alla stazione degli autobus cambiamo un po' di soldi in dollari di Singapore (S$), poi facciamo una corsa con gli zainoni verticaloni in spalla per saltare sul primo bus di linea (sperando sia quello giusto). Alloggiamo in un alberghetto pulito e impersonale, che fa molto film coreano. Abbiamo deciso di passare la serata a Marina Bay Sands, possibilmente sul rooftop, quindi mi faccio una doccia e tiro fuori il pezzo forte: una tuta in seta stampata che è il compromesso perfetto tra la troppa moda e la permanenza dentro uno zainone verticalone.</p><p>Vicino a noi (tipo un paio di chilometri) c'è una fermata della metropolitana: andremo con quella. Lo scopo del gioco è utilizzare tutte le tipologie di mezzi disponibili. Ci incamminiamo, e i ragazzi in camicia iniziano a pezzare drammaticamente al minuto due. Nei vagoni della metro, la temperatura è da cella frigorifera, la broncopolmonite è dietro l'angolo.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZYwtxSwXHhgqJFZv1ADOrTfe-KEMZ0gJKC7A6P5_esiI4ULVvMgqkKqhqr9_oRezoNBnxwPbxKtH12nVEGQ4Z-uLxL7KusSbqPFknGTG0DO42qLBryCzw3ndg3wPt4qd75M0o-_8UUdM/s2048/Singapore+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZYwtxSwXHhgqJFZv1ADOrTfe-KEMZ0gJKC7A6P5_esiI4ULVvMgqkKqhqr9_oRezoNBnxwPbxKtH12nVEGQ4Z-uLxL7KusSbqPFknGTG0DO42qLBryCzw3ndg3wPt4qd75M0o-_8UUdM/w640-h480/Singapore+2.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Singapore non era un posto nella mia Top 10. Prima di partire, per definire i dettagli dell'itinerario abbiamo votato per venirci o no, e io ho votato sì. Mi sembrava una città per gente ricca (cosa vera), cosmopolita ma senz'anima (cosa in parte vera), eppure sono contenta di esserci venuta.</p><p>Il Marina Bay Sands è uno sfarzosissmo resort sul fiume: comprende il terzo casinò più grande del mondo, un albergo, un centro congressi, un museo, due teatri, moltissimi negozi di lusso, due padiglioni di cristallo galleggianti, sette ristoranti e sicuramente anche molte altre cose che in questo momento non ricordo. Per rendere l'idea, basta pensare che nel grattacielo del casinò ci sono delle piscine navigabili tipo canali di Venezia.</p><p>A coronare tutto questo lusso, sulle cime dei tre grattacieli del complesso (200 metri d'altezza), c'è lo Sky Park: una piattaforma sospesa a forma di tavola da surf, dove ci sono giardini pensili, ristoranti pettinati, cocktail bar, una discoteca e la piscina "a sfioro" più Instagram del mondo. Oltre a una vista pazzesca. Quando si sale con l'ascensore (tutto color oro), la pressione ti tappa le orecchie.<br /></p><p>Partiamo con l'idea di fare solo un aperitivo, finiamo per esagerare e spendere una follia per una portata a testa, un dolce molto aesthetic che ci dividiamo in tre, e cinque birre. Per fortuna esistono le carte di credito (peccato che non ci fosse il cashback), e prendiamo sportivamente un conto che forse da nessuna parte prenderei sportivamente. Archiviamo il caso con "Mica ci capita tutti i giorni", "Tanto domani si torna da qualche lurido" e "Crepi l'avarizia!"<br /></p><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-68808741170949734462020-12-17T02:10:00.002+01:002020-12-17T02:11:18.322+01:00Giorno 1 - Malacca<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg_TEYmQDl3ndHmHIqjpiyUM0uYRKx6cPPAJUf-o-Go38Wj1IAKaS0xsapR7TelQtnnf33Uy4c1i06G5FybNQESaUEfLjaqroJ5fT0MmVk9ykmJ5hztLSmIYZayOB5_iVyDhDD3PAWF7U/s2048/Malesia+2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg_TEYmQDl3ndHmHIqjpiyUM0uYRKx6cPPAJUf-o-Go38Wj1IAKaS0xsapR7TelQtnnf33Uy4c1i06G5FybNQESaUEfLjaqroJ5fT0MmVk9ykmJ5hztLSmIYZayOB5_iVyDhDD3PAWF7U/w640-h480/Malesia+2.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>I 145 km tra Kuala Lumpur e Malacca scorrono via ovattati sull'autobus con la moquette e le tendine con le nappe. A un certo punto si parla di cassa comune e di quanti soldi dobbiamo cambiare, ma mi concedo comunque il lusso di essere distratta. Forse stiamo viaggiando troppo comodi, non può che essere il preludio di future sventure.</p><p>Comunque, la valuta malese si chiama Ringgit, circola sotto forma di svariate monetine di diversi colori e misure o banconote dalle palette pastello. Un Euro "sono quattro Ringgit, quasi cinque" (4,83 MYR).</p><p>La città di Malacca è la capitale dello stato federale di Malacca. A darci il benvenuto è un caldo pesante come un asciugamano bagnato, che ci prende a schiaffi non appena si aprono le porte del pullman. Siamo in un parcheggio sterrato e deserto, le uniche creature viventi si affollano sotto alla tettoia in lamiera di un baracchino che potrebbe essere la versione malese dei paninari fuori dallo stadio <strike>(quanto mi mancano i panini luridi, e già che ci siamo anche lo stadio)</strike>, però con i noodles.</p><p>Dovrebbe essere l'ora di pranzo, ma non ne sono sicura perché non dormo da circa 24 ore e ne ho accumulate svariate in jet lag. Mi cambio i pantaloni con un paio di shorts che avevo saggiamente preparato nel bagaglio a mano. Vada per i noodles. I patiti del gel igienizzante mani si sentirebbero male. "E una Coca-Cola, che disinfetta".</p><p>Subito dopo, saliamo su una barchetta e iniziamo a visitare la città dalle acque verdi del Melaka River. Gli edifici del lungofiume sono squadrati e coperti di graffiti, le due rive sono collegate da ponticelli di legno tondeggianti.