The Revenant


SPOILER: non voglio parlare di Leonardo Di Caprio e degli Oscar, di quanto se ne meriterebbe uno e invece mai niente, e cose così. Non tanto perché è quello di cui parlano tutti, ma perché morivo dalla voglia di vedere questo film.

Allora, The Revenant è impegnativo. Non perché sia particolarmente difficile, ma perché a un certo punto non staccare mai gli occhi diventa qualcosa su cui ti devi concentrare. Birdman era difficile, The Revenant è impegnativo.
E Alejandro Iñarritu quasi non sembra neanche Alejandro Iñarritu. Alle visioni si lascia andare giusto qualche volta, ti ricordi che è lui solo ogni tanto, quando si riconosce la mano da certi colori e da come, non più di cinque o sei volte, si intuisce la lente della macchina, dal modo in cui si rifrange la luce o da una gocciolina di sangue.

Credo che mi sia piaciuto perché ho pensato per tutto il tempo a cose come la durezza di ghiaccio delle narici di un morto in un bosco invernale, a quanto doveva essere gelida l'acqua del Missouri, al fatto che nessuno pensi mai davvero a quanto possa fare male un orso, al rumore che fanno le ossa quando si spaccano, che se provi a mangiare un fegato crudo ti viene da vomitare anche se stai morendo di fame, e che la carcassa di un cavallo può non essere una carcassa e basta.
Sono cose pesanti, quindi sono messe lì, senza bisogno di insistere.

E poi senti freddo per tutto il tempo, ma anche quanche raggio di sole sulla faccia.


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