Barcelona, dìa 1: il Brutto

Non può essere un caso che in nessuna lingua terrestre esista l'espressione "Bello come un aeroporto".
Gli aeroporti sono brutti. Alcuni sono molto brutti. Certi raggiungono un livello di bruttezza che può solo essere il risultato di uno sforzo consapevole. La bruttezza degli aeroporti dipende dal fatto che sono pieni di gente stanca e di pessimo umore che ha appena scoperto che i propri bagagli sono sbarcati a Murmansk (l'aeroporto di Murmansk è l'unico che fa eccezione a questa regola altrimenti infallibile), e gli architetti per lo più si sono sforzati di riflettere questo stato d'animo nelle loro creazioni .
(Douglas Adams)
La sveglia alle cinque del mattino, l'antibiotico, il caffè chimico dell'aeroporto e i controlli sono dolci come un frappè alle fragole e al cianuro.
L'aereo è pieno di tifosi in trasferta per Barcellona - Milan, con i Carrera sulla testa e già in tenuta da stadio («Oooh, Nocerino, picchia duro, facci un goal»). Li odio tutti.
Una delle hostess viene in palestra con me.

Il primo impatto con Barcellona è orribile. Con il treno che dall'aeroporto ci porta in città attraversiamo zone che ricordano molto Quarto Oggiaro. Due turisti, forse danesi, scendono lì. Non so che fine abbiano fatto.
Diluvia, fa freddo e io ho la febbre. Ci fermiamo in un minuscolo bar e chiedo indicazioni: Barcellona è quel posto in cui arrivi convinto di saper parlare bene lo spagnolo e ti ritrovi a non capire un cazzo, perché lì tutti preferiscono il Català. Infatti, mi rispondono in inglese.
All'ostello, ci dicono che la nostra camera sarà pronta per le due. Sono solo le dieci.

Ripariamo al centro commerciale: io odio i centri commerciali, in più, questo ha ampie vetrate che guardano sul porto dei cargo. È brutto, eppure una classe di disegno lo sta dipingendo.
Non c'è altro posto dove mangiare, a parte Mc Donald's, dove sono apparecchiati i nostri amici tifosi («Oooh, Nocerino, picchia duro, facci un goal»).
Più tardi, tossisco così tanto che mi piego e vomito per terra mezzo Crispy Mc Bacon. Mi manco i piedi per miracolo. 

L'ostello è tremendo. Non so che foto abbiano messo su internet, ma di certo non possono essere di questo ostello. Uno degli stipiti della porta del bagno, quello vicino alla vasca, è marcito. La lampada sopra lo specchio ha ancora il prezzo, l'hanno pagata 30 euro. Ma tanto non funziona. La testiera del letto non è fissata, ho paura che mi cada sulla testa mentre dormo. La mia coperta ha una bruciatura di sigaretta.
Mi addormento, con in sottofondo i rumori del Barrio Gòtico («Oooh, Nocerino, picchia duro, facci un goal»).

Guardiamo la partita in un pub dove tutti tifano Barça, in tre tifano Milan e una tifa Inter (io).
 «Beh, comunque zero tituli» penso, uscendo.

Share:

Posta un commento

Designed by OddThemes | Distributed by Blogger Themes