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFFCOZ05HzK4cDRyXdb5X81Fy2FCGFgqfOR35C6WMtG6qq5zuh21_SM1Ey6tN2u5paakJNnL-xEbvpNF2NXCt2YUdmVfAmcTi1YHEJADcF5cY98vlYtIEZOwNRZLGNyVpShFDoTCxCxmQ/s2048/Malacca2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFFCOZ05HzK4cDRyXdb5X81Fy2FCGFgqfOR35C6WMtG6qq5zuh21_SM1Ey6tN2u5paakJNnL-xEbvpNF2NXCt2YUdmVfAmcTi1YHEJADcF5cY98vlYtIEZOwNRZLGNyVpShFDoTCxCxmQ/w640-h480/Malacca2.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Malacca è stata per secoli portoghese, poi olandese e anche britannica, oltre che fortemente influenzata dalla Cina. E si vede. L'architettura del piccolo centro città (Patrimonio UNESCO) è un delirio urbano di murales colorati, palazzi coloniali, templi, chiese, moschee, mura merlate con i cannoni, pagode, lanterne rosse e dragoni. Nelle vetrine delle pasticcerie ci sono i <a href="https://biancoenerorimmel.blogspot.com/2015/08/portugal-day-12-lisbona.html" rel="nofollow" target="_blank">Pasteis de Nata</a>, anche se non siamo a Lisbona. Lungo le strade sfrecciano i tuk tuk più tamarri del mondo, carichi di pupazzi di Hello Kitty e Doraimon, con la musica house asiatica che urla dalle casse.</p><p>Mi sento leggermente alticcia. Sarà il fuso orario, sarà il sonno, sarà l'umidità o forse anche le birre che ci siamo comprati mentre passeggiavamo per Chinatown. Al tramonto, stiamo brindando nella piscina del rooftop un po' decadente del nostro albergo, mentre il cielo diventa rosa e quasi tutte le lettere dell'insegna luminosa si accendono. È tutto bellissimo, sono felice, niente potrà andare storto. <br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-17828119844372709412020-12-11T17:49:00.014+01:002020-12-12T21:19:50.773+01:00Giorno 0 - Malpensa/Kuala Lumpur - via Dubai<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9xhoWnsvgXyFbcofD6K5nXf5OuxJ5XZYqRkQ6DD0Tbi5MoLOUy4lbjMJVcKT3GhxuqPEVw5Eg_Uoi8G9F259pXGp9uPfw0U8Pf03jSjp3WfXfQLdEZn3v3zHelaa58ZmQHYsjj1uj8bE/s2048/Malesia+1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9xhoWnsvgXyFbcofD6K5nXf5OuxJ5XZYqRkQ6DD0Tbi5MoLOUy4lbjMJVcKT3GhxuqPEVw5Eg_Uoi8G9F259pXGp9uPfw0U8Pf03jSjp3WfXfQLdEZn3v3zHelaa58ZmQHYsjj1uj8bE/w640-h480/Malesia+1.jpg" width="640" /></a></div><br /><p></p><p></p><p></p><p>"Senti, prenotiamo e togliamoci il pensiero"</p><p><i>È un po' strano scrivere di viaggi intercontinentali nell'anno in cui siamo rimasti tutti bloccati da una pandemia. Quello in Malesia è stato l'ultimo viaggio prima del Covid. Non è stato come lo immaginavo <strike>(nemmeno quello)</strike>, raccontarlo è più complicato del solito, però eccoci. Non voglio rischiare di dimenticarmi come si fa. E quindi:</i></p><p>"Senti, prenotiamo e togliamoci il pensiero"</p><p>È il 2019, giugno inoltrato, e non avere ancora un posto prenotato su un aereo per il mese di agosto mi fa sembrare una persona molto disorganizzata. Sono seduta al tavolino di un bar; lo scazzo per la parte decisionale della faccenda mi prende lì. Siamo rimasti in tre superstiti del Gruppo Disagio, mettersi d'accordo non è stato semplicissimo; dovevamo trovare un posto dove nessuno era ancora stato, e dove possibilmente l'estate non coincidesse con la stagione dei monsoni.</p><p>Arrivati a quel punto, io voglio <i>sempre</i> prenotare e togliermi il pensiero. Anche se si tratta dell'investimento più grande in cui vanno a finire i miei risparmi e tutto l'anno ruota intorno all'attesa di quel viaggio.</p><p>A metà caffè shakerato, ho già completato il form e sto inserendo il numero della carta di credito.</p><p>Il giorno della partenza devo uscire di casa verso le otto. Sono uscita con un Tinder Date di quell'estate vissuta disordinatamente, sono tornata tardi e ho tirato ancora più tardi togliendo e aggiungendo cose allo zaino. Alle quattro sono ancora sveglia. Non dormo mai la notte prima <strike>(a dirla tutta, è una cosa che mi manca)</strike>. In aroporto incontrerò per la prima volta gli sconosciuti che viaggeranno con me <strike>(anche questa è una cosa che mi manca)</strike>. Con Linate è temporaneamente chiusa, tutto il traffico si è riversato su Malpensa, che è affollatissima di persone di ogni tipo, vestite in ogni modo. Mi è sempre piaciuto guardarle e provare a immaginarmi dove andranno, mi sono sempre piaciuti gli inizi.</p><p>Stiamo per imbarcare gli zaini e andare a fare colazione al bar, quando agli altri due viene il dubbio di aver dimenticato la macchinetta del caffè accesa a Milano. Inutile non pensarci, specialmente quando troviamo su Google la notizia di un ufficio postale andato a fuoco proprio a causa dello stesso modello di macchinetta. La cavalleria arriva in scooterone con le sembianze degli altri due elementi del Gruppo Disagio, che partiranno qualche giorno dopo per un'altra meta, e vengono a prendere le chiavi per poi farsela fino a Milano e mettere il tutto in sicurezza. Gli anni passano, il Disagio è per sempre.