Banlieue


Ho freddo. Mi vieni in mente tu, quando ti dicevo che avevo freddo e ridevo.
Volevo vederti felice perché era come il sole dei tremila in primavera, che è un attimo che fa una valanga. Solo che poi non ero più tanto felice io.
Sono stata bene, oggi, con il coltello da carne in mano e la carne che cedeva sotto.

«Sei perfetta come sempre»
«E tu sei un ruffiano»

Mi bastano il bicchiere pieno, l'orgoglio a posto e magari un po' di sangue tra i denti.
Ma anche far vincere la mia squadra a Trivial Pursuit non è male.

«Sabato ho montato da sola una cassettiera. Insomma... Sono fantastica, cazzo!»
«Cazzo, sì che lo sei. Quante birre ti sei già schienata?»

È che ti conosco ma non abbastanza, come quando sono a Parigi per lavoro e magari riesco a vedere un museo pieno di quadri stupendi e a dormire in una stanza piena di libri con la finestra su Saint Germain. Però poi di fatto di Parigi non ho visto quasi niente, e me ne accorgo sul vagone della metro che attraversa le banlieue.
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