Riempire gli spazi vuoti


Allora torna a scuola, ti ho detto. Se domani mattina ti svegli, trovi un modo di tornare a scuola. Ho schiacciato l'estremità bagnata della pistola sull'una e sull'altra guancia e poi sul mento e poi di nuovo sulla fronte e l'ho lasciata lì. In questo momento potresti tranquillamente essere morto, ti ho detto. Ho la tua patente. So chi sei. So dove abiti. Mi tengo la tua patente e ti tengo d'occhio, signor Raymond K. Hessel. Fra tre mesi e poi fra sei mesi e poi fra un anno e se non sei tornato a scuola per studiare da veterinario, sarai morto. Tu non hai detto niente. Vattene da qui e fai la tua piccola vita, ma ricordati che ti sorveglio, Raymond Hessel, e preferisco ammazzarti che vederti fare un lavoro di merda per quei quattro soldi che ti servono per comperarti del formaggio e guardare la tele. Ora me ne vado e tu non ti voltare.

Non ho più tempo di fare niente. Incasello albe e tramonti e la consistenza del linoleum lercio nei sottopassi della metropolitana e quadratoni di lezioni. Otto ore di Diritto del lavoro; le giornate si stanno accorciando e comincia già a fare buio presto. Otto ore di HTML; il vagone vuoto del regionale, quando sono salita. Mi ricorda la brutta grafica del nuovo Windows. In una settimana, mi sono diventati gli occhi più grandi e gli zigomi più affilati. E sto mangiando di merda.
Dormo poco, ma se non dormissi poco, non avrei davvero il tempo di fare niente.
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