</p><p>È tardi, e Malpensa non è mai stata così piena di gente. Le code per i controlli sono chilometriche, ci facciamo letteralmente tutto l'aeroporto di corsa per arrivare al gate. Non c'è tempo nemmeno per un caffè da Starbucks, dove mi aspettava un amico che staccava dal turno delle tre del mattino. Lo chiamo mentre corro con gli occhiali da sole che mi scivolano sul naso, il cellulare in una mano, il passaporto con la carta d'imbarco nell'altra: "No, zio, vai pure a casa a dormire, è un delirio, scappo che perdiamo l'aereo" <strike>(ero felice)</strike>.</p><p>Voliamo su un A380. Comodi. Un viaggio con stile, verso luoghi dove non prendono i telefoni. Ci danno da mangiare a seconda di ogni fuso orario che attraversiamo, non si capisce più niente. A Dubai dobbiamo trascorrere svariate ore di scalo, nella speranza che i nostri zaini non vengono spediti da qualche altra parte. L'aeroporto è grandissimo, tutto bianco, i duty free vendono anche macchine di lusso e lingotti d'oro. È un'ora imprecisata della sera o della notte, i vetri che danno sulle piste sono caldi. Le ultime sei ore di volo sono quasi tutte al buio. Guardo svariati film, avvolta in un bozzolo di coperta di pile, mi connetto anche a internet e mi metto a chattare. Tutto, tranne dormire, nonostante sia già sveglia da molte più ore del raccomandabile.</p><p>Quando atterriamo a Kuala Lumpur è mattina, penso presto, penso di un altro giorno. La sala dove ritiriamo i nostri bagagli è piena di luce. Fuori un autobus con la moquette e le tendine con le nappe ci aspetta per portarci, con una traversata di qualche ora, a Malacca.</p><p>Non ho dormito neanche un minuto. <br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-54438375015566597952020-12-01T18:38:00.002+01:002020-12-12T20:05:59.235+01:00Giorno 23+1 - Da nessuna parte<p> <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo5k5fJmY5rmoJ7E7tNjM7fu-6gxwGjAwuLrQS9WEHhX307n1Iyg5fHoW26c7HX_VkWzJOPatzmzudhFPIoJjFtkucmjxP2Izz28DSg0YcJG-_K7yDZPW0QTPTMiC5yI3ufy57ORMKd_g/s2048/tim-gouw-208299-unsplash.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo5k5fJmY5rmoJ7E7tNjM7fu-6gxwGjAwuLrQS9WEHhX307n1Iyg5fHoW26c7HX_VkWzJOPatzmzudhFPIoJjFtkucmjxP2Izz28DSg0YcJG-_K7yDZPW0QTPTMiC5yI3ufy57ORMKd_g/w640-h426/tim-gouw-208299-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Capiamo poco dopo esserci imbarcati, una volta che tutti hanno sistemato le loro cose nelle cappelliere e hanno preso posto, quando l'aereo continua a girare sulla pista senza accennare a partire, che qualcosa non va.</p><p>Ci fermiamo. Facciamo qualche altro giro di pista. Ci fermiamo di nuovo. Le luci si accendono e si spengono. Nessuno ci dice nulla, intanto iniziamo ad accumulare ritardo. E non partiamo.</p><p>Finalmente qualcuno prende coraggio e comunica che l'aereo ha un problema tecnico. Si spegne l'aria condizionata, mentre rimaniamo fermi ancora e ancora. Ci riportano all'imbarco. Dopo un po', il portellone si apre e ci comunicano che faremo salire un team di tecnici per capire cosa non va.</p><p>Il tempo passa, e l'aereo dello scalo Barcellona-Milano è ufficialmente perso. L'aereo ricomincia a girare sulla pista mentre siamo ancora tutti in piedi. Mi siedo per terra in mezzo al corridoio. Siamo tutti stanchi e nervosi, e fa caldissimo. Torniamo al gate e i tecnici scendono.</p><p>Solo dopo un altro giro a vuoto comunicano che faranno scendere anche noi. Non che qualcuno fosse entusiasta di partire e volare subito fino in Spagna su quell'aereo. E così sbarchiamo.</p><p>Appena rimettiamo piede nell'aeroporto, dei poliziotti placano i passeggeri inferociti spiegando che chi creerà disordini potrebbe venire arrestato e pagare una multa di svariatimila Pesos. Mi butto seduta sulla moquette con la testa tra le mani e la schiena contro il muro. Ci sono persone che piangono, persone che dormono tramortite in posizioni scomode, tantissime parlano al telefono (non io, perché me lo hanno rubato).</p><p>Così passano altre due ore.</p><p>A un certo punto, comunicano che l'aereo non sarà riparabile, ci porteranno da qualche parte a dormire e si capirà l'indomani cosa fare. Scatta la corsa a farsi annullare il visto d'uscita, cercare il proprio bagaglio e saltare su una delle navette, possibilmente senza dividersi. Seguirà una chilometrica fila per il check-in in albergo, dove finalmente faremo una doccia calda e sprofonderemo in un letto morbidissimo. Sono le cinque del mattino.</p><p>Alle sette ci riportano in aeroporto per capire come possiamo tornare a casa. Si dividono le strade tra la parte romana e la parte del nord Italia del gruppo, loro fanno il check-in per prendere il primo volo disponibile. Noi veniamo riportati in un secondo albergo (o forse era lo stesso?) fino alla sera, quando forse torneremo a casa via Parigi.</p><p>Non so da quante ore mi trovi bloccata in Colombia senza certezze, senza soldi e senza cellulare. In albergo mangiamo qualcosa, poi ci ritiriamo, ognuno in una lussuosissima (o probabilmente normale, siamo noi a non essere più abituati) singola. La doccia calda è un trip in paradiso. Le lenzuola sono bianco abbagliante, e mi addormento appena le tocco.</p><p>Mi sveglia qualcuno di molto agitato che bussa alla porta, nel tardo pomeriggio. Cambio di programma, la compagnia aerea ci ha trovato dei posti su un volo che parte alla stessa ora di quello che avremmo dovuto prendere il giorno prima. Dobbiamo andare là SUBITO.