Twin Peaks


L'estate scorsa sono stata per un giorno e una notte in Yosemite, in un posto dove non prendeva il cellulare e di notte c'era il silenzio assoluto e scendevano dalla montagna gli orsi e i puma.
Il cielo è rimasto sempre velato, così bianco chea guardarlo facevano male gli occhi.
Gli unici colori erano quelli degli alberi e delle rocce nude.
Insomma, Twin Peaks.
L'archetipo delle serie TV. Quella che non segue nessuna regola perché le regole le si stava inventando al momento. I due minutazzi di sigla.
Laura Palmer con la tiara da reginetta del ballo. Audrey Horne, una delle femmine più sensuali mai viste. Serenate al caffè e alla torta di ciliegie. O alla Coca, sempre alla ciliegia.
Urla a caso, allucinazioni, inquadrature simmetriche, predominanza del colore rosso e cose che non si capiscono e di cui stiamo ancora a discutere.
When you see me again it won't be me, e infatti io spero non la facciano la terza stagione di Twin Peaks 25 anni dopo.
Quella mattina, per colazione, in quel salone con la moquette verde scuro e i finestroni quadrati da cui entrava la luce bianca, ho ordinato un caffè terroso e una fetta di torta che mi ha pesato sullo stomaco per le cinque ore successive.
Però ecco... dovevo.

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