Day 2, Nalubale Rafting


Quando abbiamo deciso di fare rafting sul Nilo, la cosa suonava talmente bene che nessuno si è realmente informato più di tanto. Così, ci siamo ritrovati distribuiti su due gommoni, con un remo ciascuno stretto in mano, senza aver dormito e con le salsicce della colazione sullo stomaco. Lì, qualche domanda abbiamo iniziato a porcela.

La parte più spaventosa è stata il briefing nell'acqua piatta come una tavola, dove l'istruttore ha spiegato degli ordini semplicissimi (che abbiamo iniziato a confondere dalla prima rapida in poi), cosa fare quando qualcuno della squadra cade in acqua, cosa fare quando ci cadi tu, come comportarsi quando il gommone si ribalta.
Io, tipo, ho pensato che sarei morta.

Quando il gommone si ribalta, se sei fortunato stai remando sul lato esterno e vieni sbalzato via. Altrimenti, se stai remando sul lato interno, rimani sotto. Ti fai prandere dal panico, il casco ti cala sugli occhi e non vedi niente, perdi l'orientamento, ti dimentichi delle bocchette da cui prendere aria mentre cerchi di capire dove sei, tracanni circa un litro di acqua del Nilo.
Viva il colera.

Tutto questo, in una prova in acqua calma.
Così, mentre remavamo scoordinati verso la prima rapida, pensavamo di aver fatto una cazzata e che saremmo probabilmente morti tutti. O almeno, io mi vedevo già blu come Laura Palmer.

Il grado di pericolosità di un rafting si misura su una scala da 1 a 6.
Quel tratto di Nilo era un 5.
Quando prendi una rapida, il gommone si impenna. Quando finisci in un gorgo, vedi come una collina di acqua verde e bianca che ti sbatte contro.

Alla prima, ovviamente, ho dimenticato la raccomandazione basilare di tenere la bocca chiusa (tanto avevo già buttato giù l'equivalente di 8 bicchieri d'acqua) e credo di avere urlato.
La seconda rapida l'ho fatta ridendo.

L'istruttore ci spiegava come remare, noi non lo ascoltavamo e andavamo a sbattere contro gli isolotti. Oppure finivamo dritti dentro i gorghi. A un certo punto, abbiamo tamponato il gommone dell'altro gruppo perché stavamo tutti remando a caso.

Ci siamo pestati più volte i remi sulle braccia e sulle dita, siamo stati tutti sbalzati fuori dal gommone almeno una volta. Quando mi vantavo di essere rimasta su, l'istruttore mi dava una spinta a tradimento e mi buttava in acqua. Sull'ultima rapida ci ha sbilanciati per farci ribaltare apposta. Ma quella volta non ho avuto paura, ho solo bevuto un altro mezzo litro di fiume.

Alla fine di tutto, ci siamo caricati il gommone sulla testa e lo abbiamo portato in un prato, dove ci aspettavano delle camionette e dei frigoriferi portatili con le birre Nile ghiacciate (gli organizzatori erano australiani, e gli australiani certe cose sanno proprio come gestirle).
Io avevo questo sorriso un po' stupido e continuavo a chiedermi se avevo davvero fatto questa cosa fichissima.

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