Portugal, day 1 - Évora


Mi è sembrato di non aver dormito nemmeno un minuto. Forse perché in effetti non ho dormito nemmeno un minuto.
Era ancora buio alle quattro quando siamo arrivati in Malpensa e abbiamo fatto la prima colazione della giornata.
Ho visto l'alba dal finestrino dell'aereo, mentre ascoltavo i Raized by Wolves e mi rassegnavo a non dormire.

La macchina a noleggio ha la retromarcia che non ingrana mai al primo colpo, e per accenderla bisogna schiacciare un pulsante e fare una cosa strana con i pedali. Tipo un Garelli.
Dopo i primi dieci minuti in cui il navigatore non prendeva il segnale e dovevo concentrarmi sulle marce dopo anni di cambio automatico, e fondamentalmente volevo piangere, è andata bene.
Mi sono sparata più di 100 chilometri.

Ci siamo fermati in una stazione di servizio nella campagna gialla per un refill di caffè.
Quando siamo arrivati a Évora, per fortuna, ero di nuovo capace di parcheggiare in pendenza.
Évora è un posto dannatamente instagrammabile, tutto bianco, giallo e azzurro.

La sera siamo stati in un patio in cui si conoscevano tutti, si beveva gin buono e due ragazzi facevano musica dal vivo.
Volevo chiedere un pezzo d'annata dei Tribalistas, ma poi ho scoperto che sono brasiliani e non portoghesi e mi si è spezzato il cuore.
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