</p><p>Ed è così, che con 24 ore di ritardo, abbiamo salutato la Colobia.<br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-6124724275061832792020-11-27T16:23:00.006+01:002020-12-26T18:10:08.127+01:00Giorno 23 - Bogotà<p> <br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBuKWOn2LlBZtiLUCCbwUSM1Ub2bkv-OkFl-lCicBggVyYcuQnvvyh8jgH_Ld_0Yny_3SZaByIWe5Ns_OtNxa3v0ZONExA_fOKZNErPW_rIg4RPA6rIBZWCCoEhIKsHFuOzEA4F8LsPLQ/s2048/michael-schmid-Miiy_yM-nKA-unsplash.jpg" rel="nofollow" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" target="_blank"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBuKWOn2LlBZtiLUCCbwUSM1Ub2bkv-OkFl-lCicBggVyYcuQnvvyh8jgH_Ld_0Yny_3SZaByIWe5Ns_OtNxa3v0ZONExA_fOKZNErPW_rIg4RPA6rIBZWCCoEhIKsHFuOzEA4F8LsPLQ/w640-h426/michael-schmid-Miiy_yM-nKA-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Di Bogotà mi restano (per ovvi motivi) pochissime foto.</p><p>Quando gli IT rompono le balle sull'importanza di fare il backup, beh, hanno pienamente ragione. È importante fare il backup.</p><p>Svegliarsi senza il suono della sveglia è strano. Ho dormito pochissimo, ma ero intimamente convinta che sarei rimasta a letto, così alle sette apro gli occhi, mi faccio una doccia e mi vesto. Mi sto asciugando i capelli, quando mi bussano per accertarsi che mi sia alzata.</p><p>È l'ultimo giorno del nostro viaggio. Mettiamo gli zaini in deposito. Rimarremo in giro per Bogotà fino alla sera, poi andremo all'aeroporto e partiremo verso la mezzanotte.</p><p>Fuori c'è il solito freddo umido da cappuccio sulla testa.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjN4l08jqccmfrz968aOJJMgbPrNczk-ZC00Zn_CoeFiDqBmD2p2Ky43dI_jbDKPS1sXk17og_gxkFpQFyb9gZisLKGgxfcTzBcLB3Ll8ZRurPCTlLmWWrv-rEOLp8Jsjooy-y4LuO40X0/s2048/IMG_3579.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjN4l08jqccmfrz968aOJJMgbPrNczk-ZC00Zn_CoeFiDqBmD2p2Ky43dI_jbDKPS1sXk17og_gxkFpQFyb9gZisLKGgxfcTzBcLB3Ll8ZRurPCTlLmWWrv-rEOLp8Jsjooy-y4LuO40X0/w640-h480/IMG_3579.JPG" width="640" /></a></div> <p></p><p>Prendiamo la funicolare per salire fino all'Eremo di Monserrate. Il vento ci taglia la faccia, da lì si vede tutta la città che si allarga in una massa enorme e disordinata di tegole rosse e grattacieli.</p><p>Compriamo ancora qualche calamita trash, per noia e per smaltire i pesos che ci sono rimasti nel portafoglio. Ci sediamo in un bar per assaggiare il tè caldo alle foglie di coca. Sa di fieno.</p><p>Buttiamo gli zaini sul nastro nero dei bagagli per un'ultima volta e nelle tre ore successive barcolliamo in giro a gruppetti per l'aeroporto El Dorado, mangiucchiando qualche schifezza come cena e parlando di cose poco importanti.</p><p>Ci compriamo delle Club Columbia con gli ultimi pesos, e andiamo ad imbarcarci.<br /></p><p> <br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-15516058825737183612020-11-22T21:01:00.003+01:002020-12-26T18:15:09.591+01:00Giorno 22 - Bogotà<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjks3PSWC6O53fGsdn0a9H4hS-AVpiTiTMgNC2WS_ewkIHdGQNG9czsEGFr6b1Zbhg14ouED2HwYq2wABTySbVUnLRh3zNSY2DJFbfXHw5dmYD_6AS8jldm90mP5JkPOFhSYbzZ3sbO9dM/s2048/random-institute-QmxXYlyYgL8-unsplash.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1366" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjks3PSWC6O53fGsdn0a9H4hS-AVpiTiTMgNC2WS_ewkIHdGQNG9czsEGFr6b1Zbhg14ouED2HwYq2wABTySbVUnLRh3zNSY2DJFbfXHw5dmYD_6AS8jldm90mP5JkPOFhSYbzZ3sbO9dM/w640-h426/random-institute-QmxXYlyYgL8-unsplash.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Sono già stata in luoghi non propriamente easy ma, nella mia personale classifica delle città hardcore, Bogotà è sicuramente sul podio.</p><p>In mezzo alla Colombia, su un altipiano della Cordigliera delle Ande a 2640 metri di altitudine (particolare che stupidamente non avevamo considerato), a Bogotà fa mediamente freddo e il cielo è bianco accecante.</p><p>La sera e la mattina, oltre i vetri, i grattacieli demodè sono incappucciati da una nebbia Blade Runner 2049, e i sedili di velluto nero pieni di gobbe dei taxi gialli sono sempre un po' umidicci.</p>Ma la cosa che più mi è rimasta impressa di Bogotà è la sensazione, mentre si cammina per strada, di avere addosso gli occhi di qualcuno.<br /><p>Passiamo la prima parte della giornata per musei. Il più particolare sicuramente è quello dedicato a Botero, tanto per l'allestimento quanto per la cornice da tipica villa coloniale imbiancata a calce con il patio quadrato e la fontana in mezzo.</p><p>Nel tardo pomeriggio, ci dividiamo per dedicarci allo shopping non più rimandabile di bottiglie di Aguardiente, t-shirt souvenir, maglie tarocche della nazionale colombiana e calamite kitsh.</p><p>Mentre stiamo camminando verso l'albergo, una fiumana di gente taglia il gruppo disagio, che si divide irreparabilmente. Rimaniamo indietro in due. Poco dopo, un tale dietro di noi attira la nostra attenzione, per dirmi che ho la tasca inferiore dello zaino aperta.</p><p>"Cosa ci fai in giro con lo zaino aperto, ma sei scema?"</p><p>"Mi ero già accorta che qualcuno me l'aveva aperta, al Museo Botero. L'avevo richiusa, ma tanto non c'è dentro niente di valore"</p><p>Era vero. Stavo camminando con le mani affondate nelle tasche del bomber, in una mano tenevo stretti portafogli e passaporto, nell'altra il cellulare.