Come i sassi e i fili d'erba

L'estate non ha senso, e proprio per questo, spesso, commuove.

Ho finito il libro di Francesco Bianconi. Ho fatto presto.
I testi dei Baustelle sono spietati, fingono di essere canzonette e nascondono la malinconia e la rabbia bruciante. Sei distratto e le parole ti colpiscono come una fucilata.
Ma sulla carta è diverso: eh, ma Hemingway, eh ma Carver, eh ma.
Le storie di Bianconi sono crudeli come le sue canzoni.
C'è la Milano che puzza di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e Chanel numero 5 e i milioni di essenze del piano terra della Rinascente.
Ci sono i piccioni, gli ultimi, gli scribacchini precari e la fauna tipica degli happy hours in Corso Como. C'è la provincia polverosa, gli stagni delle rane.
Non viene suggerito un sentimento da provare, su ogni racconto aleggia una malinconia non insistita che si lascia attraversare da sprazzi di sole.
... Sono nessuno, e dichiaro sulla tomba di Shelley di aver poche certezze e momentanea estate nel cuore.

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