On the road to HR. Chronicles.


Così, è finita che siamo saliti in macchina, ci siamo incastonati tra borse, zaini e valige e siamo partiti. Con tanti saluti al viaggiare leggeri. 

Dopo due minuti di autostrada, RDS passa gentilmente i Negrita e io mi accorgo di aver dimenticato lo spazzolino da denti: il Viaggio della Speranza è ufficialmente iniziato.
Maciniamo chilometri di Pianura Padana.
In un Ristop da qualche parte in Veneto ci sono dei tedeschi che si mettono il pigiama in piazzola e si lavano i capelli nel bagno. Vicino alle pompe di benzina c'è un distributore automatico di perizomi.
Guardo le costellazioni dal parabrezza e vedo una stella cadente.

Intorno all'una e dieci, la radio si sintonizza automaticamente su Radio Birikina. Dove Birikina é scritto con la k. Il palinsesto consiste in Mina, Celentano e inquietanti traduzioni dei Beatles.
Io, non vedo l'ora di sentire le radio balcaniche. Non aspetto altro.Voglio sentire Radio Tirana che trasmette musiche balcaniche.
I danzatori bulgari possono sedersi sul cofano, dietro ce ne sta solo uno, che la macchina è carica.
Ci parliamo da una macchina all'altra con gli walkie-talkie. Ogni tanto capita di prendere la frequenza di qualcun altro.
Incrociamo camion illuminati come visioni mistiche.

Ci fermiamo dopo il casello di Trieste, in un minuscolo Autogrill prima della frontiera slovena. Fa freddo e tira vento. Mangio una brioche, bevo Red Bull e caffè, che intiepidisce nel thermos. Inizia la parte difficile del viaggio. Finora abbiamo scherzato.

La Slovenia è buia, boscosa e deserta. Sembra l'ambientazione di uno di quei film horror con il gruppo di ragazzi che parte per le vacanze e... zac!
Giriamo una curva e ci troviamo davanti un cerbiatto imbambolato dagli abbaglianti sul ciglio della strada, con l'espressione terrorizzata, le gambe aperte e gli occhi sbarrati di chi sta pensando:
«OH, SHIT!».
Meno male che si è imbambolato sul ciglio e non in mezzo alla strada, lo avremmo investito di sicuro. Meno male che nell'altro senso non arrivava nessuno.

Non incontriamo nessuno fino alla frontiera croata. Temperatura esterna 6.5 °C.
Ci fermiamo a una stazione di servizio, apriamo le valige per tirare fuori le felpe.
«Excuse me, where is the toilette?» «Toilette? What is toilette?». L'umorismo croato.
C'è una striscia di cielo più chiaro, vicino alle montagne. Ci sono cartelli che indicano la presenza di lupi e orsi, e una nebbia allucinante. La temperatura è scesa a 3°C.
E Radio Tirana trasmette musiche balcaniche
Assoli di balalaika o M2O croata. Poi fate voi.

Alle sette meno un quarto, per la prima volta da Trieste, la temperatura raggiunge la doppia cifra.
Siamo a Spalato per le dieci.

Cambio 50 euro in kune, compro i biglietti del traghetto e faccio colazione al porto.
Le due ore di traghetto le passiamo a dormirci addosso.
Ci svegliamo a Hvar.




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4 commenti :

  1. Bellissimo resoconto! Mi ha fatto tornare in mente il mio ultimo viaggio in Croazia; di notte, radioline per parlare da una macchina all'altra, il passaggio in Slovenis, ecc...

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  2. grazie :) è stato un viaggio fichissimo.
    mi avevano detto che la penisola balcanica era bella, ma non credevo lo fosse così tanto.
    ormai è amore.

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  3. Il reportage del tuo viaggio è davvero suggestivo e lo stile accattivante con cui lo descrivi mi è piaciuto moltissimo! Belle anche le foto.

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