</p><p>"Beh comunque richiudila, non va bene"</p><p>Ho staccato la mano dal cellulare solo per due secondi, quando l'ho rimessa in tasca non c'era più.</p><p>Il giorno dopo abbiamo provato a cercarlo sulle bancarelle, ma vai a sapere che fine possa aver fatto.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAzKonR5Xr0JUbo29SaF03l-ZHrbsVWWfEkCFIBJLWipyQl_FAKV55_eyUmuOBlpA4GRVzascZt-XujpHvlOQk1xwD8HPGaD2RXZ4-yd0bGiCCKPb14kbZtGBt3U3asjqVI9B4yKyBWGU/s2048/IMG_3559.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAzKonR5Xr0JUbo29SaF03l-ZHrbsVWWfEkCFIBJLWipyQl_FAKV55_eyUmuOBlpA4GRVzascZt-XujpHvlOQk1xwD8HPGaD2RXZ4-yd0bGiCCKPb14kbZtGBt3U3asjqVI9B4yKyBWGU/w640-h480/IMG_3559.JPG" width="640" /></a></div><br />Quella sera ci aspetta una cena in grande spolvero in cui spendere tutti i soldi rimasti nella cassa comune, ma fa decisamente troppo freddo per il vestito che avevo pensato di mettere. Così mi metto dei jeans e una maglietta a righe con le maniche lunghe. L'effetto glamour è principalmente dato dal fatto che sono i miei ultimi vestiti ancora completamente puliti.<p></p><p>Dei ragazzi di Bogotà che erano stati in Erasmus con una del nostro gruppo ci hanno invitato nel ristorante di uno di loro. Dopo averci accomodati nel patio con le birre gelate, i minuti iniziano a scorrere inesorabili, finché, circa tre quarti d'ora dopo, i nostri ospiti in vistoso imbarazzo ci confessano che era saltata la corrente in cucina e cenare lì sarebbe stato impossibile.</p><p>Ci attiviamo subito e troviamo su Trip Advisor un ristorante che si sarebbe poi rivelato valido ma carissimo, e ci spostiamo tutti là, compresi i nostri ospiti e addirittura il cuoco.</p><p>Dopo cena, i ragazzi di Bogotà ci invitano a ballare insieme ai loro amici. Così mi ritrovo su un taxi con persone che non conosco, per andare verso un posto che non conosco.</p><p>"Ma ti rendi conto che ci siamo qui solo io e te, in un taxi con degli sconosciuti, e non sappiamo dove ci stanno portando? E se ci rapiscono per rubarci gli organi?"</p><p>"Senti, per favore, oggi mentre ero con te mi hanno già rubato il cellulare. Direi che è abbastanza"</p><p>Di quella nottata ho pochi ricordi e la sensazione di essermi molto divertita.</p><p>Appena entrati, ci mettono addosso delle fasce tipo Miss Colombia, il posto è enorme, la musica (zarrissima) molto alta, la gente balla sui tavoli e i nostri ospiti continuano a ordinare bottiglie di Aguardiente. Ci è impossibile pagarne anche solo una.</p><p>Non mi importa di come sono vestita, di essere senza cellulare chissà dove, del fatto che 24 ore dopo sarei stata seduta su un aereo che mi avrebbe riportata a casa.<br /></p><p><br /></p><p><br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-88489564612509975422020-11-14T17:31:00.005+01:002020-12-26T18:19:53.893+01:00Giorno 21 - Caño Cristales / Bogotà<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4UpWzIsEnVcc5JLXh9Ya8SjDSxGLrrRhcnb_Y1N0-Vapr741WcSC0fYDTNUzHjWAYrp8NOR7yq-rq4oRfHlmoq9vmljgxLjmQoj2F2BC3H6KsKWhvoxgg5Y_BR-hITX0oNHKlX1bE_ws/s2048/Col+23.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1366" data-original-width="2048" height="426" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4UpWzIsEnVcc5JLXh9Ya8SjDSxGLrrRhcnb_Y1N0-Vapr741WcSC0fYDTNUzHjWAYrp8NOR7yq-rq4oRfHlmoq9vmljgxLjmQoj2F2BC3H6KsKWhvoxgg5Y_BR-hITX0oNHKlX1bE_ws/w640-h426/Col+23.jpg" width="640" /></a></div><p></p><p>Mi sveglio un po' sfatta dal rum dell'emporio della sera prima. Infilo i pantaloncini sotto alla maglietta con cui ho dormito (l'ultima pulita), mi allaccio le scarpe da trekking e butto alla rinfusa le mie quattro cose nello zaino.</p><p>Una tazza di caffè solubile e due biscotti a testa. L'ultima colazione nel patio. Lasciamo le nostre firme con un pennarello indelebile sul muro a calce dell'ostello e andiamo a piedi verso il piccolo aeroporto militare, dove un bielica ci riporterà a Bogotà. È mattina presto, ma fa già caldissimo.</p><p>Dopo il check-in e i controlli di un paio di militari in un locale che ricorda un po' i saloni delle villette anni settanta, ci mettiamo ad aspettare.</p><p>Intorno all'aeroporto, ci sono ancora le barricate. Un monumento con la bandiera colombiana e i nomi dei caduti durante la guerriglia. Compriamo qualche collana di perline e delle calamite bruttarelle, poi andiamo a bivaccare sotto il portico del bar all'altro lato della strada, fino all'arrivo dell'aereo.</p><p>Il freddo ci investe già mentre scendiamo dalla scaletta di metallo, e ci entra nelle ossa ancora prima di salire sul pulmino in cui andremo a incastonarci nel traffico insostenibile di Bogotà. Dopo i colori sbiaditi dal sole di Macarena, sembra tutto grigio.</p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEx83XVrxYk21m51CuIXjk0hUVddWmnjsV1adYTBmUmOvxPIsFxtRZh6KeRTEGEWq9bbOnHjmQzz6sXFJBG542b3rDTVZ5u_W0mzHAibwpb88VronosKLZRvRzNYgv5FRIouZoJC_QlUQ/s1080/FB_IMG_1535583373683.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="1080" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEx83XVrxYk21m51CuIXjk0hUVddWmnjsV1adYTBmUmOvxPIsFxtRZh6KeRTEGEWq9bbOnHjmQzz6sXFJBG542b3rDTVZ5u_W0mzHAibwpb88VronosKLZRvRzNYgv5FRIouZoJC_QlUQ/w640-h480/FB_IMG_1535583373683.jpg" width="640" /></a></div><br />L'albergo è un parallelepipedo di vetro molto anni ottanta, in una zona non esattamente raccomandabile. È meglio non stare da soli nemmeno se si scende lì davanti per fumare una sigaretta. Le camere sono delle scatole rivestite di moquette marrone, ma tutto sommato è pulito e c'è l'acqua calda con cui farsi la doccia. Fuori fanno nove gradi.<p></p><p>Per le vie di Bogotà ci sono fiumane di gente che ti trascinano in un senso o nell'altro, ai lati dei marciapiedi tantissimi ambulanti che vendono paralleli di Versace e di Chanel, maglie da calcio tarocche, dvd masterizzati e cellulari usati, interi o a pezzi.</p><p>Ci sono grattacieli altissimi e trasandati, le nuvole pesanti si specchiano a fatica nei vetri sporchi o rotti delle finestre. Ogni tanto, per le strade schizzano veloci dei taxi gialli con i sedili di velluto nero, tutti sfondati, e le corone del rosario appese allo specchietto.</p><p>C'è qualcosa di strano e ostile in Bogotà, che a Medellin non c'era.<br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-45350511040978868532020-04-14T15:31:00.004+02:002020-12-26T18:28:12.736+01:00Giorno 20 - Caño Cristales<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOQfU8jml4cjDMMa1Vk9RI4rcZyttzVDoogm3nrvuoynp6i-bcPy_pG3hHwTLzq2Dkrk9htlXTGmJIn52m_lqp3RN8wf2vtii_XBkxO81Nr9m-I0FHJhU1LKcVYH6Lv9Rq_uLXw-dSJRQ/s1600/IMG_3465.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOQfU8jml4cjDMMa1Vk9RI4rcZyttzVDoogm3nrvuoynp6i-bcPy_pG3hHwTLzq2Dkrk9htlXTGmJIn52m_lqp3RN8wf2vtii_XBkxO81Nr9m-I0FHJhU1LKcVYH6Lv9Rq_uLXw-dSJRQ/w640-h480/IMG_3465.JPG" width="640" /></a></div><p>
<br />
È ormai chiaro che i tekking in hangover saranno il ricordo predominante del mio viaggio in Colombia.<br />
<br />
Dopo una ricca colazione nel patio, tra i posacenere pieni e le bottiglie vuote della sera prima, a base di Nescafè solubile e biscotti di compensato, siamo partiti senza crema solare e senza repellente per gli insetti per le classiche 7 ore di trekking sotto il sole verso un posto dimenticato da Dio.<br />
<br />
Non me la sono sentita di prendere la mia porzione di pollo frittissimo e avvolto in foglie di palma, e l'ho devoluta alla comunità. Il problema è stato cercare di razionare l'acqua dalla mia borraccia che perdeva. A un certo punto, rimango un po' indietro per fare delle foto e vedo dietro di me nella boscaglia tre soldati in mimetica e con il mitra
che ci scortano, chissà da quanto.<br />
<br />
Avvicinandosi al "Fiume dai Quattro Colori", la vegetazione diventa bassa e dall'aspetto graffiante, il paesaggio è tutto rocce rossastre e scabre, dove è facilissimo scivolare e spaccarsi il muso. L'acqua è veramente limpida, i fondali sono rosso acceso o giallo amaranto.<br />
<br />
"Ma... i quattro colori?"<br />
"Sono dati dalle alghe del fondo. Possono essere verdi, gialle, rosse o blu"<br />
"Ma come blu... io di colori ne vedo uno, massimo due"<br />
"Sì, ma infatti ha quattro colori <i>nell'arco delle quattro stagioni</i>"<br />
"Mi sa che i colombiani hanno un po' esagerato con il marketing di questo fiume"<br />
"Useremo tanti filtri"<br />
<br />
L'apice della follia collettiva lo raggiungiamo quando le riserve di acqua sono ormai esaurite da un pezzo, fa un caldo insopportabile e cerchiamo di corrompere la guida perché ci porti per la via più breve (anche se meno panoramica) alla stamberga di legno dove possiamo berci delle birre Poker seduti al tavolo insieme ai polli.<br />
</p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgphmuhQ8JClBLeC2JX3raKhLzvGviWkSRKrEwGOC3yMTu_1A3nr4vMvCTDb5aURPflzNffIXSZ2Lpo96L4H203CgwHtWUkUc1sMfZ9pJ-bReMyFeTUdwUyYyoOUoHDAXNDvJ5Pbng54hA/s2048/IMG_E3526.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1536" data-original-width="2048" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgphmuhQ8JClBLeC2JX3raKhLzvGviWkSRKrEwGOC3yMTu_1A3nr4vMvCTDb5aURPflzNffIXSZ2Lpo96L4H203CgwHtWUkUc1sMfZ9pJ-bReMyFeTUdwUyYyoOUoHDAXNDvJ5Pbng54hA/w640-h480/IMG_E3526.JPG" width="640" /></a></div><p>
Mentre salivamo sulle lance per rientrare, ha cominciato a piovere, a grosse gocce fredde e incazzate che facevano male alla pelle. Una volta sbarcati era un caos di gente già fradicia che correva, si infilava k-way e cercava un passaggio per tornare in ostello. I luminari del Gruppo Disagio, scelgono di fermarsi a bere una birra, aspettando che spiova. Non spiove. Ci carichiamo scompostamente su un risciò ed elaboriamo un piano per impadronirci della cucina dell'ostello.<br />
<br />
Dopo un commovente discorso al coordinatore e a tutto il gruppo riunito nel patio, il gruppo disagio recupera qualche mantella dall'ostello (spicca un elemento alto due metri con una cerata troppo corta con gli smile) e parte in spedizione al supermercato.<br />
<br />
Ci organizziamo in due squadre e cuciniamo la pasta al tonno per tutti in ostello. Nel patio non vola più una mosca, le persone sono sedute un po' ovunque. Dopo
due giorni senza mangiare quasi niente, alla prima forchettata mi commuovo.<br />
<br />
Ne mangio tre piatti. Food coma. Seguono diversi Cuba Libre wannabe per cercare di sbloccarmi.<br />
È una delle serate più belle di tutto il viaggio. </p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-17909501205005647522020-03-15T23:15:00.004+01:002020-12-26T18:34:43.403+01:00Giorno 19 - Bogotà / Caño Cristales<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNQJVLMPtj1f7dTZHNOZsKP-TiZZdRIif773e_BOOub6DL_K_C_Y3A2_Qr4X_01cw4XV9DnxzB_73bWQJ8GGgbQZE0V9vN9dU80QM6bop-WQGB942nBNB61c9NEBLELFhUFECyr-D_WBU/s1600/FB_IMG_1535583350946.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="1080" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNQJVLMPtj1f7dTZHNOZsKP-TiZZdRIif773e_BOOub6DL_K_C_Y3A2_Qr4X_01cw4XV9DnxzB_73bWQJ8GGgbQZE0V9vN9dU80QM6bop-WQGB942nBNB61c9NEBLELFhUFECyr-D_WBU/w640-h480/FB_IMG_1535583350946.jpg" width="640" /></a></div><p>
<br />
La sveglia è così presto che dobbiamo fare colazione nell'aeroporto deserto. La sfida è trovare una cosa qualsiasi da mangiare che non contenga <i>queso</i>. La scelta ricade su una torta al cocco che però sa di cannella (?) ed è pesante come una mattonella.<br />
Ci accampiamo in una spoglia e gelida sala d'attesa, e attendiamo, per un tempo che sembra interminabile. Temperatura percepita: 1°C.<br />
<br />
Il nostro aereo è un piccolo bielica che sembra un giocattolo e ha qualche problema a cavalcare i vuoti d'aria, tanto che non mi sento proprio serena nemmeno io, che non ho mai avuto problemi a volare. Ogni tentativo di dormire e recuperare almeno qualche ora di sonno è vano.<br />
Quando atterriamo (su un prato), la porta della cabina di pilotaggio si apre e dalla prima fila cade un pezzo di copertura e scende la mascherina per l'ossigeno.<br />
<br />
L'aeroporto militare di La Macarena è minuscolo: una casetta imbiancata a calce, qualche altro bielica parcheggiato sul prato. Ci sono ancora le barricate, perché fino al 2016 qui ci combattevano i guerriglieri delle FARC. Cerco di fare una foto di nascosto, ma appena alzo la mia Kodak usa e getta dalla barricata sbuca un soldato in mimetica, con l'elmetto e gli occhiali a specchio, che saluta con la mano e dice: "Hello! No photos".<br />
<br />
La Macarena è un villaggio minuscolo in mezzo alla giungla, affacciato su un fiume fangoso. Qualche casa colorata, le strade sterrate piene di motociclette truccate e qualche cavallo che gira libero. I militari presidiano ogni incrocio, sono giovani e ridono con delle dentature bianchissime, ma hanno anche i mitra e le granate. Temperatura percepita 45°C, umidità 200%.<br />
<br />
Per prima cosa, ci fanno un briefing in una stanza dove non gira un filo d'aria e le sedie di plastica non bastano per tutti: Caño Cristales è una riserva naturale, quindi è vietato mettersi la crema solare e il repellente per gli insetti, ma sono ancora più vietati i sacchetti e le bottigliette di plastica. Quindi ci vendono delle borracce (di plastica). La mia ovviamente perde.<br />
<br />
Ci portano a mangiare sotto un grande tetto di lamiera quello che sembrerebbe pollo frittissimo. Ne offro un pezzetto a un randagio spelacchiato, ma non gradisce neanche lui. Poi partiamo per un trekking, ovviamente nelle ore più calde della giornata.<br />
<br />
Per raggiungere Cristalito, dobbiamo fare un tratto in canoa su un fiume fangoso che fa molto film sul Vietnam. Poi iniziamo ad arrampicarci. È pieno di mosquitos, il caldo dà alla testa. A un certo punto, mentre cerco di estrarre il cellulare dalla custodia waterproof, cade e mi si frattura lo schermo. Pomeriggio RO VI NA TO.<br />
<br />
Qualcuno poi ha anche la pessima idea di chiedermi se il posto mi piace:<br />
<br />
"Spero che spianino tutto con una colata di cemento e ne facciano un parcheggio", dico.<br />
<br />
Ma una ragazza del nostro gruppo scoppia a ridere e io devo girare di spalle, per non rivelare che sto ridendo anch'io.<br />
<br />
Superiamo delle collinette coperte di piante basse, con le foglie grasse e lucide e fiori bianchi che sembrano fazzoletti. Ogni tanto ci sono delle chiazze nere dove tutto, la terra e i monconi di vegetazione, è carbonizzato. Lì è dove sono esplose delle granate, ai tempi delle FARC.<br />
</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb5pRpw7hUgSlsxHi4YcYO4x6xdX3lSJSsVCfVcG3x3cKolpzWe4SJRi-_sE7JGBVOn9tjtX5f23D0KE5fDzLv2sFx_CVl_Dk2oVqusLzPQsZt9VCfgjL7A4esFflBDcZqO85R-jKrcOE/s1080/FB_IMG_1535583328953.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="1080" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjb5pRpw7hUgSlsxHi4YcYO4x6xdX3lSJSsVCfVcG3x3cKolpzWe4SJRi-_sE7JGBVOn9tjtX5f23D0KE5fDzLv2sFx_CVl_Dk2oVqusLzPQsZt9VCfgjL7A4esFflBDcZqO85R-jKrcOE/w640-h480/FB_IMG_1535583328953.jpg" width="640" /></a></div><p>
Cristalito è un piccolo fiume limpido con il fondale coperto di lunghe alghe rossastre, dove si può fare il bagno. Per dirla tutta, con la testa siamo già in qualunque altro posto dove ci possano dare alcune birre ghiacciate.<br />
Tornando verso le canoe sul fiume, ci troviamo in una radura squadrata, con delle palme posizionate in modo un po' artificiale: un ex accampamento delle FARC.<br />
Al paese ci fermiamo in un bar 100% cemento per fare l'aperitivo: patatine dal sacchetto e una Club Colombia a testa. Siamo seduti fuori, e a quanto pare ai passanti fa strano che ci siano tre donne e sei uomini e ci tengono a urlare commenti in spagnolo.<br />
<br />
Per cena siamo invitati alla festa del paese, sotto il solito tetto in lamiera. Non avevo mai fatto serata in scarponi da montagna, shorts di jeans, maglietta bianca e bomber. Per cena si può scegliere tra manzo e maiale. Io e un altro ci accordiamo su cosa prendere, ma il manzo è legnosissimo e dopo aver trovato nel piatto un pezzo di cotenna con ancora le setole lasciamo perdere anche il maiale e ci alimentiamo unicamente con la birra. Per questo non ci sembra così terribile quando i locals ci obbligano a salire con loro sul palco a ballare la Cumbia.<br />
</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5yPz442iW-sLrrnQLID0_dr5-ZeCPV7Avchl33vOGRWerAm2APk1SsRShVrenpVCBh6OaJUi2UBJIsNsUaHlWce6a_AYsJK34-oBlFqcasCry2_Futk2v5BoI_tK_ISviPxW9aaL3NuI/s2048/IMG_3459.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5yPz442iW-sLrrnQLID0_dr5-ZeCPV7Avchl33vOGRWerAm2APk1SsRShVrenpVCBh6OaJUi2UBJIsNsUaHlWce6a_AYsJK34-oBlFqcasCry2_Futk2v5BoI_tK_ISviPxW9aaL3NuI/w480-h640/IMG_3459.JPG" width="480" /></a></div><p>
Tornati in ostello, rimaniamo a spaccarci di rum scadente e di cioccolato trovati in un supermercatino tutto sommato abbastanza fornito. Uno a uno, tutti cominciano a disertare, finché rimaniamo in due su una sedia a dondolo e un'amaca.<br />
<br />
"Andiamo a letto?"<br />
"Ti prego, no. Li senti come russano, là dentro? Se ci andiamo adesso non dormirò mai"<br />
<br />
Dalle nostre quattro camere, si sentono delle russate diverse, tra il volume medio e fortissimo.<br />
Ormai riconosciamo senza problemi chi sono. Rimaniamo fuori a ridere fino a tardi, ubriachi fradici.<br />
<br />
<br /></p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5604714787365708936.post-89388686783383780322019-02-21T12:47:00.003+01:002020-12-26T18:44:25.736+01:00Giorno 18 - Villa De Leyva / Bogotà<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwyE89WSzeF2xOD2rbuiv8cIGJikLuU0eafyKdMrCDZj2KwsQDr4WSFrrRCPqiLL_yWs1M3lcgU5Ub780okYZSnDKYQtgK3y84SCcBDQ6r6XkaMkzL5vi8FyWXg7zJbu2fFd6XbacvrDU/s1600/FB_IMG_1535583387298.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="1080" height="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwyE89WSzeF2xOD2rbuiv8cIGJikLuU0eafyKdMrCDZj2KwsQDr4WSFrrRCPqiLL_yWs1M3lcgU5Ub780okYZSnDKYQtgK3y84SCcBDQ6r6XkaMkzL5vi8FyWXg7zJbu2fFd6XbacvrDU/w640-h480/FB_IMG_1535583387298.jpg" width="640" /></a></div><p>
<br />
Finiamo per svegliarci comunque presto e ritrovarci tutti a fare colazione in terrazza in stato catatonico.<br />
Abbiamo i portafogli vuoti e sprazzi di ricordi della serata precedente, in cui a turno ordinavamo giri di rum per tutti, a botte di cinquantamila pesos buttati in scioltezza sul bancone. Però è stato figo.<br />
<br />
Prima ci siamo infilati in un locale con le dimensioni di un appartamento da fuorisede e pretese da discoteca con le luci stroboscopiche. Quando siamo entrati, le persone che ballavano ci hanno dato il cinque già solamente perché non eravamo colombiani. Fuori, stazionavano personaggi a vari livelli di ubriachezza, da quello in cui abbracci tutti al pre-coma etilico (saranno state circa le 22).<br />
<br />
La discoteca wannabe chiude poco dopo, e ci trasferiamo nel locale accanto, dove ci sono solamente un paio di avventori che bevono birra e un ragazzo e una ragazza piuttosto scazzati dietro al bancone.<br />
Da lì in poi, non so dire come, ma è avvenuta la magia: credo che i nostri giri di shottini abbiano attirato altra gente, perché a un certo punto c'era la musica alta, parlavamo in spagnolo con degli sconosciuti, il posto era pieno, i ragazzi dietro al bancone non erano più così scazzati e tanto in chiusura, e anche i due tizi seduti si erano messi a spinare birre.<br />
<br />
Quando si sono decisi a chiudere e a sbatterci fuori, eravamo rimasti in pochi: l'elite intellettuale del Gruppo Disagio. Siamo usciti per strada a ridere e a cercare un altro posto dove ci dessero qualcosa da bere. Ho ricordi vaghi di una cucina (?) con una signora che impastava qualcosa e due uomini che guardavano una partita di calcio (??).<br />
</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfv5sMu-2ZTlIMRhJOrcnbTRt76h_1cmozylCuu5fW5s9Vmtlvnwn7OHEcVSvkA2oyO6TQt4ONb-XZN6Hsl6VJbBRaZ_z7Yx-37w0HHoDTbrEacTUj7ICgLByxk9HWcz-hqWguwHGQSsE/s1334/IMG-20180911-WA0013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1334" height="360" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfv5sMu-2ZTlIMRhJOrcnbTRt76h_1cmozylCuu5fW5s9Vmtlvnwn7OHEcVSvkA2oyO6TQt4ONb-XZN6Hsl6VJbBRaZ_z7Yx-37w0HHoDTbrEacTUj7ICgLByxk9HWcz-hqWguwHGQSsE/w640-h360/IMG-20180911-WA0013.jpg" width="640" /></a></div><p>
Ci sono diverse testimonianze fotografiche di altre persone con addosso la mia felpa e ricordo di aver fatto il palo mentre qualcuno faceva pipì dietro l'angolo.<br />
Credo di aver passato ancora qualche ora a parlare dei massimi sistemi, fissando la via acciottolata fuori dall'albergo e con un cane rossiccio e pulcioso seduto vicino.<br />
Non so che ore fossero quando sono rientrata al buio e in punta di piedi per non svegliare la mia compagna di stanza.</p>biancoenerorimmelhttp://www.blogger.com/profile/14676564274483720963noreply@blogger.com0